
Le prossime settimane saranno piuttosto movimentate: sono stati proclamati diversi scioperi non pravvisati che rischiano di causare gravi danni all'infrastruttura economica e ai cittadini. Si tratta di scioperi illegittimi per legge, sui quali la Commissione di garanzia sugli scioperi ha annunciato che accenderà un faro.
"Con riferimento a preannunciati scioperi generali senza preavviso da parte di diverse organizzazioni sindacali, la Commissione di garanzia ricorda che lo sciopero (diritto tutelato dalla nostra Costituzione), nell’ambito dei servizi pubblici essenziali, deve rispettare precise regole previste dalla legge 146 del 1990, a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini utenti, tra cui l’obbligo di preavviso", si legge nella nota del Garante. Un preavviso che vale sempre, tranne "nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori". Ma questa eccezione, come appurato e specificato già in passato dal Garante, non è ravvisabile nelle recenti proclamazioni di scioperi generali a sostegno di Gaza.
Nella sua nota, inoltre, la Commissione di garanzia sugli scioperi ricorda come "proclamare scioperi senza queste caratteristiche equivarrebbe a porsi in una situazione di illegittimità e con azioni contrarie al dettato (e allo spirito) della legge 146" e per questa ragione "ci attendiamo che ogni possibile azione di sciopero tenga conto dei limiti suddetti e come Commissione vigileremo attentamente, nell’ambito delle nostre prerogative, affinché non vengano violati diritti essenziali della persona".
Il sindacato Si.Cobas ha indetto uno sciopero generale per "fermare il genocidio a Gaza e in Cisgiordania" ma, aggiunge, potrebbe essere anticipato nel "si verificassero sviluppi critici dovuti a eventuali azioni da parte del governo israeliano volte a ostacolare l’arrivo della Global Sumud Flotilla a Gaza".
Il sindacato ha comunicato "l’apertura dello stato di agitazione con effetto immediato e per tutto il settore privato e pubblico, chiedendo la fine immediata del genocidio sionista a Gaza e in Cisgiordania, la sospensione di ogni fornitura di armamenti e di merci, nonché di ogni collaborazione e partnership commerciale, culturale, accademica e tecnologica con lo stato di Israele".