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Piano pandemico, anche Zaccardi smentisce Speranza

Il capo di gabinetto dell'allora ministro della Salute conferma in commissione Covid che la mancata attivazione del Piano pandemico fu una scelta politica, non scientifica

Piano pandemico, anche Zaccardi smentisce Speranza

Grazie alla commissione Covid emergono responsabilità politiche rimaste in ombra per anni: ora la narrazione ufficiale vacilla. Il ministro della Salute Roberto Speranza dichiarava come un mantra davanti ai pm di Bergamo ed alle telecamere che il Piano pandemico del 2006 «era datato e non costruito specificamente su un coronavirus ma su un virus influenzale» e che «questo ha portato i nostri tecnici a preferire la definizione di un nuovo strumento specificamente costruito sul Covid».

Sempre davanti ai pm di Bergamo dichiarava che «l’attuazione dei piani è compito del direttore generale competente e per il Piano pandemico nazionale è quello della Prevenzione, come previsto dalla legge» e che «come ho già detto, si è trattato di una valutazione e decisione dei tecnici di riferimento della task force e poi del Cts».

A smentire Speranza ed a rivendicarne la decisione - probabilmente a sua insaputa - al presidente della commissione Covid Marco Lisei (Fdi) è proprio il capo di gabinetto di Speranza Goffredo Zaccardi: «Quando viene fatta la scelta della Protezione Civile è perché io non ho ricevuto dai direttori generali o dalle regioni o dai comuni un piano di prevenzione che fosse organizzato nel dire "se capita questo evento tu a scuola ci vai a queste condizioni", "se capita questo evento tu nei trasporti ti regoli così". Il piano operativo non c’era nel Piano pandemico».

Ma ai pm Speranza, quando gli fanno notare che il Dg della Prevenzione Claudio D’Amario ha dichiarato che è stata proprio del ministro della Salute e dell’Iss la scelta di lasciar perdere il Piano pandemico risponde: «La competenza formale, come è noto da legge, è del direttore della Prevenzione». Perché Speranza si sentì di dover specificare che si trattava di responsabilità formale? Forse perché sapeva che nel caso di D’Amario non fu sostanziale?

Stando alle stesse dichiarazioni di Zaccardi, la scelta sulla salute pubblica di non applicare il Piano pandemico non fu scientifica, ma politica. Sempre dall’audizione di Zaccardi emerge anche come proprio la politica abbia rallentato anche le più nobili iniziative dei dirigenti della Prevenzione che avevano chiesto ai relativi ministri l’aggiornamento del Piano pandemico e che oggi invece si trovano a processo per il mancato aggiornamento di un Piano che loro stessi avevano chiesto di aggiornare.

Persino l’ex Procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani, ha ammesso in commissione Covid che i due dg della Prevenzione Ranieri Guerra e D’Amario avevano chiesto l’aggiornamento del Piano pandemico, altro che inerzia. I tempi biblici degli uffici politici del ministero della Salute sono stati confermati anche da un messaggio letto in commissione Covid dalla capogruppo Fdi Alice Buonguerrieri, presente nell’informativa della Procura di Bergamo sul Piano pandemico che per i magistrati - che ben avevano compreso il gioco dello scaricabarile - sarebbe una “ulteriore conferma sul fatto che del Piano pandemico se ne occupasse anche il gabinetto del ministro”.

Si tratta di una chat tra D’Amario e tale Francesco D’Agostino (segretario particolare della ex ministro Beatrice Lorenzin). Il 9 dicembre 2020 D’Amario scrive: «La bozza era pronta a fine 2019. Anche il nuovo Piano. Poi tutto fermo tra gabinetto/Bissoni e consulenti vari…». Il tono di Buonguerrieri è sferzante: «È un millantatore anche D’Amario o D’Amario ha detto il vero e il Piano pandemico era fermo negli uffici della politica?». Zaccardi risponde con apparente pacatezza: «D’Amario ha portato un documento che seguiva un’unica riunione di aprile - risponde Zaccardi - provvida e intelligente che egli aveva attivato per riaprire il percorso della modifica del piano fermo al 2006. Quindi, questo significa (...) che nel periodo 2019 c'è stata un'iniziativa di D’Amario (...) che poi porta questa bozza a Bissoni. Non era un piano. Era una bozza su cui si doveva lavorare».

Buonguerrieri sintetizza: «Metto a verbale che anche questa è un'ulteriore conferma che ogni atto tecnico passava per valutazione ed eventuale modifica all’interno del gabinetto e quindi degli uffici politici. E i tecnici lamentavano il fatto che gli atti tecnici venivano poi lì in qualche modo abissati. Perché questo è quello che dice D’Amario».

Ma questo non era l’unico messaggio whatsapp che Buonguerrieri ha letto a Zaccardi, sentito giovedì per la seconda volta in commissione Covid. L’ex capo di gabinetto dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza conferma a Ylenia Zambito (Pd) di avere letto le rivelazioni esclusive pubblicate negli scorsi giorni da Il Giornale. Rivelazioni che lo stesso Zaccardi non solo non ha smentito, ma ha addirittura avvalorato.

Le ricostruzioni del Giornale - acquisite dalla commissione Covid - fatte di messaggi e deposizioni incontrovertibili agli atti sia della Procura di Bergamo che della commissione Covid hanno trovato ampio spazio nella prima parte dell’audizione in cui sempre una perentoria, la Buonguerrieri non è indietreggiata di un solo millimetro per mettere un punto fermo su molti fatti rispetto ai quali, dopo sei anni, non si può più tergiversare.

«Siccome la scorsa volta ha escluso che vi furono contatti con l'Oms, suoi e di Speranza, con organi di Oms diversi da Ranieri Guerra, le ho chiesto se conferma questa affermazione anche per il ministro Speranza a fronte di quello che le ho letto?» chiede insistentemente Buonguerrieri. «Si tratta di telefonate fatte da altri. Di fronte a questa cosa le dico che dovrei verificare», risponde Zaccardi, che incalzato da Lisei - messo di fronte ad una serie di fatti tra loro congruenti ed in alcun modo smentibili - fa marcia indietro e decide di abbandonare Speranza al proprio destino: «Non ero a conoscenza di questi contatti».

Alla fine, dopo anni di dichiarazioni solenni e narrazioni “coerenti”, la commissione Covid ha fatto emergere una realtà ben meno eroica: il Piano pandemico non è stato superato dalla scienza, ma dalla politica.

Ed oggi, riascoltando le parole di Zaccardi, viene quasi da sorridere: per anni ci è stato spiegato che tutto era “tecnico” (ce lo dice la scienza!), e invece audizione dopo audizione scopriamo che i tavoli più decisivi erano quelli attorno ai quali si sedevano persone senza camici bianchi. La politica ha costruito un castello narrativo che inizia fortemente a traballare grazie a chi nella commissione Covid si batte nonostante tutto affinché tutta la verità venga a galla.

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