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Cosa dicono i sondaggi

Sette giorni e si vota, ripristinando così la democrazia sospesa oltre un anno fa dalla sciagurata scelta di Napolitano di affidare la guida del Paese a un governo tecnico

Cosa dicono i sondaggi

Sette giorni e si vota, ripristinando così la democrazia sospesa oltre un anno fa dalla sciagurata scelta di Napolitano di affidare la guida del Paese a un governo tecnico. I risultati sono sotto gli occhi, e sulla pelle, di tutti: la situazione di famiglie e imprese è peggiorata. Eppure Napolitano insiste, come tutti i comunisti non ammette gli errori. E siccome Obama sa a mala pena dove sta l'Italia sul mappamondo, il nostro presidente gli ha spacciato per vera la favola di Monti salvatore della patria. Quello ha annuito per dovere di ospitalità e noi ora dovremmo berci che l'America vota Monti. Ma per favore. Neppure gli italiani, stando ai sondaggi, vogliono votarlo. Figuriamoci gli americani.

Comunque, a una settimana dal voto, la situazione sta più o meno così. Al Nord l'asse Pdl-Lega tiene bene, troppo bene, tanto che la solita procura sta pensando di giocarsi l'asso della disperazione. L'obiettivo è Roberto Maroni, candidato governatore della Lombardia. Il mezzo è Orsi, ormai ex presidente di Finmeccanica arrestato con un tempismo sospetto. La speranza è che il galeotto, a disagio in cella, accetti di confermare il teorema che lo vuole uomo organico alla Lega. Quindi, se nelle prossime ore leggerete il titolo «Avviso di garanzia per Maroni», sappiamo tutti di cosa si sta parlando.
Monti, come detto, è messo non male, malissimo. I suoi due soci, Casini e Fini, insieme valgono più o meno come il partito di Storace (il cognato di Tulliani rischia di non entrare in Parlamento). Ma lo stesso Monti sta scivolando sotto soglie che mettono a rischio di mancata elezione la sua pattuglia di senatori. È un pesce fuor d'acqua che si agita e scommetto che in settimana passerà dagli insulti ai fatti, svelando chissà quale presunta porcheria dei suoi avversari.
Bersani è come lo vedete. Paralizzato. Nelle rilevazioni l'encefalogramma del partito è piatto e non c'è verso di rianimarlo. Berlusconi parla di sorpasso avvenuto. Non posso confermare - la legge me lo impedisce -, ma in coscienza non me la sento di smentire. Posso solo aggiungere che Ingroia, sull'ala sinistra, piace più di Vendola, e questo complica di molto le cose in casa Pd. Un segnale in questo senso è proprio lo spot a Monti del compagno presidente Napolitano, che i sondaggi li conosce bene: o Monti cresce o, stando ai fatti, il vecchio presidente non riesce neppure stavolta, per fortuna l'ultima, a insediare a Palazzo Chigi un premier di sinistra.

E veniamo a Grillo, il presunto trionfatore. I vecchi politicanti arricciano il naso e ricordano un proverbio: piazze piene, urne vuote. I suoi avversari lo temono, ma lo stesso Grillo non si fida e, tradendo (buon ultimo) un giuramento, si concede da oggi alla tanto disprezzata televisione.

Un motivo ci sarà, ed è che anche lui legge i sondaggi e vede che qualcosa non torna.
Partita aperta, quindi. E in sette giorni possono ancora cambiare tante cose. Come dice Mentana aprendo ogni suo tg: c'è fibrillazione alle stelle nel mondo della politica, ne vedremo delle belle.

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