Il referendum sull'Europa? Un teatrino acchiappa voti

È l'ennesimo teatrino della politica italiana quello messo in scena da Mario Monti. Sabato a Cernobbio ha invocato addirittura un vertice straordinario dei capi di stato e di governo dell'Ue da tenersi a Roma il 25 marzo 2013 contro il «pericoloso fenomeno» dei «molti populismi che mirano alla disintegrazione» dell'Europa. I giornalisti hanno subito individuato e condannato al pubblico ludibrio i colpevoli: Beppe Grillo e Roberto Maroni, a cui si è affiancato il redivivo Giulio Tremonti. Peccato che nella realtà Monti, Grillo, Maroni e Tremonti sono tutti favorevoli all'euro e si professano tutti europeisti!
Per carità gli euroscettici in Europa ci sono sicuramente: dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann al ministro finlandese per gli Affari europei Alexander Stubb; dal leader del Fronte Nazionale francese Marine Le Pen al leader del Partito della Libertà olandese Geert Wilders; dal leader dei Veri Finlandesi Timo Soini al capo del governo ungherese Viktor Orbàn. Con sfumature diverse tutti loro hanno preso le distanze dall'euro, denunciato la Banca Centrale Europea e condannato questa Unione Europea. Ma non è certamente il caso degli esponenti politici italiani!
Gli equivoci si legano ad una lettura superficiale delle dichiarazioni rese nelle scorse ore da Grillo, Maroni e Tremonti. Rispondendo a Prodi che prevede la sconfitta di un eventuale referendum sull'euro, nel suo blog Grillo gli ha risposto: «Prodi non ha capito. Se si tenesse un referendum per l'euro, io avrei già vinto. Il mio obiettivo è che siano gli italiani a decidere su temi fondamentali come l'euro e non delegare le decisioni e il loro futuro a un gruppo di banchieri e di politici». Dal canto suo Maroni ha rilasciato questa dichiarazione: «Monti ha una concezione della democrazia un po' particolare: non è populismo chiedere che il popolo dica la sua sull'euro e sull'Europa. È democrazia, questa è la differenza». Infine intervenendo a Cernobbio Tremonti ha anch'egli evocato un referendum sull'euro e sull'Europa.
Ebbene nella realtà nessuno di loro è contro l'euro e l'Europa. Nel «comunicato politico numero cinquantuno» del 28 giugno scorso, Grillo scrive: «Una precisazione sull'euro. Io non sono contrario all'euro in principio. Ho detto che bisogna valutare i pro e i contro e se è ancora fattibile mantenerlo. Chi oggi accusa il sottoscritto di anti europeismo farebbe bene a guardarsi allo specchio e sputarsi in faccia».
Dal canto suo Maroni, intervenendo alla trasmissione L'ultima parola di Gianluigi Paragone il 20 luglio scorso, ha detto a proposito dell'euro: «Dovevamo stare fuori, siamo entrati per motivi politici. Ora potrei dire: usciamo dall'euro, prenderei l'applauso di molti, dopo di che le conseguenze sarebbero quelle». Maroni chiarisce che lui all'euro ci tiene proprio: in caso di vittoria dei «no» all'euro, la Lega proporrà «una nuova Eurozona con il Nord dell'Italia nell'euro».
Infine Tremonti alla domanda postagli a Cernobbio: «Scomparirà la moneta unica?», ha risposto seccamente: «No, perché se sparisce l'euro, avremmo costi insostenibili ma anche politicamente sarebbe una cosa devastante».
Ma se Grillo, Maroni e Tremonti sono di fatto d'accordo con Monti sulla permanenza nell'euro e non si considerano degli euroscettici, perché allora dicono pubblicamente di volere dei referendum sull'euro e sull'Europa apparendo come oppositori di Monti? La risposta s'ispira alla spregiudicatezza dei politicanti: lo fanno per conquistare visibilità mediatica e crescere nelle quotazioni elettorali!
La verità è che se fossero stati veramente contrari all'euro, avrebbero concentrato la loro proposta sul riscatto della sovranità monetaria, ossia sull'emissione della moneta direttamente da parte dello Stato, per affrancarci dal signoraggio impostoci dalla Banca Centrale Europea e dalla «fabbrica del debito» a cui siamo condannati per il semplice fatto che dobbiamo acquistare la moneta pagando interessi del 4% e possiamo solo emettere dei titoli di Stato a debito.
Ecco perché in definitiva quest'ennesimo teatrino della politica ci fa toccare con mano come Monti e Grillo siano speculari e complementari: il primo sta distruggendo la nostra economia reale per darla in pasto alla speculazione finanziaria globalizzata, il secondo sta distruggendo il nostro sistema partitocratico generando un vuoto che sarà colmato da Monti, assurto a salvatore della Patria, con un'opposizione monopolizzata proprio da Grillo! Non ci meraviglia più di tanto che Monti e Napolitano evochino ripetutamente Grillo come un pericolo accrescendone la popolarità.

Dalla vittoria di Grillo e la conseguente disfatta della partitocrazia verrà assicurata la continuità del potere di Monti. Alla resa dei conti Monti e Grillo sono europeisti per interesse, speculari nella distruzione e complementari nel potere!
twitter@magdicristiano

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