Il problemino di Elon Musk, basta permessi premio e la maturità: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: la festa islamica, lo studente che non dà l'esame orale e Andrea Cavallari

Il problemino di Elon Musk, basta permessi premio e la maturità: quindi, oggi...

- Scusate la prolungata assenza di questa nostra rubrica, ma è nata mia figlia Celeste. Bene, ora cominciamo.

- Si è presentato all’esame di maturità, prova orale, e ha detto: grazie a tutti, io non voglio sostenerlo. Il nuovo eroino della buona stampa si chiama Gianmaria. Bravo? Bene? Bis? No.
Intanto perché sa di furbata: il bravo Gianmaria, grazie ai crediti maturati negli anni e a quelli guadagnati alle prove scritte, si era già assicurato il voto minimo per essere promosso. Quindi la sua “protesta” sa tanto di sciopero del venerdì della Cgil: tanto rumore, nessun effetto concreto. Perché se vuoi davvero protestare contro “l’inutile formalità” che “assegna un punteggio ad una persona” senza “qualificarla”, un sistema di valutazione che genera competizione, stress e pressioni, allora devi avere il coraggio di arrivare fino in fondo: non ti presenti neppure agli scritti e contesti il ministero, beccandoti la bocciatura. Altrimenti così è troppo facile. Se poi vogliamo discutere del sistema di valutazione dell’esame di maturità, facciamolo. È perfetto? No. È tuttavia utile? Sì, se fatto bene e allo scopo di segare i caproni. Perché la vita non è un pranzo di gala, non sempre il “sistema” ci appare giusto, eppure occorre conviverci. Per dire: gli esami universitari sono forse diversi? No. Ti trovi a studiare un programma mastodontico valutato con tre sole domande, in cui conta tanto la fortuna, l’aver beccato l’assistente giusto o la luna storta del professorone. E secondo Gianmaria, i colloqui di lavoro sono forse migliori? Qualificano davvero "il valore di una persona”, di cui è stato letto solo il curriculum e si e no è stato intervistato un paio di volte? No. Eppure funziona così. Ma in fondo la scelta di Gianmaria è perfettamente in linea con la psicologia dei nuovi giovani, sostenuta da un certo accomodante mondo, in cui valutazioni, sana competizione e autorità docente sono da considerarsi il male assoluto. Tutto è dovuto e apparecchiato, possibilmente al minimo sforzo, senza valutazioni e con genitori “comprensivi”. Milioni di studenti hanno superato quel rito di passaggio, poi un giorno si sveglia lui… Bah.

- Ma è normale che nel Paese governato dal centrodestra, in teoria amico delle partite iva e dei piccoli imprenditori, un forfettario purissimo di mia conoscenza (fatturato sotto i 60mila euro e senza spese da scaricare né Iva da dichiarare), si sia ritrovato a casa (a casa!) la Guardia di Finanza manco fosse un evasore milionario? Boh. Alla faccia della “pace fiscale”…

- Non sono scandalizzato che un gruppo di islamici faccia i suoi riti religiosi a Milano, per quanto ci appaiano tribali e allarmanti. Né sarei preoccupato di vedere le donne velate e nascoste dietro un velo nero, se questa fosse una loro libera e informata scelta. Mi preoccupa il silenzio delle femministe, di quelle che considerano "patriarcato" regalare un ferro da stiro ad una bambina, ma poi non alzano un ditino sulle signore segregate in piazza dentro ad un recinto.

- Andrea Cavallari è uno dei membri della “banda dello spray” di Corinaldo condannato per la strage in discoteca. Sei persone morte. Ora, mi domando e dico: ma come è possibile che un soggetto simile, che deve scontare 11 anni di carcere, abbia ottenuto un permesso per discutere la tesi di laurea, sia andato all’Università accompagnato solo dai parenti e poi sia scomparso nel nulla? Il giudice del Tribunale di Sorveglianza che ha autorizzato il tutto “sulla base di una valutazione soggettiva giustificata dalla buona condotta”, e che non ha previsto la scorta di polizia, pagherà qualcosa? Dubito. Evidentemente il caso di Emanuele De Maria, killer in permesso di lavoro dopo pochi anni dal delitto e che ha ucciso un’altra donna, non ci ha insegnato nulla. Chi finisce in carcere con condanna definitiva, la pena deve scontarla tutta. Da cima a fondo. Fine.

- Leggo sul Corriere: "A lanciare un appello al 26enne (Andrea Cavallari, ndr), anche Irma Conti, componente del collegio del Garante dei detenuti, «affinché si riconsegni alla giustizia, dimostrando che il suo è stato un atto di debolezza e non il fallimento del suo percorso trattamentale»". Ma ci rendiamo conto? Toc Toc, garante dei detenuti: il signor Cavallari, ormai maturo, non deve dimostrare nulla. Sappiamo già che il suo percorso di reinserimento è fallito: ha tentato l'evasione e dopo quello che ha fatto (ricordo: 6 morti) non possiamo nuovamente mostrarci compassionevoli. Ora anche basta.

- “Per la prima volta dal 2010, lo spread tra Btp decennali italiani e Bund di pari scadenza tedeschi è sceso sotto la soglia dei 90 punti base”. Lo dice il Corriere, non Paperino. Sono ormai finiti gli anni in cui lo spread sembrava l’unico indicatore per il benessere del Paese: quando era negativo, ed era utile ad abbattere i governi di turno, tutti a considerarlo un elemento fondamentale. Oggi che invece i titoli italiani rendono meno di quelli francesi, tutti zitti. Un po’ patetico, no?

- Europa e Usa trattano sui dazi. Vedremo come andrà a finire. Una cosa è certa, comunque: la Gran Bretagna, grazie alla Brexit, ha trattato per i fatti suoi e ha già strappato una tariffa base al 10% (soltanto).

- Il problema di Elon Musk, nella sua battaglia per formare l’America Party, è uno solo: il candidato fuori dagli schemi, gli Usa, lo hanno già. E si chiama Donald Trump. Il proprietario di Tesla finirebbe, probabilmente, per apparire una copia. E poi l’America è grande, enorme. Non bastano milioni di fan sui social per conquistare il potere. Occorre bussare porta per porta, andare nei paesini rurali, vincere e convincere nei dibattiti in tv. E Musk, questo, non credo sia in grado di farlo.

- Tutti a prendere in giro Lollobrigida per la “strategia della Bresaola”, ma il ministro ha ragione da vendere. Spieghiamo. Avete presente l’ottima bresaolina valtellinese che portate sulle vostre tavole ogni giorno? Ecco: il 90% della carne utilizzata per produrla viene dall’estero, magari in Sud America. Non che sia meno sicura: in Europa i controlli sono ferrei, quindi trasformazione e regole restano le nostre e le aziende acquistano solo carne che permetta loro di rispettare i parametri Ue. Tuttavia negli Stati Uniti le normative sono differenti e spesso molto meno restrittive, motivo per cui fatichiamo ad acquistare bovini da Trump&co a cui però vendiamo la bresaola. Da qui le lamentele della Casa Bianca, che ha imposto di dazi.

Che fare, dunque? Semplice: importo dagli Usa la carne così sono contenti, anche se non rispetta i nostri parametri, la trasformo e la rivendo sempre agli Stati Uniti dove possono mangiarla senza violare la legge. Semplice e forse anche geniale. Ma Repubblica pur di prendere in giro il ministro non si accorge che, almeno stavolta, ha preso un bidone.

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