Giallo risolto (forse). Sul mistero di Capodanno, il colpo di pistola esploso in uno sperduto paesino piemontese e arrivato con la sua eco fino nei palazzi romani del potere, per la Procura di Biella la verità è la più ovvia, la spiegazione su cui fin dal primo momento si erano avviate le indagini. A esplodere il colpo che ferì a una coscia uno dei partecipanti al veglione fu il padrone della pistola: Emanuele Pozzolo (nella foto), deputato di Fratelli d’Italia.
Le indagini, fa sapere ieri il procuratore della Repubblica Teresa Camelio, sono concluse. Per Pozzolo si prepara la richiesta di rinvio a giudizio per lesioni colpose, omessa custodia di armi, esplosioni pericolose. A meno che nei prossimi giorni Pozzolo non riesca nell’impresa che finora non gli è riuscita: convincere i pm della sua innocenza, spiegargli che a sparare è stato un altro dei presenti. Ma per convincerli dovrà farsi interrogare, cosa che finora ha rifiutato di fare.
Gli interrogatori e le perizie tecniche, si legge nel comunicato della Procura, «hanno confermato l'ipotesi iniziale e hanno escluso l'eventuale coinvolgimento di terze persone». Pozzolo era positivo allo stub, il tampone che rileva i residui di sparo, le perizie balistiche e le impronte digitali hanno confermato la pista. Escono così di scena, nella ricostruzione dei pm, gli altri presenti al momento dello sparo: a partire dall’agente di polizia penitenziaria Pablito Morello, capo della scorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro, e suocero del ferito Luca Campana. Anche Del Mastro era presente al veglione, giura di essersi trovato fuori dai locali al momento dello sparo, ma la sua figura continua ad aleggiare sulla vicenda: anche perchè Matteo Renzi insiste a picchiare sul tema, e appena pochi giorni fa ha rilanciato la dichiarazione di un testimone secondo cui il sottosegretario era invece a meno di tre metri dal fattaccio, invocando «che si faccia luce sulla scandalosa vicenda». Sarà soddisfatto, Renzi, della verità - in fondo banale - proposta dalla Procura?
A non esserne per nulla soddisfatto è, come si può immaginare, Emanuele Pozzolo: «Continuo a domandarmi - dice ieri il deputato - come mai quella sera lo stub sia stato fatto solo a me, nonostante io avessi subito dichiarato che il colpo non è partito dalla mia mano. Sembra che qualcuno abbia fretta di trovare un colpevole: che naturalmente deve essere un politico, così fa più notizia».
Che lo sparo sia stato accidentale non ci sono dubbi, e così a finire sotto accusa è stata soprattutto la leggerezza di Pozzolo, che a festa inoltrata si presenta al veglione portandosi dietro la sua minuscola calibro 22, la sfodera e la mostra ai presenti. Su quanto accade dopo, quando l’arma cade, viene raccolta e parte il colpo le versioni divergono, con Morello che accusa Pozzolo, e Pozzolo che nega. Sull’arma ci sono anche le impronte di Morello, che però spiega di avere raccolto l’arma dopo lo sparo per metterla in sicurezza. Certo, se lo stub fosse stato fatto anche al caposcorta i dubbi sarebbero di meno.
Ma ormai è tardi. Poi ci sarebbero altre cose da capire: quanti secondini fossero alla festa, perché, e perché il caposcorta Morello non abbia seguito Del Mastro quando è uscito. Ma sono dettagli penalmente irrilevanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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