Regionali, l'enclave della sinistra è la zona chic di Milano

Dall'analisi dettagliata delle elezioni in Lombardia e in Lazio si evince come il Pd riesca a vincere solo in (poche) grandi città: la Roma di Gualtieri è sbancata, i 5 Stelle non si aggiudicano nemmeno un comune

Regionali, l'enclave della sinistra è la zona chic di Milano

Il Lazio e la Lombardia vedono un centrodestra trionfare nettamente alle elezioni Regionali: non solo in generale, ma anche per quanto riguarda – più nel dettaglio – quasi tutti i Comuni dei due enti territoriali che sono andati al voto lo scorso finesettimana. I risultanti schiaccianti comunicati ufficialmente dal Ministero dell'Interno sono a dir poco emblematici in questo senso: per il centrosinistra – sia nell'alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle sia in quella tra dem e Terzo Polo – non c'è assolutamente stata partita. Andiamo a vedere più nello specifico a livello geografico.

Soltanto Milano (e poco altro) salva la sinistra

Tutte le 17 province (12 in Lombardia e 5 in Lazio) in cui si sono aperti i seggi tra domenica 12 e lunedì 13 febbraio sono state vinte dalla coalizione che è al governo del Paese e che ora guida 15 regioni su 19. Quella di Latina è dove l'alleanza che ha sostenuto Francesco Rocca è andata meglio (67,5%), mentre nella provincia di Roma Alessio D'Amato è in qualche riuscito a ricucire leggermente il divario (36%, contro il 50,3% dell'ex presidente della Croce Rossa Italiana). Nel Nord Italia, invece, assistiamo a un Attilio Fontana che tocca il massimo dei consensi nell'area metropolitana di Sondrio (62,8%) mentre è in quella di Milano dove Pierfrancesco Majorino arriva a un'incollatura dal riconfermato presidente di Regione (che comunque prevale 44,9% a 42%).

Ma, a proposito delle città capoluoghi di Regione, gli esiti sono diversi tra i due enti territoriali al voto: nella Milano di Giuseppe Sala a imporsi è il candidato di centrosinistra (46,8% a 37,7%), mentre nella Roma di Roberto Gualtieri arriva la vittoria in trasferta del candidato di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia (45,9% a 39,8%). Il capoluogo lombardo rimane così una piccola enclave per tutto quel mondo radical chic che resta ancorato all'interno delle Ztl e che vota Pd come primo partito. Per il resto, restando ai risultati dei vari capoluoghi di Provincia nello specifico, alla coalizione di Pd e 5 Stelle non rimane che la 'soddisfazione' di essere arrivata prima nelle città di Bergamo, Brescia e Mantova (oltre che Milano); tutti gli altri 13 grandi centri, invece, sono andati al centrodestra. A Varese, poi, città natale di Attilio Fontana (con un sindaco attualmente del Partito Democratico) arriva un sontuoso 56,1% a favore dell'alleanza azzurra.

Le curiosità sui piccoli Comuni

Guardando le percentuali rispettive di ogni singolo Comune, tra i 1.504 lombardi e i 378 laziali, si possono scorgere almeno tre elementi. Al Nord, il centrodestra ha ottenuto il massimo a Cavargna, in provincia di Como (94,6%), e il minimo a Fortunago, nel Pavese (29%). Proprio in questa piccola cittadina (348 abitanti) è stato ottenuto il picco di Letizia Moratti (63,1%) e la percentuale più bassa di Majorino (6,5%). Il parlamentare del Partito Democratico tocca il record a Scanzorosciate (Bergamo) con il 59,6%. Al Centro Italia la candidata del Movimento 5 Stelle, Donatella Bianchi, non riesce a imporsi in un solo Comune del Lazio: riesce giusto a toccare il massimo a Rignano Flaminio (14%). Rocca tocca il massimo a Borgorose, in provincia di Rieti con l'87,9% (dove invece D'Amato precipita al 4,8%), e il minimo a Canepina, nel Viterbese (23,4%). Il centrosinistra va invece benissimo a Canterano, alle porte di Roma (77%).

Infine, una curiosità statistica: Jacopo Dozio è risultato eletto al Consiglio regionale nonostante abbia ottenuto un numero di preferenze esiguo: 93. Era tra i candidati della lista civica "Lombardia Ideale" - che era a sostegno di Attilio Fontana - nel collegio di Monza e Brianza. Quando si dice: massimo risultato con il minimo sforzo.

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