Quegli appelli caduti nel vuoto: tutti i flop del circo radical chic

Dall'ineleggibilità di Berlusconi al reintegro di Battiato la sfilza di cause perse di Repubblica e Micromega: quando firmare è un riflesso pavloviano

Quegli appelli caduti nel vuoto: tutti i flop del circo radical chic

Nella Parigi dell'intellettuale engagé, Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir possedevano la delega in bianco per 68 firme: quando la coppia sottoscriveva un appello, automaticamente compariva la lista degli altri firmatari, una settantina di chierici pronti a sostenere qualsiasi causa, ovunque. Di solito, c'è da dire, con un certo successo.
Nell'Italia dell'intellettuale radical, Repubblica e Micromega hanno il medesimo ascendente, più mediatico che culturale, su un gruppo di uomini di pensiero e di spettacolo, che firmano con riflesso pavloviano gli appelli lanciati dalle due casematte giornalistiche della sinistra italiana: la stessa compagnia di giro - Umberto Eco, Gustavo Zagrebelsky, Alberto Asor Rosa, Stefano Rodotà, Flores D'Arcais, Barbara Spinelli, Dario Fo, i Centoautori, i cantanti del Primo Maggio... - che sottoscrive qualsiasi appello, sempre. Di solito, c'è da dire, con scarsi risultati.
Guardando le ultime cause, perdute, sostenute dall'intellighenzia arroccata sull'asse allargato Repubblica-Micromega, gli effetti ottenuti sono minimi. Chi fa appello, rimane inascoltato. Chi firma, si ferma.
Tre giorni fa. Un gruppo di intellettuali vicini al Pd lanciano un appello a Rosario Crocetta per far rientrare di Franco Battiato nella giunta della Regione Sicilia. Lo stesso governatore li gela: «Mandandolo via gli ho fatto un favore. Battiato deluso? Non gliene frega niente». Appello rientrato.
Marzo. Micromega chiama alle armi l'intellighenzia organica per dichiarare ineleggibile Silvio Berlusconi. Rispondono Camilleri, Fo, Margherita Hack, la Spinelli... Poi rispondono anche Napolitano («Bisogna garantire al Cavaliere la partecipazione politica») e Renzi («Voglio mandare Berlusconi in pensione, non in galera»). Intellettuali in silenzio. Appello zittito.
Marzo. Un gruppo di artisti internazionali corre in soccorso dell'assessore Stefano Boeri, licenziato da Pisapia, chiedendo al sindaco di ripensarci. Infatti. Nomina subito il suo sostituto, Del Corno. Appello controproducente.
Settimane post- voto. Su Repubblica vengono lanciati due diversi appelli, uno sostenuto da Benigni, Jovanotti, Saviano, Michele Serra.... l'altro dalla Spinelli, la De Monticelli, Salvatore Settis..., che chiedono, con firme diverse, la stessa cosa (che contemporaneamente con un lungo articolo sullo stesso quotidiano chiede anche Celentano): Pd e 5 Stelle devono allearsi «per salvare il Paese». Risponde Grillo per tutti, a tutti: «Vaffanculo!». Appelli scoppiati.
Febbraio. Su Repubblica Zagrebelsky, Eco, Rodotà, la Spinelli, Camilleri Asor Rosa... con un accorato appello chiedono ai cittadini di votare per il centrosinistra così che si possa dare all'Italia «un governo stabile, autorevole, rispettabile» e - soprattutto - «scongiurare l'ingovernabilità». Risponde direttamente il popolo italiano, alle urne. Lasciando senza parole Bersani, e mandando in depressione gli intellettuali. Appello sfortunato.
Ottobre 2012. Repubblica lancia una gigantesca campagna con raccolta firme: un appello per l'approvazione in Parlamento della legge anti corruzione. Sarà uno dei provvedimenti più discussi e contestati nei vari punti del governo Monti. Che alla fine scontenterà tutti. Delusione scontata. Appello azzoppato.


Intanto, Barbara Spinelli, primissima firma di Repubblica, e Paolo Flores D'Arcais, testa pensante di Micromega, da ieri hanno iniziato a stilare una serie di «note quotidiane» (sorta di appelli ai tempi dei social network) da inviare congiuntamente ai parlamentari del Pd e del M5S «per trovare un accordo sui principi fondamentali dell'agire politico e sulle scelte contingenti». Sembra che molti abbiano chiesto di essere tolti dalla mailing list.

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