Tajani: "Referendum? Votare è una scelta". E scoppia la polemica

Antonio Tajani: "Illiberale chi vuole obbligare ad andare a votare". E la sinistra alza il polverone

Tajani: "Referendum? Votare è una scelta". E scoppia la polemica

"Andare a votare ai referendum è una scelta libera. È una scelta non andare a votare". Queste parole del ministro degli Esteri Antonio Tajani, pronunciate a margine degli Stati generali dello sport organizzati da Forza Italia, hanno scatenato le ire delle opposizioni.

"Se la legge prevede che ci deve essere un quorum vuol dire che i cittadini devono conoscere l'importanza dei quesiti. Noi non condividiamo quindi non andare a votare è una scelta politica, non è una scelta di disinteresse nei confronti degli argomenti", ha aggiunto il vicepremir e segretario di Forza Italia ricordando che "non c'è nessun obbligo di andare a votare" e che "è illiberale chi vuole obbligare ad andare a farlo". Tajani ha poi concluso: "Un conto è per le politiche, un altro per i referendum. Se i referendum uno considera che non sia giusto, è giusto che non raggiunga il quorum".

Dichiarazioni contro cui si è scagliato il segretario di Più Europa, Riccardo Magi che ha definito "una vergogna" l'invito di Tajani a disertare le urne per i referendum dell'8 e 9 giugno. "È uno scandalo illiberale che va contro le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ci aveva invitati a fare fronte comune contro l'astensione", ha detto Magi, promotore del referendum sulla cittadinanza. Che, poi, ha attaccato ancor di più il titolare della Farnesina: "Pensiamo che Tajani - ha concluso il segretario di +Europa - a forza di frequentare gli illiberali alla Orban nelle sedi europee, sia diventato illiberale anche lui. L'unico modo per cambiare la legge sulla cittadinanza è andare a votare l'8 e il 9 giugno, ma il governo ha paura della voce degli italiani e la stanno silenziando in tutti i modi".

Il segretario della Cgil Maurizio Landini, promotore dei referendum sul lavoro, a margine dell'assemblea allo stabilimento Stellantis di Pomigliano d'Arco, riferendosi ad alcune indiscrezioni giornalistiche, si è detto "molto sorpreso che il partito di maggioranza del Governo, che è anche il partito del presidente del Consiglio, dia indicazione di non andare a votare" e ha aggiunto: "Credo che questa sia una cosa grave e pericolosa".

Landini ha, infine, ricordato che Mattarella in occasione della festa del 25 aprile aveva descritto la la lotta all'astensionismo come " una lotta per affermare la democrazia nel nostro Paese". La segretaria del Pd Elly Schlein, invece, si è limitata a dire: "Il Partito Democratico è impegnato a far salire la partecipazione verso l'8 e il 9 giugno, un appuntamento che non si può mancare. Chiediamo davvero a tutti e tutte di andare a votare. I cittadini e le cittadine hanno un'occasione di far valere la dignità e la sicurezza del lavoro". Schlein, dopo aver ricordato che il primo articolo della Costituzione " dice che siamo un Paese fondato sul lavoro", ha sentenziato: "Non possiamo accettare di essere un Paese fondato sul lavoro povero, sul lavoro insicuro, sul lavoro precario"

Marco Sarracino, membro della segreteria nazionale del Pd, non ha dubbi: "La destra getta la maschera invitando a disertare i referendum dell’8 e 9 giugno. . È noto che su lavoro e cittadinanza questo governo ha scelto di puntare su modelli di sviluppo e integrazione ingiusti e sbagliati, ma allora si abbia il coraggio di criticare nel merito i quesiti referendari anziché affossarli con la mancata partecipazione". E ancora: "La loro assenza non è neutralità: è complicità. Complicità con lo sfruttamento, con le discriminazioni, con un modello di società che esclude invece di includere. Noi invece ci saremo. Con coraggio e con chiarezza. Per difendere i diritti, per dare voce a chi non ce l’ha, per costruire un’Italia più giusta e per difendere ancora una volta la democrazia".

Sulla stessa lunghezza d'onda si collocano anche le parole di Nicola Fratoianni: "Non hanno il coraggio si dire apertamente che vogliono che si continuino a sfruttare o ad essere precarie a vita le persone sul lavoro. Appello agli elettori centrodestra, non ascoltateli Considero la principale malattia della democrazia nel nostro Paese l'astensionismo, disaffezione dallo strumento del voto. Dovrebbe essere la principale preoccupazione di ogni forza politica con un pò di senso di responsabilità sulle spalle. E invece Meloni e Tajani, per un cinico giochetto tattico, invitano a non andare a votare". Anche il capogruppo di Avs al Senato, Peppe De Cristofaro, ha attaccato: "Come fece Craxi tanti anni fa anche Fratelli d'Italia e Forza Italia scelgono la strada del boicottaggio del voto. In Italia l'astensione alle ultime elezioni ha superato il 50% e l'invito dei partiti di governo a non votare non è un bene per la democrazia. Votare, partecipare, esprimere un parere anche quando non si è d'accordo è sempre importante. Si può votare sì, si può votare no, ci si può astenere, ma non partecipare al voto è un grave attacco alla democrazia".

Chi, invece, difende l'astensione è il capogruppo dei senatori azzurri Maurizio Gasparri che attacca i promotori del referendum:"È vergognoso poter attivare un referendum con firme elettroniche con un numero di presentatori che è rimasto come quello dell'epoca dell'esclusività del cartaceo. In questo modo è facilissimo promuovere referendum in maniera perfino pretestuosa. Siccome è legittimo attivare la procedura referendaria per abrogare questa o quella norma, è altrettanto legittimo difendere le norme esistenti, se le si condividono, anche utilizzando lo strumento del quorum". Secondo Gasparri "è vergognoso l'argomentare patetico di alcuni che moltiplicando questo genere di iniziative finiscono per svilirne l'importanza".

Per il senatore azzurro "in ogni caso, nel merito, sia la proposta sulla cittadinanza che quelle sul lavoro sono sbagliate e regressive quindi vanno democraticamente contrastate con gli strumenti che la legge offre". Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia, ospite su Rai Radio Uno a 'Il Rosso e il Nero', ha spiegato che questa consultazione referendaria "non è uno strumento per risolvere i problemi, ma un modo per creare spaccature ideologiche, soprattutto dentro la stessa sinistra, dove la Cgil sta tentando di egemonizzare il dibattito".

E ha aggiunto: "Di fronte a questa strumentalizzazione, ribadiamo la nostra posizione: non partecipare al voto è una scelta consapevole, un atto politico contro un uso distorto del referendum. Serve responsabilità. Se ci sono aspetti da rivedere, lo si faccia in Parlamento, con competenza e confronto, non con slogan ideologici che rischiano solo di creare vuoti normativi dannosi per tutti".

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