«Un patto con Pd e Monti per arrivare al 2018»

Un patto di legislatura con Pd e Scelta civica. Altro che imboscate, crisi e sentenze ghigliottina. «Silvio Berlusconi - dice Roberto Formigoni - è convinto che questo governo possa e debba andare avanti e io la penso come lui».
Senatore, è difficile immaginare un futuro fra il pasticcio kazako e l'imminente sentenza della Cassazione sul Cavaliere. Davvero lei ci spera?
«Non ci sono alternative. Questo è il migliore dei governi possibili. Letta vuole durare almeno 18 mesi, il tempo minimo per impostare le riforme, ma noi del Pdl proporremo a Pd e a Scelta Civica, un patto di legislatura fino al 2018».
Ma non sappiamo nemmeno se Letta sarà ancora a Palazzo Chigi fra un mese.
«La crisi economica è gravissima. L'esecutivo è una risposta all'emergenza, dobbiamo trasmettere al Paese segnali di stabilità».
Ma i falchi del Pdl insistono per rompere l'alleanza e tornare a votare. O sono solo voci che rimbalzano sui giornali?
«No, ma il Cavaliere ha ribadito più volte che si deve sostenere Letta. I falchi per un po' staranno tranquilli».
Sarà, ma il balletto su Imu e Iva continua. Che succederà?
«La nostra posizione è chiara: l'Imu sulla prima casa deve sparire e l'Iva non deve salire».
In concreto?
«In concreto l'aumento di un punto verrà sterilizzato. E l'Imu non colpirà il ceto medio. Se ci sarà qualche esclusione, e sottolineo se, riguarderà solo chi possiede patrimoni ingenti».
Alle molte promesse il governo Letta farà seguire i fatti?
«Qualcosa si è già fatto. Il Governo ha cominciato a pagare i debiti della pubblica amministrazione, vedrà con Imu e Iva. E poi ci sono le prime misure sulla disoccupazione giovanile...»
La lista dei problemi è lunghissima.
«Meglio un passetto alla volta che un passo indietro».
Pagherete un prezzo con gli elettori moderati?
«Noi stiamo al governo, ma nello stesso tempo lo incalziamo, cerchiamo di far passare le nostre proposte, di non tradire il nostro elettorato».
Intanto si torna a Forza Italia?
«Sì, è sicuro».
Lei è d'accordo?
«Sì. Perché Forza Italia è un momento felice di sintesi, l'irruzione sulla scena politica di una grande novità, la nostra origine».
Fuori dagli slogan?
«Forza Italia, formato 2013, sarà un partito carismatico».
Pesante o leggero, come si chiedono gli analisti?
«Carismatico, perché a guidarci c'è sempre lui: Silvio. Ma...».
Ma?
«Dobbiamo anche imparare dagli errori fatti».
Anche qui l'elenco è lungo.
«La nostra classe dirigente deve tornare a fare politica. Incontrare la gente. Promuovere banchetti, convegni, congressi. Berlusconi non sarà solo».
Vent'anni fa promettevate la riduzione delle tasse.
«Lo so. Siamo in ritardo. Grave ritardo. E dobbiamo recuperare la fiducia dell'elettorato. Abbiamo presentato al governo due provvedimenti molto importanti: il primo pensato per ridurre finalmente le spese della pubblica amministrazione, l'altro per vendere, dopo tanti balbettii e chiacchiere, i beni dello Stato».
Ma il Pd digerirà il matrimonio con il Pdl?
«Nel Pd c'è chi lavora tutti i giorni per far cadere l'esecutivo».
I nomi?
«Matteo Renzi. E alcuni esponenti della sinistra del partito. Ma siamo fiduciosi».
Non sarà l'omofobia a far deragliare Letta?
«Si troverà un compromesso. L'importante è varare una legge che non ci obblighi al pensiero unico. Quello che celebra i matrimoni gay e considera l'unione fra uomo e donna roba del passato».
Senatore, lei è oggi presidente della commissione agricoltura di Palazzo Madama.

Rimpiange il Pirellone?
«Dopo quattro mandati, le stagioni finiscono».
Anche la sua?
«Ho lasciato i conti in ordine, la Lombardia è la regione meglio amministrata d'Italia. E io non ho portato via un euro. Dunque, ho titolo per andare avanti».

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