Renzi porta il Pd nel Partito socialista europeo

La direzione del Pd ha votato con 121 sì, un contrario e due astenuti l'adesione al Pse. Renzi: "Punto di arrivo ma anche di partenza". Fioroni: "Netto dissenso"

Renzi porta il Pd nel Partito socialista europeo

Chi l'avrebbe mai detto che un ex democristiano avrebbe portato il Pd nel Partito socialista europeo? Eppure è quello che è avvenuto. La direzione del Partito democratico ha dato il via libera all’adesione al Pse. Questo l'esito del voto: 121 sì, un contrario (Fioroni), due astenuti. Matteo Renzi ha ricordato che l’adesione al Pse è "punto di arrivo per tante storie ma anche un punto di partenza". Una battuta che potremmo definire veltroniana, volta a placare i nervosismi, a onor del vero numericamente poco evidenti, in seno al partito, soprattutto nella sua componente cattolica. "Il congresso del Pse che inizia domani pomeriggio - prosegue Renzi - sarà una occasione particolarmente interessante. In bocca al lupo, ora si vota e si va da Schultz". La partita, a livello europeo, si gioca tra due grandi famiglie: quella socialista e quella popolare. Renzi al governo è alleato della Merkel (tramite Alfano), ma in Europa ha scelto di appoggiare i socialisti. Poi, ovviamente, ci sono gli euroscettici nelle loro molteplici espressioni, dalla destra alle forme più o meno qualunquiste.

Con una battura il segretario ha detto che comprerà "i pop corn per assistere all’epico scontro tra D’Alema e Fioroni". Renzi ha fatto ironia sulla proposta dell’ex premier di organizzare un seminario con l’ex popolare sul popolarismo e il socialismo in Europa. Un modo scherzoso per confermare la volontà di far aderire il Pd al Pse. Era stato Massimo D'Alema a voler sfidare Fioroni: "C’è tra noi chi teme, non senza ragione, di morire democristiano e chi non vuole morire socialista. Io mi limiterei alla prima parte di questa affermazione. In ogni caso non è vero che il socialismo europeo è estraneo alla tradizione del cristianesimo sociale. Sono pronto a fare un seminario con Fioroni su questo...".

La questione dell’adesione al Pse è stata oggetto di "una lunghissima questione all’interno nel Pd", ha aggiunto Renzi. "Ne abbiamo parlato anche nel dibattito per le primarie. Ne abbiamo parlato in occasione della fiducia in Parlamento, ne ha parlato Enrico in questo anno di governo". Ma, aggiunge, "il dibattito sull’Europa per definizione non finisce oggi. È il tema del nostro futuro. È evidente che per alcuni è un punto di arrivo, ma per una parte di noi più giovani è un punto di partenza".

Fioroni non ci sta: netto dissenso

Un passaggio affrontato con troppa "superficialità", un "errore molto grave". Così Fioroni, intervenendo alla direzione del Pd, giudica l’ingresso nel Pse. "È una ferita nel corpo di un partito nato con altre aspettative. Per questo intendo
formalizzare il mio netto dissenso". Per Fioroni, di certo, non basta che il Pse aggiunga nel suo logo la dicitura "Socialisti e democratici": "È la stessa differenza che c’è il titolo e il catenaccio". L’esponente ex-Ppi ricorda come il Pd è nato "sapendo che costituiva una anomalia" e proprio per questo "si tratta di creare uno spazio nuovo" per il Pd in Ue, "uno spazio del riformismo democratico. Cancellare di colpo e senza spiegazione" l’originalità del Pd, per Fioroni è un errore. "Noi nati per cambiare, finiamo per adagiarci nella conservazione". Quindi si rivolge a Matteo Renzi: "Invece di andare avanti, arretriamo. Caro segretario, tu che dici di voler cambiare verso, devi farlo anche in Europa. Nel discorso sulla fiducia hai citato Spinelli. Ma forse dovresti leggerlo con più attenzione". E conclude: "Ribadendo l’indisponibilità di morire socialdemocratici, auguro a voi tutti di vivere intensamente da democratici".

Fassino: ne discutiamo da sette anni

"L’adesione al Pse - ha ricordato Piero Fassino - è una cosa che va avanti da alcuni anni, l’unica cosa che non si può dire è che sia una decisione sbrigativa: sono circa 7 anni. Una scelta che, ha spiegato il sindaco di Torino, "arriva oggi a completamento di un percorso che ha portato alla nuova denominazione del Pse in socialisti e democratici. Questo percorso smarrisce la nostra identità come ha detto Fioroni? Io penso di no. Progetti politici come l’Ulivo sono diventati un punto di riferimento in Europa. C’è un processo evolutivo del sistema politico non solo italiano ma europeo e il Pd con la sua originalità e la sua pluralità di identità culturali contribuisce e muove in quella direzione".

D'Alema: no a Pse sarebbe anomalia

"Noi facciamo una scelta politica e non ideologica - dice Massimo D'Alema - aderiamo ad un campo di forze progressiste molto variegato. Smettiamola quindi con i timori: c’è chi di noi, come Peppe Vacca, teme di morire democristiano, chi, come Fioroni, socialista... Io mi limiterei alla prima parte che ci unisce tutti e meglio corrisponde al sentimento umano". Poi ronizza sulla paura espressa da Fioroni di morire socialdemocratico: "A Fioroni ricordo che quando creammo l’Ulivo, potevamo pensare di aver l’ambizione di rappresentare il vasto campo europeo. Nel frattempo Berlusconi è membro del Ppe e oggi rischiamo di essere noi l’anomalia in un quadro che si va bipolarizzando".

Ma tra ex Dc ed ex Pci i socialisti dove sono?

A margine della grande discussione che si è sviluppata in seno al Pd in questi anni, conclusasi oggi con il dibattito e la votazione in seno alla direzione del partito che ha votato l'ingresso nel Pse, resta un dilemma: tra ex democristiani ed ex comunisti che si confrontano e si scontrano, decidendo, alla fine, di entrare con tutte e due i piedi nella famiglia socialista europea, che fine hanno fatto i socialisti italiani? L'unica membro che ufficialmente rappresenta l'Italia nel Pse è il piccolo Partito socialista italiano, il cui segretario, Riccardo Nencini, si dice felice della scelta del Pd: "Mi piace considerare l’ingresso del Pd nel Pse come la prima tappa per costruire anche in Italia una sinistra riformista con una forte ispirazione europea, né tentata dal grillismo nè dalla sinistra radicale. Tra qualche giorno Renzi parteciperà assieme a noi ai vertici del socialismo europeo, quarto presidente del Consiglio italiano.

Un’ottima occasione per chiedere assieme a Schulz il rispetto dei cardini della Carta di Lipsia a partire da Eurobond e armonizzazione delle politiche fiscali ed economiche dell’Unione". Ma sarà davvero questa - necessariamente anti Merkel - e fino a che punto la linea politica del presidente del Consiglio nei prossimi mesi?

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