Quei politici di serie B caduti nella Rete

Le volgarità di Crimi ultimo caso: decine di assessori e consiglieri costretti a lasciare per le farneticazioni sui social network

Quei politici di serie B caduti nella Rete

Brutte bestie i social network. Strumenti di comunicazione efficaci. Spesso troppo efficaci. E rapidi. Spesso troppo rapidi. Certamente più dei neuroni di chi li usa. Prendi i politici: cinguettando e postando hanno collezionato gaffe a mazzi. In qualche caso finendo per rimetterci anche il posto.

Il caso Crimi apre il primo capitolo del museo degli orrori «sociali», quello dei grillini. Che proprio perché sbarcati nei Palazzi romani zompando dalle piattaforme della politica virtuale usano la tecnologia con disinvoltura a volte eccessiva. Matteo Dell'Osso iniziò ancora prima di essere eletto deputato, il giorno delle elezioni, il 24 febbraio, elargendo consigli su Facebook: «Prima del voto bagnatevi la mano con la saliva, umettate la matita e poi votate. Solo così il vostro voto sarà indelebile». Una bufala in grado di generare una psicosi da broglio tra gli elettori del M5S. Una volta entrati a Palazzo i grillini presero a bullarsi sui social. Brillò per maleducazione la neodeputata Gessica Rostellato il 16 marzo: «Ieri sera (...) ci ferma la Bindi e ci dice: “Ma presentiamoci, così cominciamo a conoscerci!!!” Io ho tirato dritto e me ne sono andata... ma ti pare che ti do la mano e ti dico pure “piacere”???». E il cittadino Cosimo Petraroli, il 22 aprile: «Oggi sono rimasto con gli attivisti M5S di Varese invece che a Roma ad ascoltare le stronzate dette da Napolitano». E Laura Bottici? La senatrice M5S per criticare i tonni in scatola del Parlamento scelse incautamente una tristemente celebre fotografia che ritraeva un gruppo di migranti naufragati appesi a una tonnara. Gaffe che autorizzarono le considerazioni della senatrice Monica Casaletto il 19 giugno: «Siamo dei bimbominkia e di comunicazione non capiamo un caxxo». Sottoscriviamo.

Nella collezione dei cinguettii da arrossire c'è di tutto. C'è l'imperizia del presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd), che in un tweet difese così l'acquisto degli F35: «In sostanza non si tratta di fare guerre. Con gli elicotteri si spengono incendi, trasportano malati, salvano vite umane». Peccato che i controversi mezzi siano degli aerei, per di più cacciabombardieri. C'è la comicità involontaria di Nicole Minetti, che su Twitter se la prese con i maligni: «Madrelingue tutte omologate e dicono tutti la stessa cosa». C'è la volgarità del blogger Mario Adinolfi, che ieri si è scagliato contro i 50mila manifestanti della cosiddetta Terra dei fuochi: «Si sono fatti devastare tacendo dalla camorra che ha interrato per anni rifiuti tossici, ora fanno le manifestazioni. Che popolo di merda». C'è la truffa visiva di Pier Luigi Bersani, che dopo un suo comizio scarsamente affollato caricò la foto di una piazza del Duomo gremita: era vecchia di due anni.

A volte l'autogol è drammatico. L'assessore alle Infrastrutture e mobilità della regione Lombardia Raffaele Cattaneo mesi fa ebbe l'ardire di lamentarsi su Twitter del suo stipendio da 8mila euro: «Uno come me cosa deve fare?», il grido di angoscia sbeffeggiato dai suoi follower. Gianluigi Piras, emergente del Pd sardo e omosessuale, su Facebook se la prese con Elena Isinbayeva, l'astista russa che aveva difeso le leggi omofobe di Putin facendo poi una goffa retromarcia: «Per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza. Poi magari domani ci ripenso. Magari mi fraintendono». Un augurio molto simile a quello fatto dalla consigliera leghista di Padova Dolores Valandro alla ministra Cécile Kyenge su Fb: «Ma mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa prova la vittima di questo efferato reato?». Si beccò una condanna a 13 mesi di reclusione e l'interdizione ai pubblici uffici per tre anni. Impunita la replica di Angelo Garbin, consigliere di Sel a Cavarzere (VE): «Mollate la Valandro con venti negri».

Come dimostra Crimi il filone antiberlusconiano è sempre florido. Valeria Rustici perse il posto da coordinatrice del circolo Sel di Ferrara per avere così commentato la morte dell'attrice Franca Rame: «Ma tipo Silvio no, eh? No, Non c'è mai una gioia». Di pari cattivo gusto l'uscita social del vicesindaco di Casalecchio, nel Bolognese, Carmela Brunetti, ex Idv, che premia con un «santo subito» un aspirante killer del Cav. Dopo tanta lugubre perfidia, fa sganasciare la disavventura di Giorgia Meloni, che un giorno caricò sulla sua pagina Facebook lo spavaldo slogan: «Vogliamo Giorgia». Peccato che una foto della «fratellina» romana coprisse le prime due lettere del nome, dando un tono hard all'auspicio: «Vogliamo orgia».

E fa quasi tenerezza l'improvvido Claudio Burlando, governatore Pd della Liguria, che qualche settimana fa postò una foto che lo ritraeva in cerca di funghi mentre in Consiglio si celebrava una fatidica seduta. Funghi buoni, velenose le polemiche.

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