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Questi manifesti fanno orrore: è il macabro ritorno agli Anni di Piombo

Sapienza occupata per Cospito. Spuntano i volantini che mettono nel mirino Mattarella, la Meloni e la magistratura. È un drammatico ritorno alle violenze degli anni Settanta

Questi manifesti fanno orrore: il macabro ritorno agli Anni di Piombo

È un'immagine violenta, nella sua semplicità. I caratteri bianchi e squadrati, lo sfondo nero. E i volti, gli otto volti, fototessere in bianco e nero che ricordano drammaticamente i manifesti funebri affissi nei piccoli comuni. Sotto ciascun volto i nomi e i cognomi, e poi l'incarico che ognuno di essi ricopre. Sopra, invece, la scritta "Chi sono gli assassini di Alfredo Cospito". È l'atto d'accusa. Mentre quei volti e quei nomi sono un elenco. Un elenco che fa orrore. L'elenco dei nemici, quelli da mettere nel mirino, quelli da abbattere. Sergio Mattarella, presidente della Repubblica. Carlo Nordio, ministro della Giustizia. Marta Cartabia, ex ministro della Giustizia. Giovanni Russo, capo del Dap. Pietro Curzio, presidente della Corte di Cassazione. Anna Maria Loreto, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio. Gianni Melillo, procuratore nazionale Antimafia. Esattamente come negli anni Settanta, esattamente come negli anni di Piombo.

I volantini sono apparsi questa mattina sui muri della Sapienza. Non solo davanti alla facoltà di Lettere e Filosofia che ieri sera è stata occupata dagli studenti al termine dell'assemblea a sostegno del terrorista e contro il 41 bis e l'ergastolo ostativo. Sono stati affissi sui muri di tutte le altre facoltà dell'ateneo romano. Quelli attaccati accanto alla lapide per l'anarchico Giuseppe Pinelli sono, più degli altri, un avvertimento chiaro. Anche solo a guardarli si avverte l'amarezza e la violenza di un passato che ritorna o che, forse, non se ne è mai andato via. È rimasto, dormiente, dietro le frange presentabili della sinistra. E oggi vediamo ripresentarsi con prepotenza. Lo viviamo da giorni, anche se molti fingono di non accorgersene o volutamente minimizzano quanto sta accadendo. Gli attentati alle nostre ambasciate a Madrid e Berlino; le auto della polizia locate date alle fiamme a Milano; le minacce al premier Giorgia Meloni e ad altri esponenti del governo; le telefonate intimidatorie alle redazioni: la fotografia del nostro Giornale sbattuta nella rivendicazione di una cellula; le occupazioni delle scuole e delle università in nome di un terrorista; la rete anarchica che si salda con i collettivi studenteschi e i centri sociali. E, infine, il volantino di oggi con quegli otto volti. I nemici da mettere nel mirino, appunto, le istituzioni da abbattere.

"Se muore Alfredo Cospito tutti i giudici sono un obiettivo". Lo hanno scritto domenica scorsa nella lettera inviata alla sede del quotidiano Tirreno. All'interno, proprio come facevano le Brigate rosse negli anni Settanta, un proiettile. Oggi gli studenti hanno ribadito il concetto. Sbattendo quegli otto volti su tutti i muri della Sapienza e comunicando a voce il cambio di strategia: "Il tempo delle parole è finito". Inizia quello dell'azione. L'azione violenta. La stessa che Cospito ha sempre teorizzato, praticato e, una volta rinchiuso in carcere, istigato. "La rivoluzione - scriveva - la può fare solo chi ha il diavolo in corpo e non ha paura della parola terrorismo perché desidera con tutte le sue forze che i potenti vivano nel terrore". E poco importa se oggi a sinistra esprimono solidarietà. Troppo a lungo hanno solidarizzato e coccolato i violenti. Non più tardi di qualche mese fa si erano nascosti nel silenzio quando i collettivi studenteschi avevano vietato con la forza un incontro organizzato da Azione Universitaria.

È tutto come negli anni Settanta, è tutto come negli anni di Piombo.

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