diAcidificati. Sono bambine, donne e uomini ai quali viene inflitta la sfigurazione del volto con l'acido. Pratica antica nei Paesi orientali di cui da qualche tempo si legge anche nella cronaca italiana. Le cause però sono diverse. In Bangladesh, in Cambogia, Pakistan, India ed Iran viene utilizzata per vendicarsi per un rifiuto sessuale, punire una donna che ha una dote bassa, un uomo per questioni d'interesse, o ancor peggio un bimbo per colpire i suoi genitori. Punizioni atroci, dalle conseguenze indelebili. I casi italiani invece hanno un denominatore comune. La paura dell'abbandono. Uomini, più raramente donne, che sottopongono l'ex partner a riti vessatori, fino alla morte. E adesso anche «acidificazioni». Per l'Osservatorio Nazionale Stalking un italiano su cinque è uno stalker. Dall'inizio dell'anno, 50 persone hanno già perso la vita a causa di omicidi legati a patologiche relazioni di coppia. Ma anche acidificare è come uccidere. Sfigurare una persona significa privarla della sua identità. Gli ultimi dati Istat calcolano 135.351 casi di separazione e divorzi nel 2010 con un trend a crescere. Separazioni di fatto e divorzi che il coniuge lasciato non metabolizza, nega, fino a continuare a pretendere che tutto sia come prima. Abbandoni da punire come se ancora fosse in voga la legge che prevedeva grossi sconti di pena per i cosiddetti delitti d'onore. Aberrazione legislativa che fu modificata solo negli anni 80 e che buona parte degli italiani mostrò di non apprezzare. Le novità, figlie dell'evoluzione delle società più avanzate, dove la separazione è considerata una seconda occasione di vita non erano e non sono ancora arrivate in Italia, dove molti non si rassegnano di fronte alla cessazione della relazione o la vivono come l'onta da lavare con il sangue. Sono decenni che la psicoanalisi considera la mente non più una struttura individuale, ma la risultante dei processi interattivi di cui vive. Siamo, in quanto tessiamo relazioni. Da soli non avremmo senso. Gli stalker non accettano che si possa vivere da soli, non accettano abbandoni, non gestiscono perdite dolorose. L'unica arma per impedire che comportamenti deviati sfocino in omicidi o acidificazioni è la risocializzazione del potenziale assassino. Grazie al lavoro di psicologi e psicoterapeuti ne sarebbero stati riabilitati 250 dall'Osservatorio Nazionale Stalking. Ma cos'è la paura dell'abbandono? Cosa la genera? È il timore di rimanere per sempre senza legami affettivi e di dover affrontare le difficoltà della vita quotidiana. Per alcuni diventa un'ossessione che porta con sé l'esigenza di un controllo spasmodico del partner. Privare l'altro di ogni spazio personale rende l'abbandono quasi automatico. La personalità «abbandonica», è quella di colui che anche senza motivo sente o crede di essere abbandonato. È un soggetto che ha un disturbo dell'attaccamento. Nel 1951 lo scienziato John Bowlby, incaricato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, verificò gli effetti altamente sfavorevoli nei bambini privati dell'amore famigliare. I bambini che hanno un rapporto patologico con la madre, o con le figure significative di riferimento, sono destinati a trasformarsi in disadattivi. Per tutta la vita si relazioneranno con le stesse insane modalità. Al trauma iniziale si può venire a capo con un percorso psicoanalitico. C'è una questione biologica però. Il desiderio prima, l'amore poi, coinvolgono un'area del cervello che è legata anche alle dipendenze. Amare è un po' come essere drogati.
Jim Pfaus, lo scienziato della Concordia University, che ha dimostrato l'assunto, ha spiegato come l'amore sia un'abitudine che si sviluppa dal desiderio e come tale richieda appagamento. Nella mente dell'abbandonico c'è un pensiero distorto. Se non sei mia non sarai più di nessun altro- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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