Politica

Il popolo «cinque stelle» fa i conti in tasca agli eletti

Il popolo «cinque stelle» fa i conti in tasca agli eletti

RomaQuell'apriscatole portato a Montecitorio dai deputati del Movimento 5 Stelle nel giorno dell'insediamento delle Camere per simboleggiare la volontà di aprire come una scatoletta di tonno i palazzi del potere, sarà finito nel cassetto della cucina di un cittadino-parlamentare. Non è più quello il simbolo della rivoluzione a cinque stelle. Il nuovo oggetto culto è la calcolatrice con cui i 163 eletti grillini fanno e rifanno i conti sul proprio trattamento economico. Sempre meno contenti di doversi decurtare indennità e diaria come da promesse elettorali. E la base inizia a mormorare, sentendo puzza di bluff.
Tutto nasce da un articolo di Repubblica in cui si dà conto di un referendum in corso tra i parlamentari M5S sulla questione della diaria, cioè le voci accessorie rispetto all'indennità di 10mila euro lordi che i grillini si sono dimezzati. Voci che fanno salire di molto la busta paga dei parlamentari e alle quali i pentastellati non vorrebbero rinunciare. Buoni sì, fessi no. Nel referendum il 48 per cento dei parlamentari chiede di potersi tenere tutta la diaria, il 36 per cento di tenersi a titolo di rimborso solo quanto effettivamente speso e rendicontato, come voluto da Grillo, il resto vota per formule diverse che comunque annacquano il rigore francescano dei M5S a Palazzo.
Una brutta faccenda. Che mobilita il web. «Si può fare chiarezza sulla notizia di oggi riguardo ai rimborsi non restituiti?», scrive preoccupato un utente del blog beppegrillo.it. E un altro minaccia: «Lo stipendio dei Senatori e Deputati del M5S deve essere quello stabilito prima delle elezioni, altrimenti tutti a casa. Attenzione non potete prenderci per il c...!». Naturalmente l'establishment M5S fa quadrato e conferma la linea-Grillo. «Vorrei rassicurare tutti. Il M5S manterrà gli impegni presi in campagna elettorale», garantisce il capogruppo in Senato Vito Crimi, che poi elenca quanto già fatto: «Il M5S ha rinunciato ai rimborsi elettorali che sono 42 milioni, ha restituito 400 mila euro al mese dell'indennità che per 12 mensilità sono 5 milioni all'anno e 25 milioni nella legislatura e ha già deciso di rinunciare all'indennità di fine mandato». Sarà. Ma che qualcosa non va lo ammette sulla sua pagina Facebook anche il deputato Giuseppe D'Ambrosio: «Il regolamento che abbiamo firmato all'inizio della campagna elettorale ha qualche problema relativo alla genericità in alcuni punti ed alla non tenuta in conto di alcuni aspetti della tassazione (non si poteva conoscerli prima). Ma noi lo rispetteremo totalmente!».
Naturalmente c'è chi se la prende con Repubblica, che è la strada più agevole: «Prende pezzi sparsi dal forum interno e privato dei parlamentari del movimento cinque stelle, decontestualizza i ragionamenti, costruisce titoli per screditare il movimento e per mettere noi parlamentari contro Beppe Grillo e viceversa», scrive su Facebook il deputato Roberto Fico, post rilanciato dallo stesso Grillo sul suo blog.
Ieri intanto i senatori grillini hanno ottenuto la sospensione della seduta per una ventina di minuti, dopo aver chiesto la verifica del numero legale, che ha permesso di accertare che in effetti in aula c'era un numero di senatori inferiore a quello necessario per l'esame del Def. Una seconda richiesta del numero legale non è stata presa in considerazione perché non supportata da almeno 7 senatori su 12, scatenando la bagarre dei grillini. «Rivendichiamo il diritto democratico a essere riconosciuti come unica vera opposizione», hanno detto i senatori del M5S, che vogliono la presidenza delle commissioni di garanzia Copasir e la vigilanza Rai. Che i grillini temono invece siano attribuite a forze come Sel, FdI e Lega, «che - come spiega l'ideologo Paolo Becchi - non sarebbero nemmeno entrate in Parlamento senza le alleanze con Pd e Pdl e quindi sono una minoranza artificiale».

Becchi, che nei giorni scorsi sembrava essersi allontanato dal M5S dopo le polemiche sulle sue parole giustificazioniste nei confronti degli spari ai carabinieri a Palazzo Chigi ma che si è improvvisamente riavvicinato al Movimento annunciando di essersi iscritto, parla di «conventio ad excludendum del M5S non tanto dal governo ma dall'arco costituzionale».

Commenti