Fresco di vittoria elettorale Matteo Renzi interviene alla direzione del Pd per dettare l'agenda politica delle prossime settimane, soffermandosi su due temi, Europa e riforme. Il leader democratico non indietreggia sulle nuove regole da scrivere: "Immediatamente dopo la fine del passaggio in Senato" delle riforme costituzionali, e comunque "entro l’estate", deve essere approvata la legge elettorale. Nessun passo indietro quindi. Ma avanti fino al conseguimento dell'obiettivo, che è "fare la legge elettorale ma non per andare a votare", anche considerato che "agli altri è passata la voglia di andare a votare". Il riferimento, ironico, è al magro risultato maturato dagli avversari. E tornando sul risultato delle Europee gonfia il petto: nel 40,8 per cento del Pd, osserva, non c’è solo il voto "della volontaria dei tortellini di Modena, se siamo arrivati al 40 per cento è perché ci ha votato anche l’artigiano del Nord Est" che magari non ha la stessa storia della volontaria di Modena ma "condivide" le aspettative sul nostro Paese interpretate dal Pd. "In un momento di sfascio totale del Paese - prosegue - il Pd si è posto come non il garante di conservazione, ma come il testimone della speranza. Il 40,8 chiama il Pd ad essere il partito della Nazione, dell’Italia, della speranza".
Ma il segretario del Pd guarda avanti, pensa all'ulteriore crescita di un partito che, anche se arrivato al top del proprio consenso, non deve sedersi. Che fare? "Proporrei - dice Renzi - di arrivare all’appuntamento estivo sul partito, riprendendo un’idea di Veltroni e poi di Bersani su cui non abbiamo fatto niente che è quello della formazione politica". E spiega come intende operare: "Dobbiamo individuare un numero fisso di persone da formare con strumenti tradizionali di formazione politica ma anche con le serie tv americane". Poi, evidentemente non troppo sorpreso dalla reazione stupita di alcuni presenti in sala (Gentiloni in primis), osserva: "So che qualcuno si mette mani nei capelli ma imparare anche un racconto è importante".
Ampio spazio, ovvimente, anche all'Europa. "Sto ripetendo gli slogan che abbiamo detto in campagna elettorale - sottolinea il premier ai dirigenti del suo partito -. Solo che questi non sono slogan e non siamo in campagna elettorale, sono degli impegni. Le misure adottate dall’Europa in questi anni sono figlie di una difficilissima situazione finanziaria, trovano base culturale in pensiero anni ’80-’90, ma abbiamo il dovere di dire che questa risposta non è sufficiente alle attese dei cittadini Europei. Chi ha votato per i partiti europeisti ha chiesto in nome di quell’europeismo all’Europa di cambiare", ha sottolineato Renzi, e dunque "l’azione nel semestre e nel Parlamento Ue e nella Commissione, deve essere incentrata nel dare all’Europa un respiro più ampio delle questioni che l’hanno attraversata in questi anni: non è possibile una Ue che ci lascia soli con l’immigrazione, che si occupa dei bilanci degli Stati ma non di quelli delle famiglie.
Sono le cose della campagna elettorale, ma oggi sono impegni. È maturo il tempo per un ripensamento? Lo vedremo nelle prossime settimane, ma il compito del Pd è richiamare tutti noi a questa missione".
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