Fazzo, Greco e Signore
alle pagine 2 e 3
Concorso morale in concorso esterno per il reato di violazione di segreto istruttorio commesso, forse, dal fratello Paolo. Ditemi voi se non sono surreali le motivazioni della condanna di primo grado inflitta a Silvio Berlusconi per il caso Unipol, cioè la pubblicazione su questo Giornale dell'intercettazione, coperta dal segreto, in cui Fassino annuncia che il suo partito sta partecipando segretamente alla scalata della banca Bnl. Secondo i magistrati di Milano Silvio Berlusconi, che non è editore del Giornale e quindi penalmente non responsabile dei casini che combiniamo, va punito per non essersi opposto (a che titolo?) a uno scoop (di cui non conosceva esattamente i contenuti) pubblicato dal Giornale del fratello che metteva in cattiva luce suoi avversari politici. In pratica è condannato in quanto fratello di Paolo Berlusconi, il quale, per inciso, ha fatto solo il suo lavoro, cioè (come tutti gli editori) informare i suoi giornalisti di una notizia di reato della quale era venuto a conoscenza.
Siamo cioè al capovolgimento del diritto, allo sfregio, alla provocazione bella e buona. Ancora con 'sta giustizia, direte voi. Già, ancora 'sta ingiustizia, rispondiamo. E il motivo è semplice. Goccia dopo goccia, sentenza dopo sentenza, si avvicina - è questione di due settimane - il momento del colpo finale per togliere dalla vita politica Silvio Berlusconi. E se ancora non è chiaro a tutti, l'immediata conseguenza sarà la morte del Pdl, oggi primo partito nelle intenzioni di voto degli italiani.
«Non poteva non sapere» (caso diritti Mediaset), «è ovvio che sapesse» (caso Ruby), «concorso morale in concorso esterno» (caso Unipol).
di Alessandro Sallusti
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