“Non ho nessuna intenzione di scendere in politica. Né ora né mai.” A precisa domanda, Pier Silvio Berlusconi non poteva essere più chiaro di così. Ieri sera, davanti a una sessantina di giornalisti per la conferenza stampa di fine anno, l’amministratore delegato di Mediaset ha parlato per oltre un’ora a ruota libera, rispondendo a tutti. E alla domanda sulla discesa in campo non ha dato solo quella risposta secca, ma ha detto molto di più, argomentando a fondo il suo no alla politica: “Prima di tutto perché amo Mediaset, amo l’azienda e tutti quelli che ci lavorano. E penso che il mio lavoro qui non sia finito. Rimango assolutamente qui. Secondo perché non ritengo serio improvvisarmi in un altro mestiere che non è mio, serve gavetta”. E poi il terzo motivo, definito da lui stesso “il più importante”.
E cioè perché “c’è già un governo, che è stabile, e che sta facendo bene. Pensate solo a cosa sta succedendo negli altri grandi Paesi europei come Francia o Germania. Ora da noi c’è stabilità e il governo lavora bene”. E così, con questo forte riconoscimento all’esecutivo di Giorgia Meloni, Berlusconi sembra voler spegnere le polemiche vicine e lontane sui presunti maldipancia di Mediaset rispetto all’operato del governo. Compreso il tema del canone Rai, che ha visto Forza Italia votare contro l’emendamento della Lega sull’abbassamento da 90 a 70 euro. “Salvini mi è molto simpatico, ma perché sul canone fa questa battaglia? Non lo capisco. Anche perché se togli entrate da una parte poi le devi mettere da un’altra e trovo che la fiscalità generale sia più giusto che vada a finanziare altro, come istruzione e sanità per esempio”. Ma non è solo questo: “Penso che la politica italiana dovrebbe avere un occhio di riguardo sulla Rai, che rappresenta tutta l’Italia. Non è che Mediaset teme un canone più basso, piuttosto io ho paura di qualsiasi cosa che indebolisca anche la Rai e quindi il sistema audiovisivo italiano. La mia idea è opposta: la Rai dovrebbe fare più servizio pubblico, con fasce orarie commerciali dedicate”.
E che un sistema audiovisivo forte giovi a Mediaset lo dimostrano anche i numeri che l’ad del gruppo ha mostrato ieri sera. “Il bilancio di Mfe-Mediaset chiuderà un 2024 che non ho problemi a definire eccezionale nel vero senso della parola. Dal Covid abbiamo cambiato passo e si vede: Mfe è il primo broadcaster europeo ed è unico per la sua storia di crescita”. A riprova, il dato sugli utili: quelli cumulato nei 4 anni 2016-2019 sono stati 454 milioni; quelli alla fine di 2020-2024 “superano il miliardo di euro: li abbiamo più che raddoppiati”. Con la soddisfazione di tutti gli azionisti: nel 2024 il titolo Mediaset è su del 25,4%, contro la media dei broadcaster europei negativa dell’8,7%. Confronto che Mediaset vince anche sui principali numeri del bilancio: nei dati dei primi nove mesi ricavi +7,7% contro +2,9%; crescita margine operativo +28,8% contro -4,5%; crescita utile netto +38,8% contro +6,4%.
Sulla fine dell’anno e sul 2025 Pier Silvio Berlusconi non si sbilancia: “Posso dire poco, non c’è mai visibilità sulla pubblicità. Certo, ci confrontiamo con due anni pazzeschi. Ma su fine anno siamo super positivi e sul 2025, senza i grandi eventi come Olimpiadi ed Europei siamo ottimisti. Ma la partita più grossa del 2025 sarà finanziaria: Mfe è il primo socio di ProsiebenSat1, secondo gruppo tv tedesco, con il 29,9%. E ieri Berlusconi ha confermato la disponibilità da parte di un pool bancario guidato da Unicredit di un finanziamento per 3,4 miliardi di euro. Inevitabile pensare che possano servire a un colpo in Germania. “E’ un finanziamento di svariate banche, ce l’abbiamo perché così siamo pronti a tutto. Faremo quello che sarà giusto fare.
Ma c’è anche altro. Non solo Germania, dove la situazione politica, economica è molto complicata. Di certo noi abbiamo un progetto industriale e vogliamo andare avanti. Certo, ora il loro management si deve dare una mossa”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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