Mentre Napoli è impegnata a respingere l'invasione delle blatte, volgarissimi scarafaggi giganti, i poteri veri saldamente nelle mani dei politici tradizionali hanno inasprito la lotta a Grillo e ai grillini, che non sono insetti, ma si comportano come se lo fossero e creano problemi ai padroni delle poltrone, nel senso che minacciano di rubargliene parecchie. Tutti i partiti sono contro di loro, considerandoli una calamità. Da qualche tempo avvertivano la necessità di eliminarli o, quantomeno, di bloccarne la proliferazione. Ma non sapevano quale arma adottare. Ora l'hanno trovata e la usano con determinazione e spietatezza.
Un'arma micidiale in quest'epoca in cui la comunicazione - giornali, tivù, radio e Internet - è molto influente, decisiva per vendere qualsiasi prodotto, anche politico: il silenzio. Si ignora da dove sia piovuto l'ordine e da chi sia stato impartito, ma si sa che è rispettato rigorosamente dai media: vietato parlare di Beppe Grillo, del suo esercito che presidia la Rete, del Movimento 5 stelle. Occorre fingere che non esista, fare spallucce davanti a ogni notizia riguardante il comico e i suoi seguaci.
La maggioranza degli addetti all'informazione è sempre stata pronta a ubbidire a chi comanda, spesso anticipandone i desideri. Durante il fascismo, nelle redazioni giungevano le famose veline, che non avevano le tette come quelle di oggi, ma venivano accolte lo stesso come il regime pretendeva: con ossequio. Ora le veline non sono più di carta, bensì di carne morbida e hanno preso altre strade, non calzano stivaloni neri ma scarpine con tacchi a spillo. Già, i costumi sono cambiati, eppure attorno ai tavoli dei giornalisti si sente comunque l'alito cattivo di quelli che, lassù in alto, menano il torrone. I redattori fiutano l'aria pesante e si adeguano senza discutere. Eseguono anche gli ordini inespressi. È l'evoluzione della categoria. Cosicché, senza colpo ferire, il potere ottiene ciò che vuole: Grillo non c'è più, mediaticamente è morto. Predichi pure, dica ciò che gli garba: nessuno lo ascolta perché nessuno gli fa da megafono.
La congiura del silenzio è efficace, tant'è che il Movimento 5 stelle ha cessato di crescere, semmai cala. Al fondatore rimane a disposizione Internet che, in effetti, è importante per collegarsi con una larga fetta di opinione pubblica, ma non basta per vincere le elezioni e neppure per farle perdere agli avversari. Da qui in avanti la vita per i grillini sarà dura. Anche perché sono sempre meno grillini e sempre più grullini, come dimostra la vicenda grottesca del neosindaco di Parma, Federico Pizzarotti, che non ne ha infilata una giusta.
C'è voluto un secolo prima (...)
(...) che egli formasse la giunta. Non appena l'ha formata, l'assessore all'Urbanistica ha dovuto abbandonare l'incarico perché la propria azienda era malamente fallita, e lui non aveva le credenziali per amministrare alcunché. Poi Pizzarotti ha litigato col suo leader, Grillo. Infine, pur in presenza di un buco nella cassa municipale di oltre un miliardo di euro (demerito del sindaco precedente, frana pidiellina), il giovin signore parmense ha scelto, quale primo provvedimento da porre al vaglio del governo cittadino, un aumento di 15mila euro del fondo a disposizione degli assessori per viaggi e spese di missione. Il che contrasta non solo con l'esigenza di risparmiare, ma anche con i principi basilari strombazzati dai grillini prima di diventare grullini.
Non siamo uccelli del malaugurio, almeno speriamo, però, se la buona giornata si vede dal mattino, Pizzarotti non promette bene: pioggia, vento, fulmini e tuoni. Un conto è sacramentare contro la politica e i politici, attività che garantisce applausi e consensi, un altro è fare gli interessi della collettività, risparmiando su tutto, anche sulle trasferte degli amministratori. Gli elettori da qui alla primavera del 2013, quando si tratterà di tornare alle urne, avranno modo di capire tante cose: per esempio che l'antipolitica potrebbe essere peggiore della politica. Nel qual caso, trionferebbe la disperazione o addirittura la nostalgia del passato.
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Cuomo a pagina 6
di Vittorio Feltri
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