
L'economia italiana parte con il piede giusto nel 2025, mettendo a segno una crescita del Pil dello 0,3% nel primo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti e dello 0,6% su base annua. Il dato è superiore alle attese del mercato (+0,2%) e assume un significato particolarmente positivo nel confronto europeo. Il nostro Paese ha registrato una performance migliore di Francia (+0,1%), Germania (+0,2%) e Paesi Bassi (+0,1%), consolidando un trend moderatamente favorevole, pur in un contesto globale ancora instabile. Nonostante la ripresina in atto Berlino è destinata al terzo anno consecutivo di recessione a causa della guerra commerciale Usa-Cina.
Il commento Istat alla stima preliminare del Pil diffusa ieri evidenzia come a trainare la crescita siano stati l'agricoltura e l'industria, mentre i servizi restano sostanzialmente stabili. Si segnala, inoltre, un aumento della componente nazionale e un calo della domanda estera netta (motivo per il quale l'export è purtroppo destinato a fornire sorprese negative). La crescita acquisita per l'intero 2025 si attesta già al +0,4%, lasciando
intravedere margini per un miglioramento, sebbene i dazi di Trump impongano la massima prudenza.
Il governo ha accolto con soddisfazione i dati. «Istat certifica una crescita positiva, migliore rispetto ad altri Paesi europei. Un segnale importante che dimostra la correttezza delle nostre previsioni e l'efficacia delle politiche economiche», ha commentato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Un'analisi condivisa anche da Adolfo Urso, titolare delle Imprese e del Made in Italy, secondo cui «i comparti produttivi crescono e l'Italia fa meglio degli altri grandi Paesi europei». Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura, ha rivendicato invece il ruolo decisivo del settore primario. «L'agricoltura si conferma in grado di trainare la crescita nazionale. Continueremo a investire per consolidare la nostra leadership globale», ha chiosato.
Se il Pil offre, dunque, segnali incoraggianti, a preoccupare è però il fronte dei prezzi. Sempre l'Istat ha certificato un ulteriore incremento dell'inflazione ad aprile, con l'indice che ha segnato +0,2% su base mensile e +2% sull'anno, in aumento rispetto al +1,9% di marzo. Il dato è in linea con
le stime del mercato. La spinta è arrivata, more solito, dalle bollette, cioè dagli energetici regolamentati (+32,9%) e dai servizi legati ai trasporti (+4,4%), ma anche gli alimentari segnano nuovi rincari. Al contrario, gli energetici non regolamentati tornano in calo (-2,9%), e rallentano anche i tabacchi. L'inflazione di fondo, che esclude alimentari freschi ed energia, è salita al +2,1% dal +1,7% precedente. Salgono anche i prezzi del cosiddetto «carrello della spesa», che toccano il +2,6%. Un segnale evidente che la pressione sui consumi delle famiglie resta alta, malgrado la ripresa economica. Circostanza testimoniata anche dall'Osservatorio Findomestic secondo cui solo il 42% delle famiglie italiane si dice ottimista sul futuro.
L'impatto sulle intenzioni di acquisto è già visibile: auto, elettrodomestici e mobili hanno registrato cali significativi. Per il governo tutto questo rappresenta un'ulteriore sfida: il rafforzamento generalizzato del potere d'acquisto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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