Il Pdl presenta il conto a Casini «Ti resta solo l'alleato Vendola»

RomaResta alta la tensione fra Pdl e Udc. La scintilla per il nuovo capitolo dell'escalation estiva è un'intervista di Pier Ferdinando Casini a La Stampa, in cui il leader centrista auspica un memorandum d'intesa fra i partiti prima del voto «con precisi impegni per il risanamento del Paese, un patto che andrà rispettato da chiunque vinca le elezioni». Affermazioni che a Via dell'Umiltà vengono lette come il tentativo di blindare la riedizione della «strana maggioranza» che sostiene il governo Monti.
La disfida a distanza, peraltro, provoca contraccolpi anche dentro il Pdl. Franco Frattini, infatti, fa notare che «Casini avrà più difficoltà a discutere con Vendola di fiscal compact, agenda Monti e temi etici, che con noi. E queste sono le cose che contano in politica». L'ex ministro degli Esteri da sempre schierato sul fronte dei «gran-coalizionisti» incassa, però, la brusca reprimenda di Daniela Santanchè. «L'errore di Frattini, e di altri come lui, è continuare a concepire la politica come un pranzo di gala. Alle elezioni ci si presenta per vincere, non per pareggiare. È una questione di rispetto per gli elettori, per il valore del loro voto, per la democrazia. Il popolo, non il Palazzo, è sovrano». Sullo sfondo c'è anche chi, dentro l'Udc con una nota della segreteria nazionale, trova la voglia e il tempo di attaccare il Giornale. «Sembra che sia lo stesso Berlusconi a chiedere giornalmente una valanga di dichiarazioni anti-Udc al suo partito. Chi cerca di sottrarsi a questo gioco rientra fatalmente fra i sospettati speciali. D'altronde, basta dare uno sguardo alle colonne del Giornale per capire come Casini e l'Udc siano diventati l'ossessione estiva del Cavaliere. Si capisce così visibilmente quanto diamo fastidio».
Naturalmente il dibattito dentro il Pdl si concentra anche sul ritorno in prima linea di Silvio Berlusconi. Solo lui, dicono in molti, può attirare intorno a sé quel consenso necessario a riaprire la partita. Non solo: per dirla con l'ex ministro Gianfranco Rotondi, «il ritorno di Berlusconi è un contributo alla salvezza del bipolarismo che alcuni vorrebbero seppellire col pretesto della crisi». Un tema, quello del bipolarismo, evocato anche da Denis Verdini nell'intervista al Giornale, intervista in cui ha confermato la manifestazione di ottobre e un possibile «ticket» di Berlusconi con una donna. «Manifestazioni se ne devono fare, meglio riavvicinarci alla gente che perdere tempo dietro la Severino o Passera» commenta Maurizio Gasparri. «Se si manifesta vuol dire che Berlusconi smette di essere troppo generoso con un governo scadente». «L'intervista di Verdini è ottima» commenta Antonio Mazzocchi, leader dei Cristiano Riformisti. «Il Pdl si rilancia con un programma credibile e con Berlusconi in team con una brava imprenditrice. Io vedrei bene l'attuale vicepresidente di Confindustria Antonella Manzi».
Per il vicecapogruppo a Montecitorio, Maurizio Bianconi «la manifestazione è una buona idea. Non possiamo mantenere il nostro elettorato in un limbo di fedeltà a prescindere. Una mobilitazione per spiegare cosa vogliamo fare da grandi è necessaria». Per quanto riguarda il ticket, per il parlamentare toscano «l'importante sono i contenuti e il valore della persona, non i santini o l'immagine. L'importante è valutare bene il rapporto costi-benefici ed evitare che inizi una corsa a diventare la prima donna. Di tutto abbiamo bisogno meno che di risse in questo momento». A Lara Comi, europarlamentare Pdl, piace molto l'idea del tandem. «Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna. Dovrà essere all'altezza di Berlusconi. Dovrà saper stare tra la gente, essere concreta, di grande spessore e non necessariamente proveniente dalla politica. Se fosse milanista ancora meglio». Infine un'altra europarlamentare, Licia Ronzulli. «È importante proporre una grande iniziativa che abbia lo scopo di rilanciare il partito, aggregare e motivare i nostri elettori. Il ticket con una donna sarebbe una grande novità per il nostro Paese.

D'altra parte in Europa già da diversi anni molti paesi hanno adottato questa linea. Aspettiamo solo che Silvio Berlusconi sciolga le riserve sulla sua candidatura che a mio avviso rimane ancora la nostra arma vincente».

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