Puglia, ecco la frase che inchioda Vendola "Ti copro io..."

Lea Cosentino un anno fa rivelò ai pm baresi che Vendola gli aveva detto: "Non ti devi preoccupare di questa cosa, ti copro io". Poi racconta: "Voleva favorire Paolo Sardelli". Che però non aveva presentato la domanda

Puglia, ecco la frase che inchioda Vendola "Ti copro io..."

Un concorso per primario inguaia Nichi, il «poeta della politica», e Vendola si ritrova indagato a Bari per abuso d’ufficio. Il governatore pugliese, secondo la procura del capoluogo, avrebbe imposto la riapertura dei termini di un concorso da primario per consentire a un medico da lui sponsorizzato di parteciparvi e di aggiudicarsi quel posto. Arrivando a tranquillizzare la dirigente restìa a forzare la mano con un esplicito «ti copro io».
Ad accusarlo è proprio quest’ultima, la «Lady Asl» pugliese Lea Cosentino, un tempo sua grande amica, che aveva parlato delle pressioni subite da Vendola giusto un anno fa, in un verbale dell’8 aprile 2011, ai pm baresi Francesco Bretone, Desirée Digeronimo e Marcello Quercia. Accuse che il Giornale aveva rivelato già il 22 dicembre scorso, raccontando la «sponsorizzazione» del primario, Paolo Sardelli, da parte del presidente della Giunta, e la «forzatura» imposta alla Cosentino («su istigazione e determinazione di Vendola Nicola», annotano oggi i pm) per la riapertura dei termini del concorso.

A Vendola, che ieri ha giocato d’anticipo, annunciando di essere stato indagato in una conferenza stampa convocata ad hoc, è stato ora notificato l’avviso di conclusione delle indagini, datato 30 marzo 2012, che solitamente prelude a una richiesta di rinvio a giudizio. Secondo la procura, a settembre del 2008 la Cosentino avrebbe riaperto i termini del concorso per il posto da primario di Chirurgia toracica dell’ospedale San Paolo di Bari «al fine - scrivono i pm - di favorire esclusivamente la situazione personale di Paolo Sardelli, insistentemente segnalata da esso Vendola («Quel concorso deve vincerlo Sardelli»)».

Il medico «sponsorizzato» da Vendola non aveva nemmeno presentato domanda quando il concorso era stato bandito la prima volta, perché - racconta la Cosentino a verbale - confidava «di poter essere collocato presso il Di Venere (altro ospedale del capoluogo, ndr) in una istituenda unità complessa». Che però non fu più istituita, e allora, prosegue l’ex commissaria della Asl Bari, «Vendola mi chiese insistentemente di riaprire il concorso per consentire a Sardelli di parteciparvi». Era «chiaramente una forzatura», ammette la Cosentino con i pm, «ma Vendola mi disse di farlo perché mi avrebbe tutelata». E Sardelli, «effettivamente il più titolato», grazie a quell’escamotage vinse il posto al San Paolo. E già che c’era, aggiunge ancora Lady Asl, «mi impose attraverso Vendola di fare una ristrutturazione del reparto e di dotarlo delle attrezzature idonee».

Accuse precise quanto pesanti, ribadite in un interrogatorio a gennaio scorso, sfociate in un nuovo fascicolo d’indagine e ritenute credibili dai magistrati pugliesi. Che nell’avviso di conclusione contestano non solo l’iter irrituale e la nomina «ad personam», ma anche le assicurazioni che Vendola avrebbe dato alla Cosentino, garantendole in cambio della «forzatura» la «propria protezione da eventuali rilievi e/o iniziative di terzi cointeressati (“Non ti devi preoccupare di questa cosa! Ti copro io!”)». Le toghe ipotizzano dunque l’«ingiusto vantaggio patrimoniale» procurato da Vendola e da Lady Asl al primario vincitore, e «il danno ingiusto» arrecato ai tre medici esclusi da quell’incarico.

Intanto il governatore indagato reagisce lodando il primario dalla nomina «chiacchierata» e prendendosela con la Cosentino. Nichi, che difende la scelta del dottor Sardelli, «conosciuto per essere una vera promessa della scienza medica», replica al suo coinvolgimento nell’ennesimo filone delle inchieste sulla sanità pugliese sostenendo che il teorema della procura «si basa soltanto ed esclusivamente sulle dichiarazioni rese da una persona che ha motivi di rancore nei miei confronti».

Ossia proprio l’ex Lady Asl, la donna che lo stesso Vendola, prima del ciclone giudiziario sulla malasanità pugliese, avrebbe voluto promuovere assessore alla Sanità al posto dell’indagato, poi promosso senatore dal Pd, Alberto Tedesco.

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