RomaIl Pdl batte il Pd, almeno come numero di candidature. Gara di idee, arma di distrazione di massa, fiera della vanità, tonico rivitalizzante, fondamentale strumento di apertura verso l'elettorato. Comunque la si pensi sulle primarie del Pdl, un dato è certo: attirano candidati come il miele con le api. Se la fila alle urne è tutta da verificare, di certo ieri a Via dell'Umiltà è andato in scena un fitto via vai di aspiranti candidati premier. E nella sede del partito sono arrivate (almeno) dodici «manifestazioni di disponibilità» (più possibili aggiunte di carneadi dell'ultima ora).
La formula mantiene non a caso un margine di indefinitezza. Il motivo è semplice. Come spiegato da Alfano «le candidature giuste saranno quelle che sapranno raccogliere le firme». Quella di ieri, dunque, è stata soltanto una pre-iscrizione in attesa della verifica. Alla vera gara accederanno soltanto coloro che entro mezzogiorno di domenica prossima depositeranno 10mila firme raccolte in almeno cinque regioni diverse. Un'impresa che per più di un candidato sarà tutt'altro che facile.
Per il momento i «pre-iscritti» sono oltre al segretario Angelino Alfano, Giorgia Meloni, Giancarlo Galan, Gianpiero Samorì, Daniela Santanchè, Guido Crosetto, Alessandro Cattaneo, Vittorio Sgarbi, Alessandra Mussolini, Michaela Biancofiore, l'avvocato Alfonso Luigi Marra e il finanziere Alessandro Proto. Non pervenuto Giulio Tremonti, così come ha rinunciato Stefano Caldoro che sosterrà Alfano. Di questi dodici, pressochè sicuri di varcare il traguardo delle firme sono Alfano, Meloni, Samorì, Santanchè e Cattaneo. Crosetto, Galan e Mussolini potrebbero farcela ma hanno la difficoltà di coprire le cinque regioni. Più complicato il discorso per Biancofiore, Sgarbi, Proto e Marra. Comunque non è escluso che qualcuno degli iscritti possa far confluire il proprio appoggio su un altro candidato. La scorsa settimana, ad esempio, ci sono stati contatti tra la Meloni e Cattaneo anche se non è stata ancora presa una decisione su un eventuale «asse generazionale». Sulla partita grava, però, il fattore tempo: per stessa ammissione di Alfano, l'election day non consentirà la formula all'americana che avrebbe spalmato le consultazioni fino a inizio febbraio. Nelle dichiarazioni con cui i vari aspiranti premier hanno motivato la candidatura c'è chi dice di farlo per «muovere l'interesse dell'elettorato fuori dagli apparati». Chi, come la Meloni - la cui candidatura costringe gli ex An a una dolorosa competizione interna - dice di mettersi in gioco per dire un «no al fallimentare governo Monti». E chi, come Cattaneo, vuole «dare voce a un centrodestra rinnovato».
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