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Reddito di cittadinanza: la promessa mantenuta che la sinistra ignora

Pd e 5s parlano di "bomba sociale" e soffiano sul fuoco delle proteste. In verità a chiedere l'abolizione del reddito grillino erano gli italiani con il loro voto. Ora, però, quella maggioranza silenziosa non fa notizia

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I progressisti hanno già gridato allo scandalo, come sempre accade quando le cose non vanno secondo i loro desideri. Elly Schlein ha addirittura parlato di "bomba sociale" e in Cinque Stelle hanno prospettato un inquientante "autunno caldo". Sulla revoca del reddito di cittadinanza, tuttavia, c'è una realtà che la sinistra ha completamente silenziato ed escluso dalla propria narrazione anti-governativa. Nelle loro proteste, infatti, le opposizioni hanno dimenticato che a chiedere l'abolizione del sussidio grillino erano stati gli stessi italiani con il loro voto. Il superamento della norma assistenzialista era infatti esplicitato nel programma elettorale del centrodestra (poi premiato alle urne) ed è dunque scorretto farlo passare come un colpo di mano inatteso. O peggio, indesiderato.

A decretare la sconfitta politica del reddito grillino erano stati gli elettori, consapevoli che l'avvento di un governo di centrodestra avrebbe comportato il superamento della norma. A un mese dal voto del 25 settembre scorso, a dichiarare guerra al provvedimento era stata la stessa Giorgia Meloni. "È stato un fallimento totale", aveva tuonato la leader di Fratelli d'Italia, menzionando le "migliaia di truffe" perpetrate sulla percezione. E ancora, a scanso di equivoci: "Ha fallito come strumento di lotta alla povertà, che doveva essere abolita e invece ha raggiunto i massimi storici, e ha fallito come misura di politica attiva del lavoro". Così, l'esponente di partito aveva promesso l'abolizione della misura e altrettanto avevano fatto i suoi alleati di Forza Italia e Lega. Nell'accordo elettorale di centrodestra veniva infatti prospettata - nero su bianco - la "sostituzione dell'attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro".

Come sono andate le elezioni, lo sappiamo tutti: il centrodestra ha stravinto e si è apprestato così a realizzare il proprio programma di governo. In democrazia, di solito, funziona così. Tra le promesse mantenute c'è stata per l'appunto quella sul reddito grillino, archiviato e rimpiazzato con più mirati interventi di sostegno sociale. Apriti cielo: allo scattare dei primi provvedimenti di revoca, la sinistra ha gridato allo scandalo, offrendo il racconto iperbolico di un'Italia disperata e sul piede di guerra a causa dell'estinto sussidio. La verità è che ci sono stati sì episodi di protesta (in alcuni casi pure sconsiderati), ma limitati a specifici contesti e localizzati soprattutto in Sicilia e Campania, le regioni con più sospensioni. Al contempo, ci si è dimenticati di ricordare che esiste pure una maggioranza silenziosa favorevole invece alla linea del governo e al giro di vite sul rdc.

Infine, puntando il dito contro l'esecutivo, i progressisti hanno stranamente omesso tutte le vulnerabulità che il sussidio di cittadinanza aveva mostrato, a cominciare proprio dal rischio elevato di raggiri ai danni dello Stato e di percezioni indebite. Quelli non erano forse motivi sufficienti a rivedere la norma? E, chissà perché, da sinistra si è preferito invece parlare di "macelleria sociale", di "guerra ai poveri" e di "risvolti drammatici" con toni da perenne campagna elettorale.

Di soluzioni concrete, in compenso, nemmeno l'ombra.

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