"Contro di me è stata schierata una commissione parlamentare, la Telekom Serbia, poi la Mitrokhin, sono stati acquistati parlamentari. Ma non sono riusciti a farmi fuori, e credo che anche questo, oltre alle due sconfitte elettorali, abbia spinto Berlusconi dopo il voto del 2013 a dichiarare a Bari che avrebbe cambiato Paese in caso di una mia elezione al Quirinale". Lo dice Romano Prodi a Maurizio Damilano nel libro "Chi ha sbagliato più forte. Le vittorie, le cadute, i duelli dall’Ulivo al Pd", di cui oggi sono stati pubblicati alcuni stralci.
Nel volume il Professore si dice "deluso" da chi non l'ha difeso da questi attacchi, riferendosi, ovviamente, al Pd e alla vicenda della mancata elezione al Quirinale. "La mia più grande delusione non è arrivata da Berlusconi", racconta, "Ovunque, quando qualcuno dall’esterno ti attacca, la tua organizzazione ti difende: è una regola elementare. Nei miei confronti non c’è stata una parola di difesa arrivata dalla mia parte dopo l’attacco di Berlusconi di Bari. È stata questa la mia più grande delusione".
Proprio sulla candidatura al Colle interviene Massimo D'Alema, secondo cui il nome di Prodi fu fatto da Pier Luigi Bersani. "Nelle ore che precedettero le votazioni per il presidente della Repubblica ho parlato al telefono con Prodi. Era ancora in Africa, è stata una conversazione molto sincera e amichevole. Lo avvertii che il modo in cui si era giunti alla sua candidatura, dopo la liquidazione di Franco Marini, rischiava di esporlo a una vera e propria trappola. Non è vero che quella mattina tutti applaudirono Prodi, nessuno si è dato pena di sapere cosa è successo quella mattina.
Non c’ero, ma me l’hanno raccontato in tanti: i parlamentari si sono trovati di fronte a quella che è statada molti vissuta come una scelta imposta, come una decisione contraddittoria, non discussa. In sala c’era la metà di chi avrebbe dovuto partecipare, c’è stato l’applauso di alcuni, c’è stato l’errore grave di chi non era d’accordo, avrebbe dovuto parlare e non lo ha fatto".
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