In Italia abbiamo una malattia istituzionale: quando qualcosa non funziona, invece di aggiustarla, inventiamo un'autorità per controllarla. È così che ci siamo ritrovati con 19 Autorità indipendenti per un totale di 74 poltrone apicali, tutte comode, tutte costose, tutte ammantate di un'aura sacerdotale. Stipendi da nababbi, staff, segreterie, missioni in business class, auto blu e, soprattutto, nessuna responsabilità verso i cittadini. Dovevano essere indipendenti dalla politica. Lo sono diventate dalla realtà.
Il caso del Garante della Privacy è emblematico. Per una volta diciamolo: una sola ha fatto la cosa corretta sanzionando Report sulla famosa telefonata privata del ministro Sangiuliano. Non c'era interesse pubblico, lo ha spiegato benissimo Luigi Manconi, uno dei pochi che ancora distingue la notizia dal pettegolezzo. Ma questa eccezione non riscatta un ente che per quasi trent'anni ha prodotto più confusione che tutela. Davide Giacalone, già nei primi anni di vita dell'Autorità, ne denunciò la totale inutilità: si rivolse al Garante dopo essere stato spiato e linciato mediaticamente, e ricevette solo silenzi, modulistica e porte chiuse. La lezione fu chiara: il Garante garantiva solo se stesso.
E oggi la situazione è persino più assurda. Pensare che un garante nazionale possa «proteggere» la privacy nell'epoca dell'intelligenza artificiale galattica equivale a credere che un ombrello rotto possa fermare un tifone. Gli algoritmi viaggiano a velocità transcontinentale, raccolgono e elaborano dati che nessuna Autorità può anche solo inseguire. È una battaglia già persa, perché giocata con strumenti di latta in un mondo di acciaio.
Giustizia distorta
Nel frattempo, i tribunali peggiorano il quadro. In Italia i giudici quasi sempre danno ragione ai magistrati quando querelano un giornalista, e danno ragione ai giornalisti che difendono strenuamente il potere giudiziario anche quando questo travolge i poveretti che osano criticarlo. È un circuito chiuso, una catena di montaggio della verità ufficiale: chi appartiene al sistema vince, chi ne sta fuori soccombe. E dopo l'applauso in piedi dell'Anm a Sigfrido Ranucci, e non per solidarietà all'attentato subito (lì bisogna tutti alzarsi in piedi) ma per l'esaltazione del suo modello d'inchiesta, chi si immagina un magistrato che, in una causa di diffamazione, abbia la serenità di dargli torto? Se avessi una querela con lui la ritirerei per evitare spese inutili.
Le Authority erano nate proprio per correggere questi squilibri. Oggi, invece, li aggravano. Non ci fidiamo dei giudici, non ci fidiamo delle Authority, e per rimediare non facciamo altro che moltiplicare i livelli decisionali. È così che l'Italia ha creato il suo capolavoro assoluto: la giustizia a matrioska. Tar, Consiglio di Stato, comitati, garanti, autorità delle garanzie, garanti dei garanti. Una spirale barocca che soffoca chi lavora e protegge chi blocca.
Il Tar rimane la pietra tombale dell'efficienza. E qui va ricordato ciò che disse Romano Prodi, che per una volta applaudii: «Il Tar è lo strumento per non decidere mai». E aveva ragione. Basta un ricorso per paralizzare un cantiere, un ospedale, un'infrastruttura. Poi arriva la sospensiva, poi l'appello, poi il Consiglio di Stato. L'Italia è diventata un Paese in cui chi vuole fare fatica a respirare, mentre chi vuole bloccare ha sempre un appiglio.
A questa giungla si aggiunge un altro problema: l'Europa delle Autorità. Bruxelles vive immersa nel mito della «tecnocrazia neutrale», fatta di commissari non eletti che pretendono di regolare ogni aspetto della vita dei cittadini europei. Regolano i contatori del gas, le lampadine, i pixel degli schermi, i formati dei cavi elettrici, ma non riescono a regolare nemmeno se stesse. È un potere che si autolegittima in nome dell'indipendenza e che finisce per essere indipendente dalla volontà popolare. In Italia siamo stati allievi disciplinati di questa deriva: abbiamo copiato l'Europa, e ne abbiamo peggiorato il modello.
Populismo? Ebbene sì Mi si accuserà di populismo. Benissimo. Il populismo, quando è buon senso, è solo democrazia che parla chiaro. E allora diciamolo chiaro: le Authority sono organismi costosi che non autoregolano nulla. Non tutelano i cittadini, tutelano se stesse. Non semplificano, complicano. Non garantiscono diritti, garantiscono stipendifici.
Ed eccoci alla parte semplice, quella che fa tremare i burocrati: abolire le Authority: tutte, nessuna esclusa; rafforzare la giustizia vera, quella costituzionale; ridurre i tribunali paralleli, a cominciare dal Tar; restituire alla democrazia il potere che le spetta.Meno altari tecnocratici e più responsabilità politica. Meno garanti che non garantiscono e più istituzioni che decidono. Meno torri di controllo inutili e più voli che decollano davvero.