Roma - «Ve la sentite di andare avanti? Io me la sento». In poche ore Renata Polverini si trasforma dal donnino magro e vagamente depresso sull'orlo delle dimissioni nella motivatrice elettrizzata che sprona il suo popolo un po' attapirato. È sufficiente l'approvazione da parte del consiglio regionale del Lazio con voto unanime delle prime auto-sforbiciate per galvanizzare la presidente in bilico e restituirle la voglia di andare avanti.
Che la posta in gioco fosse alta, Renata lo aveva annunciato già dalla mattina: «Se oggi il consiglio dimostra, e sono sicura che farà così, che c'è la consapevolezza di poter andare avanti malgrado ciò che ho definito una catastrofe politica ancora da superare, saremo in grado di trasformare in questi due anni e mezzo questa Regione». E nel pomeriggio, missione compiuta: «Oggi abbiamo raggiunto l'obiettivo - dice a voto ottenuto - e il voto unanime mi convince ad andare avanti». E chissà che ad allontanare l'addio dell'ex sindacalista non abbia contribuito anche la presa di distanza dell'Udc, che fino a qualche giorno fa sembrava pronta ad arruolarla nella futura compagine centrista e oggi invece si smarca: «Casini è uno che sente puzza di bruciato prima che ci sia il fuoco. Da Rutelli ha preso le distanze prima che esplodesse il caso Lusi. E oggi fa lo stesso con la Polverini, perché capisce che queste sono cose micidiali, che fanno perdere consensi...», rivela all'Ansa un anonimo dirigente di via Due Macelli. Ma questo non sembra importare a Polverini, spavalda al punto da attaccare anche il segretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Dice che mi devo dimettere ma mi deve spiegare perché non lo ha fatto lui davanti alle vicende Lusi e Penati». Parole che Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Pd, definisce «patetiche».
L'aula della Pisana pigia il tasto reset. Dapprima la nomina del nuovo capogruppo del Pdl Chiara Colosimo, 26 anni, età che mette per forza di buon umore. Poi i tagli che danno attuazione alle misure proposte, anzi imposte, dal presidente lunedì scorso: spariscono le tre commissioni speciali, istituite nel 2010; vengono sbianchettate 8 commissioni su 16, con forzosi accorpamenti. Risparmio: 20 milioni, «che andranno all'assessorato al lavoro e politiche sociali», annuncia Polverini. E non finisce qui. Lunedì si procederà a sciogliere i «monogruppi» consiliari. All'orizzonte anche la riduzione del numero di consiglieri (da 70 a 50) e assessori (da 16 a 10) e l'introduzione del collegio dei revisori regionali, «ma questa procedura avrà tempi un po' più lunghi, perché lo statuto prevede la doppia lettura», avverte il presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese, che annuncia anche l'azzeramento di tutte le consulenze dell'ufficio di presidenza. Poi, via andare: Polverini conta in autunno di operare «la riduzione delle Asl, la soppressione delle 21 comunità montane, l'accorpamento delle società regionali da trasformare in holding, un'azione su Ater e Ipab e la modifica dei vitalizi». «In futuro dovremo stare ancora più attenti perché avremo gli occhi dell'opinione pubblica addosso. Ho chiesto scusa, ho avuto il coraggio di farlo anche se la giunta non è coinvolta», tira le somme la presidente in serata al Tg5. Intanto le opposizioni, malgrado l'appoggio di ieri, continuano a tenere Polverini nel mirino. Ieri hanno depositato una mozione di sfiducia che dovrà essere discussa entro 15 giorni. «Se approvata - spiegano i capigruppo di Pd, Idv e Sel - il consiglio verrà sciolto».
Nel venerdì in cui Polverini e tutto il Pdl («avanti così», twitta il segretario Angelino Alfano) tira un po' il fiato dopo una settimana in apnea, anche Franco Fiorito - per voce del suo avvocato Carlo Taormina - si dice pronto a «restituire il denaro (si parla di una cifra vicina ai 400mila euro, ndr) non appena avremo un quadro chiaro della situazione dei conti». Toni decisamente più concilianti di quelli usati nel pomeriggio a TgCom24 che ha visto Fiorito battibeccare duramente con l'altro ex capogruppo Francesco Battistoni. «Battistoni è un bugiardo, talmente accecato dall'odio da esser riuscito a denunciare tutti quanti e a far aprire un caso nazionale solo per il suo basso scranno politico. Non si è mai visto un consigliere regionale che denuncia un consigliere dello stesso partito», l'attacco del Batman di Anagni. «Fiorito ha infangato tutti i consiglieri, noi ci siamo comportati nel rispetto della legge, lui no», la replica di Battistoni. Una bega che non sorprende, almeno non quanto quello che Fiorito dice alla Zanzara su Radio 24: «Alfano non mi può cacciare dal partito.
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