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Pd-Grasso, è gara per cacciare Berlusconi

A Palazzo Madama è scontro sulla decadenza. Il presidente del Senato si oppone allo slittamento del voto. Bondi: "Partigiano". Se Forza Italia va all'opposizione addio riforme. Alfano va in trincea:  "In aula faremo battaglia fino in fondo"

Pd-Grasso, è gara per cacciare Berlusconi

Roma - La fretta di chiudere sulla legge di Stabilità e la frenesia di votare la decadenza da senatore di Berlusconi. Al Senato si corre e non si torna indietro sulla data prevista per il voto sull'ex premier. Seguiranno ritmi stakanovisti per tutto il week-end in commissione Bilancio per licenziare all'aula il testo della legge di Stabilità. I senatori sono convocati per lunedì pomeriggio e si profila un voto di fiducia martedì per rispettare i tempi. Così ha deciso un tumultuoso consiglio dei capigruppo, riconvocato ancora per lunedì. Ma soprattutto il presidente del Senato Pietro Grasso conferma la convocazione per il 27 novembre della seduta che deciderà se il Cavaliere dovrà abbandonare lo scranno di Palazzo Madama. Euforici i grillini, compiaciuto il Pd, sulle barricate Forza Italia, in disaccordo forte ma non al punto di mettere in discussione il governo gli esponenti del Nuovo centrodestra: «Sulla decadenza non ci muoveremo di un millimetro. In aula faremo battaglia fino in fondo», ha fatto sapere Angelino Alfano. Nella riunione che ha visto l'elezione di Maurizio Sacconi a nuovo capogruppo, Alfano ha chiarito che nessuna forzatura sarà accettata per accelerare il voto su Berlusconi, esprimendo quindi una contrarietà al voto di fiducia sulla legge di Stabilità. Il Pd è straconvinto (e stracontento): su Berlusconi «si vota mercoledì», ha confermato subito il capogruppo Luigi Zanda. Si ventilava ieri addirittura l'ipotesi di un passaggio di Forza Italia all'opposizione. E in questo caso verrebbe meno la maggioranza dei due terzi alla Camera per approvare il ddl con cui il governo ha definito il percorso delle modifiche costituzionali e della legge elettorale. Anche il Quirinale, a quanto si apprende, sarebbe molto preoccupato.
Non è servita a nulla la protesta di Forza Italia, con Lega e Ncd, per chiedere di rivedere la decisione della giunta per le elezioni che definì la data del voto sull'ex premier. Seduta invalidata, insistono, per le irregolarità commesse da Vito Crimi, il grillino che «parlava» (insultava) su Facebook mentre la camera di consiglio era in corso.
«Non si ravvisano gli estremi per una nuova convocazione del consiglio di Presidenza ai fini del prosieguo di un dibattito su una questione già dichiarata formalmente chiusa il 6 novembre», ha chiuso la questione con una nota Grasso. Alla seconda carica dello Stato avevano scritto i capigruppo dei tre partiti di centrodestra per denunciare la non validità della riunione della giunta per le elezioni del 4 ottobre, con la violazione della segretezza da parte di Crimi. La discussione sulla decadenza di Berlusconi «è già calendarizzata per il 27 novembre», ha chiarito Grasso. «Lei è un partigiano - lo ha attaccato in aula Sandro Bondi - e non ha dimostrato di non avere mai smesso le vesti e lo stile di magistrato». Risposta del presidente bersagliato: «Come si direbbe: ai posteri l'ardua sentenza». Tutto il centrodestra va all'attacco: «Le risposte che ci sono state date non ci convincono», liquida Maurizio Gasparri. Insofferente il Pd: «Basta con le tattiche dilatorie e con gli attacchi alle istituzioni», replica Danilo Leva, responsabile Giustizia. Forza Italia promette battaglia: «Per la dignità di quest'aula una non risposta è uno schiaffo all'istituzione», reagisce anche Elisabetta Casellati, prima firmataria della lettera a Grasso. I senatori di Ncd, garantiscono dal partito di Alfano, si preparano a presentare ordini del giorno per contestare la perdita della carica di senatore da parte di Berlusconi e un'eventuale, anomala, fretta.

Il Movimento 5 Stelle chiede alla presidenza del Senato di calendarizzare una mozione di sfiducia contro il viceministro Vincenzo de Luca. E lo fa attraverso Andrea Cioffi che in aula afferma: «Se è vero che a destra c'è puzza, c'è puzza anche a sinistra. C'è molta puzza qui dentro». «Abbiamo saputo che il viceministro delle Infrastrutture risulta indagato - prosegue- se De Luca non vuole dimettersi da sindaco di Salerno levategli le deleghe. Abbiate il coraggio di fare almeno questo.

Ci chiediamo a chi e a che cosa serve questa farsa».

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