L'Italia non è sotto la tutela del Fondo monetario internazionale, a cui non ha chiesto alcun aiuto. Ne consegue che i rapporti che il Fmi fa sull'economia italiana non hanno alcun valore ufficiale di «raccomandazione» e che le critiche in essi contenute alle decisioni del nostro governo, rappresentano una interferenza indebita nelle scelte politiche ed economiche nazionali. Questo vale, in particolare, per le frasi che il comunicato del Fmi contiene circa l'Imu sulle abitazioni principali. Esso afferma che tale imposta andrebbe mantenuta per ragioni di equità e di efficienza. La frase è stata riportata con enfasi dal Wall Street Journal, che vi ha aggiunto che con l'abolizione di questa parte del tributo, il governo italiano derogherebbe alla politica di rigore. Ma ciò è sbagliato, perché l'abrogazione in questione verrà coperta da tagli di spese e di esoneri fiscali indebiti e, quindi, non è un'operazione di «finanza allegra», ma la limatura di un eccesso di fiscalità che frena la domanda di consumi e di investimenti e la crescita. Il Fondo monetario dice che questa tassazione va mantenuta per ragioni di equità ma non ha alcun titolo per dare lezioni di equità. Esso è una superbanca. Non si è mai saputo che i banchieri abbiamo a cuore l'equità. Quanto all'efficienza, l'affermazione del giovane macro economista pakistano, Aasim Husain, vicedirettore generale del Dipartimento europeo del Fmi, esperto di modelli econometrici, che ha sottoscritto il rapporto, è ridicola. Infatti, i titolari di abitazione principale in Italia sono almeno 16 milioni. E il gettito totale dell'Imu, su di loro, è di 4 miliardi, lo 0,25% del Pil. Di media, a ogni contribuente, con l'Imu sulla prima casa, si chiedono 240 euro, con un meccanismo di accertamento basato su valori catastali non sempre facilmente individuabili e dichiarazione del contribuente. Non pare che un tributo di questo tipo possa definirsi efficiente. L'abolizione di questa parte dell'Imu può permettere di concentrarsi meglio sulla parte restante, che comunque, senza la tassazione sulla prima casa, ha raggiunto una pressione pari all'1,28% del Pil, cioè di 20 miliardi. Aggiungendovi la tassazione indiretta sui trasferimenti d'immobili, pari allo 0,60% del Pil, si perviene all'1,88% del Pil. La Tarsu (Tassa sui rifiuti urbani) detta anche Tia (Tariffa di igiene ambientale) aveva una pressione dello 0,40 del Pil. Il suo aumento, mediante la trasformazione in Tares (tariffa per i rifiuti che ne deve coprire il costo del 100%), la porta allo 0,50 e, con l'inclusione del costo di altri servizi, allo 0,60% del Pil. Così le imposte sugli immobili in Italia arrivano al 2,50% del Pil, vale a dire il livello più alto in Europa. E non è vero che con l'esonero dall'Imu l'abitazione principale non paga tributi immobiliari, perché la Tares ha una pressione media dello 0,60% del Pil anche sull'abitazione principale. Penso che il super esperto del Fmi non conosca l'italiano e, quindi, si sia fatto consigliare da qualche tecnico del ministero del Tesoro, sicché ha riportato ciò che pensano quelli che hanno escogitato l'Imu immobiliare, i quali, come è noto, sono fanatici della tassazione patrimoniale e, in generale, delle imposte sul risparmio del ceto medio. Il comunicato del Fondo monetario sull'Italia, tra le altre cose, lamenta la crisi del settore edilizio, che frena la nostra ripresa. Non capisco con quale logica si pontifichi a favore della tassazione immobiliare e, nello stesso tempo, si voglia un rilancio dell'edilizia. Le due cose si contraddicono. Per dare un'idea dell'effetto depressivo che ha avuto l'Imu, basta osservare che essa ha generato un aumento dello 0,8% della pressione fiscale sugli immobili.
Ora al tasso di rendimento del 4%, ciò equivale a una riduzione di 25 volte del loro valore, cioè al 20% del Pil, pari a 310 miliardi. Questo è il tributo patrimoniale che è stato inflitto ai proprietari di immobili, al netto dei 4 miliardi sulla prima casa. Non basta?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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