Il Pdl prepara l'ultimo vertice per decidere sul voto a ottobre

Falchi e colombe si affronteranno martedì nella riunione dei parlamentari alla Camera. Berlusconi per ora non si sbilancia e preferisce non accelerare

Il leader del Pdl Silvio Berlusconi saluta i suoi simpatizzanti
Il leader del Pdl Silvio Berlusconi saluta i suoi simpatizzanti

A ppuntamento a martedì, quando alle 20.30 tornerà a riunirsi il gruppo parlamentare del Pdl alla Camera e con ogni probabilità voleranno quegli stracci che mercoledì scorso sono stati deposti per evitare rotture drammatiche.

La situazione, infatti, resta immutata. Con Berlusconi che da Arcore – alle prese con le vicende processuali e con impegni privati – preferisce non accelerare, consapevole che strappi improvvisi potrebbero essere letali per l'esecutivo. Falchi e colombe, però, restano sugli scudi, ognuno sulle proprie posizioni. E puntano tutto sul redde rationem per la vicepresidenza della Camera che dovrebbe andare a Daniela Santanché. Fosse per lei, la pasionaria di via dell'Umiltà vorrebbe votare il più presto possibile, ma è probabile che la cautela spinga a rimandare il tutto a settembre. Di certo, sembra davvero difficile che il Pdl possa cambiare cavallo in corsa come vorrebbe qualcuno, perché significherebbe arrendersi ai veti del Pd.

La prima conseguenza di tutto ciò, fanno notare i falchi, è che di fatto la finestra elettorale di ottobre si va ormai chiudendo. Resta, dunque, solo quella della prossima primavera, quando si voterà anche per le Europee. Dopodiché, dovesse saltare anche quella, il governo Letta avrebbe la strada in discesa fino al 2015.

Ecco perché l'appuntamento di martedì a Montecitorio potrebbe essere piuttosto caldo. Perché è vero, ci mancherebbe, che nel Pdl chi decide è solo Berlusconi ma non c'è dubbio che se gli antigovernativi vogliono movimentare le acque è questo il momento opportuno. In verità, tra falchi e colombe iniziano a essere in tanti quelli che vorrebbero trovare una sorta di sintesi senza necessariamente andare l'un contro l'altro armati come accade nel Pd. Le cosidette «falombe», come le ha ribattezzate il fittiano Sisto.

D'altra parte, che in Berlusconi convivano tutti e due gli stati d'animo non è una novità.

Come pure non è un mistero il fatto che il momento in cui il Cavaliere romperà gli indugi potrebbe arrivare domani come mai, anche a seconda di come si svilupperanno le sue vicende processuali oltre al procedere dei provvedimenti economici che sembrano completamente bloccati. Non aiuta, ovviamente, quel che è successo ieri con il Fondo monetario internazionale che ha fatto sapere che «l'imposta sulla prima casa andrebbe mantenuta» mentre per «andare nella direzione di un sistema più equo e più giusto bisognerebbe rivedere il sistema catastale». Gli strali del Pdl contro il Fmi non si sono fatti attendere, ma quel che davvero ha fatto andare su tutte le furie i big di via dell'Umiltà è la presa di posizione del ministro dell'Economia Saccomanni che ha assicurato che il governo «terrà conto dell'opinione del Fondo monetario». D'altra parte, già nei giorni scorsi a Palazzo Grazioli si erano sentite parole non affettuose verso il titolare di via XX settembre. Inutile dire che il capitolo Imu rischia di essere determinante per la tenuta dell'esecutivo.

Perché è un tema su cui il centrodestra ha preso un impegno con il proprio elettorato, ma anche perché potrebbe essere la miccia per armare quella parte di Pdl che è in subbuglio. Magari in queste ore sottotraccia, ma comunque deciso a dare l'assalto alle colombe governative accusate di «non coinvolgere il partito in alcuna decisione dell'esecutivo». Insomma, appuntamento a martedì.

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