Sul reddito di cittadinanza l'opposizione si gioca parecchi voti soprattutto al sud, il M5s di Conte ha il suo elettorato tra i percettori del sussidio ma anche al Pd (un tempo contrario al Rdc) e ai partitini di sinistra fa gola quella fetta di consensi. Perciò il martellamento contro il governo che «affama gli ultimi» è continuo e assume toni melodrammatici alla Mario Merola (come quando il dem Furfaro, braccio destro della Schlein, ha le visioni di «poveri che schiumano al chiodo senza un euro da spendere nemmeno per mettere un piatto a tavola»), anche se lo stop riguarda una ristretta minoranza di persone e gli aiuti per i fragili rimangono. Così il question time alla Camera con la ministra del Lavoro Marina Calderone si trasforma in uno show a chi la spara più grossa. Conte rimane fedele al registro apocalittico della «bomba sociale», nelle città italiane vede «rabbia, confusione, sfiducia, c'è un disastro sociale» dice in aula. «Qui non c'è qualcuno che soffia sul fuoco, il fuoco lo avete appiccato voi» dice il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Al contrario per Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera, «la continua e feroce istigazione delle piazze rappresenta una pericolosa scintilla che può causare una escalation di violenza contro le istituzioni». I numeri reali delle proteste ridimensionano molto il fenomeno cavalcato da sinistra e 5s. Nel rispondere ad una interrogazione dei grillini sul presunto allarme sociale creato dal governo, la Calderone cita dati del Viminale e spiega che «al momento, parlare di bomba sociale risulta sproporzionato, irragionevole e non in linea con la realtà dei fatti», e che alla manifestazione davanti all'Inps a Napoli dello scorso 31 luglio c'erano solo 30 persone (tra le voci contrarie si segnala l'ex ministro di An Gianni Alemanno che propone «un ricorso alla magistratura per gli esodati del Rdc», scatenando le critiche di Fdi). La ministra Calderone ha ripetuto nuovamente che «i non attivabili al lavoro continueranno a percepire il reddito di cittadinanza» che dal 1 gennaio si chiamerà «Assegno di inclusione», e che «lo spirito del governo è di non lasciare indietro alcuna fragilità». Si è invece intervenuto chi è occupabile, in tutto «112mila attivabili sul patto del lavoro». «Dal primo settembre potrà attivarsi ed entrare all'interno del circuito del supporto per la formazione e il lavoro. Voglio sottolineare la parola attivarsi perché il paradigma è completamente differente: c'è bisogno della volontà di intraprendere un percorso che vada verso il lavoro». Un cambiamento indispensabile visto che col reddito di cittadinanza «abbiamo speso 25 miliardi anche per la promozione del lavoro» ma, dice la ministra, «non mi sembra che su questo aspetto invece abbia portato dei risultati concreti». Eufemismo: i centri per l'impiego hanno avviato al lavoro solo un miserrimo 2,5% dei percettori di reddito. E in serata, dalla festa della Lega Romagna a Cervia, è intervenuto anche il ministro Giancarlo Giorgetti: «Il taglio del reddito di cittadinanza l'abbiamo fatto consapevolmente - ha detto - Abbiamo salvaguardato chi se lo merita. Chi è abile al lavoro deve accettare di entrare nel mercato del lavoro», ha spiegato. «I navigator - ha aggiunto - sono poi stati stabilizzati ma i risultati in termini di numeri sono stati assai mediocri».
La crescita del Pil dovrebbe dare una mano: certo, l'impennata dei tassi di interesse «non ci aiuta» - ha ammesso - ma al ministero sono «convinti assolutamente» di centrare l'1% «e anzi di superarlo». «Resto prudentemente ottimista» ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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