La proposta

MilanoCastrazione chimica e fisica, ergastolo, pene esemplari. E c’è perfino chi lo vuole «morto subito». Il popolo di Facebook (foto) sfoga la sua rabbia per Luca Bianchini, il serial maniaco accusato di essere lo stupratore seriale che ha terrorizzato Roma. In poche ore sono oltre 600 le iscrizioni ai gruppi contro il presunto violentatore seriale. C’è anche un profilo con il nome e la foto di Bianchini, ma senza nessun «amico».
E da oggi a Roma inizieranno a raccogliere le firme per una petizione popolare al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, affinché «si attivi presso il governo a favore dell’introduzione della castrazione chimica per stupratori e pedofili». Lo annunciano Paola Marraro, Ilaria Misantoni e Patrizia Passerini, rispettivamente, socio fondatore, coordinatrice giovanile del Lazio e dirigente regionale del Movimento per l’Italia con Daniela Santanchè.
La castrazione chimica come «bonifica», come arma contro gli stupratori, è un filo che annoda Roberto Calderoli e Walter Veltroni, politicamente opposti, ma favorevoli. Una voce contro, quella dell’ex sindaco di Roma, che si erge dallo schieramento Pd che da sempre grida alla barbarie, ogni volta che la Lega, come da anni si ripete, torna a invocarla come deterrente contro i reati di violenza sessuale.
Ieri era il ministro Calderoli («serve la tolleranza zero contro crimini così aberranti e la castrazione può essere idonea»), oggi, dopo i fatti di Roma, ad alzare la voce in casa del Carroccio è la parlamentare Carolina Lussana: «Il trattamento farmacologico deve essere su base volontaria, ovviamente reversibile. Chi accetta potrà avere dei benefici carcerari», ha scandito l’esponente leghista presentando il suo emendamento alla nuova legge sulla violenza sessuale che proseguirà l’esame della Camera domani.
Con l’arresto del presunto stupratore seriale della capitale, sul fronte politico si è riacceso il dibattito sulla castrazione chimica che in Italia era cominciato a metà degli anni ’90. Il primo a chiedere il trattamento farmacologico era stato nel febbraio 1997 a Milano, Orlando Dossena, 42 anni, accusato di una quarantina di violenze sessuali e tentativi di violenza. La sua sorprendente richiesta sollevò un clamore che raggiunge il suo apice nel gennaio 1998, quando venne partorito il primo progetto di legge sull’autocastrazione chimica.


Avvolto dalle polemiche il testo finì congelato in un cassetto e riflettori si riaccesero soltanto cinque anni dopo quando si espresse il Comitato nazionale di bioetica, che in un documento rifiutava trattamenti sanitari obbligatori nei pedofili e stupratori.
Nel mondo i primi ad adottare la castrazione chimica furono alcuni Stati americani. In Europa, invece, è stata adottata in Svezia, Danimarca, Spagna e Gran Bretagna.

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