Pdl furibondo: ogni strada è aperta

Vertice dello stato maggiore. I ministri e alcuni sottosegretari offrono le dimissioni al Cav, che le respinge

Pdl furibondo: ogni strada è aperta

Roma - Il conto alla rovescia, l'infinita attesa, l'altalenante speranza. E poi, infine, il verdetto che arriva come un fulmine, magari non proprio a ciel sereno ma sicuramente non atteso in proporzioni così deflagranti. Un bagliore improvviso a cui fa seguito il secondo affondo, quello di Guglielmo Epifani che invece di trincerarsi nelle frasi di circostanza - modello «le sentenze vanno rispettate» - pensa bene di consigliare il Pdl «in un momento tanto delicato, di esprimere comportamenti rispettosi delle funzioni e dei poteri della Corte di Cassazione».

La frase cade come un macigno sopra il vertice post-sentenza convocato a Palazzo Grazioli. E accende la rabbia dello stato maggiore del Pdl. «Epifani ha scritto l'epitaffio delle grandi intese» confessa un partecipante, entrando. «E con la sua provocazione ha lanciato un segnale chiaro: di guerra». Un'uscita, quello del segretario del Pd che fa dire a un altro dirigente: «Bisogna ragionare a mente fredda e non è facile in questo momento. Certo a questo punto ci vorrebbe un atto davvero gandhiano da parte di Berlusconi per tenere in piedi il governo». Ed è per questo che i ministri convintamente offrono le dimissioni al loro leader. Con Michaela Biancofiore che, fedele a quanto annunciato, mette nero su bianco il suo addio. «Sto andando a rimettere il mio mandato di sottosegretario nelle mani di Berlusconi che per quella carica mi ha indicato all'interno del governo Letta da lui fortemente voluto». Un'iniziativa subito presa anche da Gianfranco Miccichè. Manifestazioni di vicinanza e solidarietà che Berlusconi respinge, come testimonia Francesco Nitto Palma. Rinviando la palla nel campo del Pd. «C'è molta amarezza ma il governo Letta è nato per servire il Paese e per quel che ci riguarda continuerà a servirlo. Sono convinto che Berlusconi rimarrà in campo».

I toni sono accesi, lo stupore è palpabile, la rabbia è difficile da controllare, il clima lascia presagire un agosto caldissimo, tutte le strade restano aperte. «Epifani porti rispetto della storia politica del Pdl, dei milioni di italiani che ci hanno votato e del suo leader, condannato ingiustamente a 4 anni» dichiarano i capigruppo, Renato Schifani e Renato Brunetta. «Sono allibito, stordito, incredulo. Il fatto non costituiva reato e questa sentenza non costituisce giustizia» dice Giancarlo Galan. E Mara Carfagna: «Non credo che i padri costituenti sarebbero contenti di vedere come un potere prevarica gli altri». Duro anche Lucio Malan: «Berlusconi colpevole di aver battuto la sinistra di potere e di affari». Così come Luca d'Alessandro: «Onore e solidarietà a Silvio Berlusconi, di certo più innocente di chi l'ha condannato ingiustamente». E ancora: Stefania Prestigiacomo. «Sentenza agghiacciante. Giustizia non è fatta. Reagire». «In vent'anni non sono riusciti a spodestarlo» dice Licia Ronzulli. «Ecco, dunque, il vile atto della sentenza». Osvaldo Napoli punta il dito contro «Epifani, improvvisamente mozzorecchi. Gli domando: stasera ha suonato le campane a morto del governo Letta?». Anche se forse chi scatta la fotografia più fedele degli umori del momento è il governatore Gianni Chiodi.

«Tra un trenino e l'altro ricordate che l'elettorato del centrodestra è un po' pigro, poco disciplinato e difficilmente indottrinabile, ma c'è una sola cosa che riesce a ricompattarlo. Ed è appena avvenuta». Infine Alessio Zanon, dell'Esercito di Silvio, che annuncia: «Da lunedì mattina presidieremo il Quirinale a oltranza fino a grazia Berlusconi».

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