RomaPrimarie del Pdl - e solo del Pdl - aperte a tutti, senza filtri, steccati o percorsi a ostacoli per recuperare delusi, astenuti e sfiduciati. Angelino Alfano si gioca la carta della partecipazione. E alla riunione del tavolo delle regole riesce a imporre, senza incontrare grandi resistenze, l'idea della assoluta necessità di spalancare le porte a militanti e simpatizzanti. Una scelta fondata su una speranza: quella di ripartire dal basso, sfidando il Pd in campo aperto sul suo stesso terreno attraverso un percorso lineare che rifugga da alchimie, stratagemmi o paracadute salva-nomenklatura.
Il vademecum che viene redatto dallo stato maggiore di Via dell'Umiltà - Alfano per correttezza dopo la relazione introduttiva si allontana - è facilmente riassumibile. Le primarie saranno di partito e per la premiership. Potranno votare tutti gli elettori, anche i non iscritti al Pdl. Chi si vuole candidare dovrà presentare 10.000 firme (massimo duemila per ogni regione), anche se lo sbarramento nei fatti arriverà dalla disponibilità finanziaria. Il contributo per votare sarà di due euro. C'è anche un'opzione ulteriore che è stata discussa: quella del voto elettronico. Un tema sul quale non è stato emesso un verdetto definitivo e sul quale ci sarà un supplemento di analisi con una relazione che verrà preparata dal responsabile internet, Antonio Palmieri. Apertissimo anche il toto-candidature (la scadenza per la presentazione delle firme è fissata per il 16 novembre). A oggi la rosa più probabile dei partecipanti è questa: Angelino Alfano, Daniela Santanchè e Giancarlo Galan in primis, ovvero i dirigenti che hanno ufficializzato la volontà di esserci. Molto probabili le candidature di Giorgia Meloni e Alessandra Mussolini così come salgono le quotazioni di un ingresso a sorpresa di Giulio Tremonti che troverebbe l'occasione adatta per ritrovare un posto al sole e sottoporre al vaglio degli elettori la sua piattaforma economica e politica. Ci sarà poi un candidato per i formattatori. Nella riunione di ieri è stato invitato - come segno simbolico di apertura e di attenzione - anche Alessandro Cattaneo, il sindaco di Pavia e leader del movimento. Una mossa a sorpresa molto gradita dal giovane amministratore che - una volta che l'ufficio di presidenza avrà vidimato ufficialmente le regole - potrebbe sciogliere le riserve e piazzarsi ai blocchi di partenza. In bilico anche la candidatura di Roberto Formigoni che ieri non ha chiarito le sue intenzioni pur non escludendo una sua possibile discesa in campo. Intanto, tanto per allargare il quadro, il Pdl del Veneto ha compiuto un ulteriore passo in avanti decidendo all'unanimità di fare le primarie anche per la selezione dei candidati in parlamento.
Naturalmente in questo quadro almeno per un giorno rasserenato, non mancano spunti dialettici o polemici. Roberto Formigoni, ad esempio, crea un piccolo giallo parlando dell'opportunità di dimissioni di Alfano. Poi chiarisce che il passo indietro sarebbe necessario soltanto se il segretario diventasse premier in base alle incompatibilità fissate da sempre dal partito. Daniela Santanchè, invece, auspica «che ci siano anche molti altri candidati», ma a Gasparri e La Russa consiglia di «fare un nuovo partito», perché in Italia c'è «voglia di destra» ma sempre «sotto il cappello, che è quello di Berlusconi». Con una postilla: «Sono contenta che Giorgia Meloni chieda l'azzeramento dei dirigenti. Io lo faccio da molto tempo, ma mi hanno dato della sfascista, vediamo ora come si comportano con lei». E proprio sulla partecipazione alle primarie dell'ex ministro della Gioventù potrebbe scattare un cortocircuito interno al mondo degli ex An. Lei ufficialmente non si espone e non conferma. Ma sul suo nome potrebbe convergere una fetta consistente del mondo della destra. Facendo scattare una forte competizione interna perché Gasparri, La Russa, Ronchi, Urso e anche Altero Matteoli sono convintamente schierati con Alfano.
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