Vecchioni jr pioniera con compagna e figlie

A Milano via al registro delle coppie gay. L’erede del cantante ha concepito le gemelle in Olanda. Ma è l’ex consigliere Pds Hutter a inaugurare l’elenco

Francesca Vecchioni (a sinistra) con Alessandra Brogino e le figlie gemelle
Francesca Vecchioni (a sinistra) con Alessandra Brogino e le figlie gemelle

Milano - Sono arrivate con due testimoni speciali, Nina e Cleo. Le due gemelle di quattro mesi nate in Olanda con fecondazione eterologa. Francesca Vecchioni, figlia del cantante Roberto, ha firmato con la sua compagna Alessandra Brogino il Registro delle coppie di fatto istituito da Giuliano Pisapia a Milano. Ieri il giorno uno. A inaugurarlo (ha fatto carte false) è stato l'ex consigliere Pds Paolo Hutter, lo storico attivista dei diritti per i gay che vent'anni fa in piazza della Scala indossò una fascia tricolore per celebrare dieci finti matrimoni tra coppie dello stesso sesso. Arriva in ritardo con il compagno Paolo Oddi, avvocato. Firmano con un pennone rosso, ricevono un bouquet floreale in omaggio dall'assessore ai Servizi civici, Daniela Benelli. E si presta a lungo, molto a lungo, a telecamere e flash prima di avviarsi con una mini-delegazione dell'Arcigay, di nuovo in piazza della Scala, per apporre una targa che invoca una legge per le coppie omosessuali in Italia. Pisapia e compagni cantano vittoria sul Registro. Ma prima di Milano lo hanno istituito più di cento Comuni: pochi iscritti e ancora meno vantaggi concreti. «Si è messa al pari di molte altre città» ammette Hutter. Nulla di sconvolgente. E «di per sé è un atto minimale, un gesto simbolico, è un'iniziativa promozionale del Comune tant'è che se fosse una cerimonia riceveremmo subito un certificato, invece dobbiamo pagare 14 euro se vogliamo ritirare l'attestato». L'assessore gela cogliendo la verve polemica. Anche se i soldi vanno allo Stato.

Al debutto del registro sono convocate 18 coppie, quattro sono gay. Una proporzione che si conferma nelle prenotazioni raccolte dal Comune in una settimana, 128 di cui una ottantotto sono etero. Tra le prime a salire i gradini dell'anagrafe, ieri, c'era quella formata da Dan Lerner e compagna. È il fratello di Gad, il giornalista è arrivato anche lui per festeggiare l'amico Paolo Hutter e se lo trova davanti. Carramba. «Non te l'ho detto perché non è mica un matrimonio» minimizza (anche) il Lerner meno famoso per giustificarsi.

Ma è l'osservazione che ribadiscono i cattolici del Pdl: il consigliere comunale Matteo Forte che votò contro la delibera a luglio insiste, «massimo rispetto per chi si sta iscrivendo, ma il registro è una presa in giro della giunta Pisapia, non ha alcun risvolto pratico» dalla «visita in ospedale al partner all'accesso alla casa popolare». Il leghista Luca Lepore lo definisce «il circo del nulla. L'attestato è un pezzo di carta inefficace in assenza di una norma nazionale, ha già riportato clamorosi flop nelle altre città italiane che lo hanno adottato».

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