Alla fine ha vinto il candidato dei ribelli democratici. Alla fine il leader del Partito democratico Pier Luigi Bersani ha preso un'altra, sonora batosta. Alla fine sarà Fabrizio Ferrandelli a rappresentare il centrosinistra alle elezioni comunali di Palermo che si terranno il prossimo 6 e 7 maggio. L'impiegato di banca 30enne, ex dipietrista sostenuto dai ribelli democrat, ha vinto di misura le primarie incassando appena 160 voti in più rispetto a Rita Borsellino, sostenuta dai vertici di via del Nazareno Pd, dell'Idv e del Sel (guarda il video). "Ci sono problemi politici...", ha ammesso dopo ore dallo scrutinio Bersani che, oltre ad aver finanziato la campahna elettorale della Borsellino, ci ha messo la faccia sostenendola.
"È una candidatura voluta dai palermitani", ha detto soddisfatto Ferrandelli, mentre con i suoi elettori raggiungeva la sede del comitato elettorale in piazza Rivoluzione per festeggiare una vittoria tutt'altro che scontata dal momento che aveva contro i vertici democratici. Adesso Ferrandelli assicura che, già a partire dai prossimi giorni, chiamerà a raccolta tutti i candidati in modo da ricompattare il centrosinistra, che ancora una volta esce a pezzi dalle primarie, e andare a "riscattare questi dieci anni di degrado così grande che solo una città forte come Palermo poteva sopportare". L’esito delle primarie è stato incerto fin alle prime ore di questa mattina: nello spoglio si era subito profilato un testa a testa tra Ferrandelli, fin dall’inizio in vantaggio, e la Borsellino, staccata di pochi punri. La sorella del magistrato ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio e già candidata dal Partito democratico (senza successo) alla presidenza della Regione, non ha sfondato. Come non ha sfondato la linea di Bersani che, a stretto giro dalla sonora sconfitta del sindaco uscente di Genova Marta Vincenzi, si trova in evidente difficoltà. La Borsellino è stata superata dal giovane fuoriuscito dell'Idv che era appoggiato dai settori del Partito democratico siciliano legati al senatore Beppe Lumia e al capogruppo all’Assemblea regionale siciliana Antonello Cracolici.
L'ennesima sconfitta, l'ennesimo flop. Non solo perché i Democratici hanno deciso di puntare su un candidato, la Borsellino, che si era fatta eleggere all'Europarlamento senza mai voler prendere la tessera del partito. Non solo perché la sua candidatura era stata fortemente voluta dal leader del Sel Nichi Vendola. Ma soprattutto perché, schierandosi con la Borsellino, Bersani ha giocato tutta la sua credibilità. Non è, infatti, la prima volta che i vertici di via del Nazareno "toppano" alle primarie. Dopo la debacle a Milano, dove lo scorso anno Stefano Boeri era stato pesantemente sconfitto da Giuliano Pisapia, le primarie avevano beffato il Pd nella città della lanterna lo scorso 12 febbraio. I democratici avevano schierato due candidate, il sindaco uscente Marta Vincenzi e Roberta Pinotti, entrambe sbaragliate dal candidato del Sel, marco Doria. Stessa figuraccia a Piacenza dove Bersani sosteneva Francesco Cacciatore, vicesindaco dell'amministrazione uscente sconfitto lo scorso 5 febbraio dall'assessore alla Cultura Paolo Dosi. Per non parlare dello schiaffo incassato da Luigi De Magistris alle comunali dello scorso anno. E così via. Bersani può consolarsi con la vittoria di Massimo Cialente sul candidato Sel Vittorio Festuccia all'Aquila. Ma è poca cosa. E la crisi del Pd rischia di conflagare proprio nelle mani del segretario.
Mentre il portavoce dell'Idv Leoluca Orlando si affretta a sostenere la tesi dei brogli, molti democratici sono tentati dall'indicare nell’alta affluenza le prove del sospetto che al voto abbiano partecipato non solo elettori del centrosinistra. In realtà, il dato vero resta la crisi di leadership per il Pd. Lo "sponsor" di Ferrandelli, il democrat Beppe Lumia, attacca frontalmente i vertici del partito: "Adesso ascolteremo la base e decideremo se dobbiamo chiedere le dimissioni di Bersani oppure no". E il segretario? Zitto per una giornata intera ammette solo in serata che, forse, un problema politico esiste.
"Le primarie sono una risorsa ma non risolvono mai i problemi politici anzi possono essere un moltiplicatore - ha spiegato Bersani - in Sicilia e a Palermo ci sono problemi politici". Adesso Bersani sembra essersi accorto che il problema politico esiste e che le primarie non sono un pranzo di gala, tuttavia non riesce ad ammettere che si sta avvicinando la resa dei conti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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