
A poco più di un mese di distanza dalla chiamata alle urne per i referendum, in programma nella due giorni di domenica 8 e lunedì 9 giugno, il dibattito politico tra le due parti s'infiamma: se da un lato c'è chi, come i sostenitori dei Sì, tenta di convincere favorevoli e contrari a esprimere la propria preferenza con il chiaro obiettivo di raggiungere il quorum, dall'altra si invitano i contrari ai quesiti referendari a restare a casa. Non certo una novità, anche se qualcuno del Partito democratico che oggi grida allo scandalo dimostra di avere la memoria corta.
Il dossier informativo inviato ai parlamentari di Fratelli d'Italia ha scatenato le rimostranze dei dem, alimentando ulteriormente lo scontro tra maggioranza e opposizione:"Referendum, scegliamo l'astensione", titola il documento, senza possibilità alcuna di interpretare diversamente la volontà del partito. Una posizione condivisa anche dalla Lega e da Forza Italia, con Antonio Tajani che senza giri di parole ha comunicato il perché di una decisione del genere. "Non condividiamo la proposta referendaria quindi invitiamo all'astensione", ha spiegato il segretario di FI. Meglio non andare a votare, dunque, e seguire la strada di un "astensionismo politico":"Se uno pensa che il referendum non sia giusto, è giusto che non raggiunga il quorum, è illiberale chi vuole obbligare la gente ad andare a votare", considera il vicepresidente del Consiglio.
Anche disertare le urne diventa quindi uno strumento politico per contrastare i quesiti referendari proposti dalle opposizioni, che disperatamente tentano invece di convincere anche i contrari a esprimere la propria preferenza. E sono soprattutto il Pd e +Europa, vale a dire le due principali compagini politiche impegnate nel referendum, a mostrare indignazione. Non da meno sono anche il Movimento CinqueStelle, Alleanza Verdi-Sinistra e Maurizio Landini, segretario della Cgil promotrice dei quesiti sul lavoro.
"Che il principale partito di governo inviti le persone a restare a casa è un fatto gravissimo", attacca il capogruppo del Pd in commissione Lavoro Arturo Scotto, "il segnale di una profonda cultura antidemocratica". "Chi governa dovrebbe combattere l'astensionismo non incentivarlo", aggiunge, con esplicito riferimento alle parole del vicepremier Tajani.
Che si tratti di un'improvvisa amnesia o di una conveniente vuoto di memoria, tuttavia, c'è una cosa che ai dem pare sfuggire. Basta fare un passo indietro negli anni fino al 2016, quando fu Giorgio Napolitano a fare altrettanto, peraltro in modo esplicito e poco equivocabile.
Poco prima dei referendum, l'ex presidente della Repubblica sostenne la legittimità di disertare le urne: "Se la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità", dichiarò allora a Repubblica, "non andare a votare è un modo di esprimersi sull'inconsistenza dell'iniziativa referendaria". Meglio un bel ripasso della storia della Repubblica Italiana, quindi, prima di parlare di "antidemocrazia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.