Col "Giornale" i racconti del Papa che nessuno ha mai letto

Il Pontefice venuto "dalla fine del mondo" si descrive con semplicità. Ecco perché Bergoglio è amato da tutti

Col "Giornale" i racconti del Papa che nessuno ha mai letto

Si apre con un episodio poco conosciuto di Jorge Mario Bergoglio appena nominato arcivescovo di Buenos Aires I racconti di Papa Francesco, il libro di Rosario Carello che da domani sarà in edicola con Il Giornale. Il cardinal Antonio Quarracino di cui il Papa era stato coadiutore, era morto, e ora si doveva scegliere l'abito del nuovo pastore della capitale argentina. L'addetto della curia telefonò alla sartoria, annotò il prezzo della veste e la comunicò a Bergoglio. «Quanto costa quest'abito? Mai e poi mai spenderemo quella cifra». Il colpo di genio era dietro l'angolo: «Ma i vestiti del cardinal Quarracino dove sono?». Bergoglio li provò: erano enormi. «Chiamate le suore, per favore?». Stringi e cuci, il problema era risolto. L'aneddoto corrisponde alla voce «Abbigliamento» della «biografia in 80 parole» che compone il libro di Carello. Ma ben oltre la faccenda dell'abito riciclato, rappresenta in pieno il temperamento di papa Francesco.

Nella più recente delle sue interviste Bergoglio si è definito «una persona normale». «Un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha i suoi amici». La stessa normalità che abbiamo imparato a conoscere subito, la sera della sua nomina, il 13 marzo di un anno fa quando ci salutò con quel sorprendente “Buonasera!”. In un'altra occasione ha detto di sé: “Sono un peccatore al quale il Signore ha guardato”. Probabilmente, a dispetto di chi vorrebbe che il Santo Padre mantenesse una distanza, una certa inaccessibilità, è proprio questa «normalità» a farcelo sentire particolarmente vicino. Per raccontare il «Papa della porta accanto», la formula del vocabolario scelta da Carello è molto indovinata.

Lo seguiamo tutti i giorni, Bergoglio, nella sua attività di pastore. Vediamo come, in un solo anno, abbia cambiato il volto della Chiesa e la sua percezione nel sentire comune della gente. È per questo che importanti riviste internazionali l'hanno eletto «uomo dell'anno” e ora è il candidato più accreditato al Premio Nobel per la Pace. Il suo magistero è chiaro: fedele alla tradizione nei fondamenti della fede e innovativo nelle forme e negli atteggiamenti. Che, tuttavia, non stemperano la dottrina. Sintetizzando, si potrebbe parlare di un «cristianesimo inclusivo» e non da «doganieri della fede», come diventano certi sacerdoti quando istituiscono l'«ottavo sacramento», quello «della dogana pastorale», che applicano per esempio quando impediscono di amministrare il battesimo ai figli di donne non sposate in Chiesa.

Un'altra delle caratteristiche specifiche del Papa venuto quasi «dalla fine del mondo» è la coincidenza tra ciò che afferma e ciò che fa. In una parola, con Paolo VI, è prima testimone che maestro, e se è maestro lo è perché testimone. È la cosiddetta pastorale dei gesti, un'infinità da quando è stato nominato. La formula dell'abbecedario scelta da Carello ci fa capire da dove nasce la sua sensibilità, la sua devozione per i santi, la sua predilezione per i poveri e per la vita semplice, ci dice com'è nata la sua vocazione e quali sono le sue preferenze in materia di cinema e letteratura. Per rendercelo ancora più prossimo, gli aneddoti che documentano ogni singola parola affondano in gran parte nel periodo della formazione del giovane Jorge Mario, a Buenos Aires dove i nonni emigrarono «per nostalgia», per raggiungere tre dei sei fratelli di Giovanni, già emigrati.

Così Carello ci accompagna alle radici della fede di papa Bergoglio. E, parlando di «Autobus», di «Baci», di «Calcio», di «Denaro» e di «Telefonate» ci fa conoscere meglio questa «persona normale» divenuta Capo della Chiesa cattolica.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica