«Coriandoli». Promesse sfavillanti, annunci, affascinanti progetti, soluzioni immediate, «basta chiacchiere, occorre fare». «Io li chiamo i “coriandoli” di Renzi» dice Tea Albini, deputata fiorentina e consigliere comunale Pd, ex assessore al Bilancio, uno dei nomi storici del partito da quelle parti (una «rottamanda»). «Sul momento i coriandoli fanno scena, ma poi si sciupano subito. Come le promesse che ha fatto Renzi». Cento, per l’esattezza. Il programma elettorale dell’ enfant prodige si chiamava «Cento punti per Firenze», cose da fare «in cento giorni». Ne avrà realizzati una trentina, e non in cento giorni, anche se il Pd è un po’ più generoso: «Se facciamo cinquanta gli va già bene» dice la Albini. Lei è una dei dieci consiglieri di maggioranza (su 24 del Pd) che criticano il sindaco, i suoi metodi, il suo protagonismo puntato all’effetto mediatico.
«Tanto fumo e poco arrosto, operazioni di immagine che piacciono tanto al New York Times , meno ai fiorentini» riassume un altro consigliere Pd (di Renzi...), prudentemente anonimo perché a Firenze comanda lui, mica il Pd. «Farò una sola holding delle partecipate! » (mai fatto), «Nuova pista all’aeroporto!» (mai fatta), « Tapis roulant per collegare la stazione!» (mai fatti), «Recuperare centimetro per centimetro il parco delle Cascine! » (mai fatto, oggi è bivacco domenicale di peruviani), «Metteremo il bilancio del Comune on line!»(c’era già), «Assumeremo trenta persone per ascoltare i cittadini nei quartieri e risolvere i piccoli problemi» (mai fatto), «Metteremo il pavimento in cotto a piazza della Signoria!» (bello da dire, difficile da fare), «Recupero delle sponde dell’Arno»(per ora solo erbacce e fango) e così via.
Il «coriandolo» più pesante è quello della seconda e terza tramvia, che risolverebbe molti problemi alla città, congestionata dal traffico attorno al centro, cresciuto con le pedonalizzazioni volute da Renzi ( quella del Duomo e quella dell’Oltrarno-Palazzo Pitti, dove pare abiti in affitto il rottamatore). I lavori della tramvia non sono iniziati, anzi, il progetto stesso è arenato, tra costi lievitati e difficoltà di finanziamento. L’altro obiettivo lontano è quello della «cittadella viola», il nuovo stadio con annessi, progetto che rialzerebbe il consenso di Renzi in città, ultimamente floscio (gli ultimi «Cento luoghi», faccia a faccia coi fiorentini, sono andati mezzi deserti). È passata la variazione al piano regolatore, che individua lo spazio nell’ex area Mercafir. Ora si aspettano privati interessati, che poi avrebbero un solo cognome, Della Valle, proprietario della Fiorentina. Problema: il progetto iniziale di Della Valle riguardava un’area di 80 ettari, quella liberata da Renzi invece è solo di 35 (poco spazio per l’indotto commerciale), ed è vincolata alla realizzazione della nuova tramvia, in alto mare. Anche qui, la strada del camper è in salita. Gli assi di Renzi sono altri.L’impegno per salvare il Maggio fiorentino, il piano coraggioso di privatizzazioni ( Ataf, immobili), e soprattutto i grandi eventi: Benigni in piazza Santa Croce, la Notte bianca, la Ferrari in piazza della Signoria, il Ballo del Giglio coi reali di Monaco, i concerti con big come Madonna, Radiohead, Bruce Springsteen.
A sentire «The Boss» allo stadio ci è andato anche lui, ripreso mentre in tribuna canta e balla Twist & Shout , prima di cenare con Springsteen (che poi ha lasciato alle cronache un commento decisivo su Renzi: «È un sindaco molto giovane»). Come promotore di Firenze è stato, a detta anche dei nemici, formidabile. Lo «standing » nazionale e internazionale della città è molto migliorato, anche grazie al favore dei media americani che lo definirono addirittura l’Obama italiano (il Time ). La chiusura al traffico del Duomo e della zona Pitti, ad alta densità turistica, è una vetrina seducente per chi a Firenze non ci vive ma si dondola tra i tesori della città dei Medici. Il problema sono i residenti, tre quarti dei quali vivono fuori dal centro, e lì ci vanno per lavorare, con sempre più difficoltà non potendo più accedere in macchina e non ancora in tram. Non è un caso che nella classifica annuale di Ipr-Marketing sulla popolarità dei sindaci, Renzi, ex più amato d’Italia, sia quello che nel 2012 ha perso più posizioni di tutti (-14), sprofondando dietro quelli di Crotone, Nuoro, Avellino, Udine, Chieti... Lui, da grande comunicatore, riesce malgrado tutto a tenere uno zoccolo duro di fiorentini dalla sua. Va in Comune a piedi, saluta i commercianti, fa public relation , si fa pubblicità (mestiere di famiglia). Aiuta anche la sua popolarità televisiva, l’ambizione del personaggio,la ribalta. Ai fiorentini un po’ piace avere un sindaco famoso.
Quando dall’immagine si passa alla sostanza, le cose vanno peggio. Il centro pedonalizzato, si diceva. Dove passavano gli autobus scaricando centinaia di persone al giorno c’erano negozi, che ora sono in difficoltà. Alcuni, storici, come la libreria Martelli, hanno chiuso. Dopo una certa ora verso il Duomo la città si spegne. «I nostri monumenti diventano come le piramidi egizie: intorno c’è il deserto » dice profeticamente Eby, barista di un locale simbolo per gli universitari. Mettici poi le tasse. «Renzi gira l’Italia dicendo che a Firenze le ha abbassate, ma non è una bugia. A parte l’Irpef (aliquota abbassata dello 0,1%, ndr ), le altre le ha alzate» attacca Stefania Collesei, consigliere comunale Pd, maestra («A Renzi sindaco gli do un 6 molto risicato...).
L’Imu sulla prima casa è quella base, 0,4%, come a Milano, Bologna, Genova. Quella sulle seconde case e sui negozi è stata alzata al tetto massimo consentito dalla legge, 1,06%. Alzati anche gli abbonamenti dell’Ataf, le tariffe dei parcheggi, il Cosap (Canone occupazione spazi ed aree pubbliche), le Tia (Tariffa igiene ambientale) e le imposte sui cimiteri. Sono aumentati anche i debiti del Comune che- nelle stime accurate di Marco Stella, capogruppo del Pdl in Comune - nel 2013 potrebbero sfiorare i 650 milioni di euro (nel 2009 erano 480). Uno dei motivi, insieme ai milioni di titoli derivati ancora da risolvere, per cui Moody’s nel 2012 ha declassato il Comune di Firenze. A Renzi restano meno di due anni di mandato, piuttosto complicati. Sempre che non si debba trasferire da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi. Firenze gli sta stretta. Con la testa, sono convinti molti fiorentini, è già altrove.
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