Da Woody Allen, accusato dalla figliastra di averla molestata quando lei aveva 7 anni, ci saremmo aspettati un commento del tipo: «Domattina alle sei sarò giustiziato per un crimine che non ho commesso. Dovevo essere giustiziato alle cinque, ma ho un avvocato in gamba».
Invece anche i grandi umoristi, quando finiscono nei guai, si trasformano in uomini banali. Con reazioni standard del tipo: «Contro di me accuse false e vergognose». Mancava solo che usasse la formula «complotto» o «a mia insaputa», e il desolante quadro del déjà vu sarebbe stato completo.
Allen vola basso, quasi rasoterra. Le accuse di abuso sessuale avanzate dalla figlia adottiva, Dylan Farrow, le liquida così: «Quella ragazza è incapace di distinguere tra realtà e fantasia. Molto presto le risponderò direttamente». E non lo farà certo senza qualche imbarazzo, ora che Dylan, 28 anni, ha deciso di raccontare per filo e per segno le brutte carezze subite da bambina «nella stanza del trenino» o «sotto le coperte» nel lettone matrimoniale.
Dylan Farrow, figlia adottiva del cineasta e di Mia Farrow, ha rotto il «patto segreto» mantenuto per più di due decenni con quel papà così celebre. In poche ore ha fatto il giro del mondo la lettera aperta pubblicata dal New York Times, in cui ha parlato per la prima volta nel dettaglio dei presunti abusi sessuali dal padre. Le accuse erano già emerse in occasione della burrascosa separazione di Allen dalla Farrow nel 1992, ma la cosa non aveva avuto nessun seguito o - più probabilmente - erano divenute «merce di scambio» all'interno di una causa di separazione dagli enormi risvolti economici.
Fatto sta che la guerra fra avvocati si concluse con l'affidamento dei due figli della coppia alla Farrow; il regista nel frattempo aveva cominciato una relazione con un'altra figlia adottiva dell'attrice, Soon-Yi-Previn, che all'epoca aveva 22 anni, e che Allen sposò nel 1997.
Il cineasta - nuovamente in corsa per l'Oscar con il suo ultimo lavoro, Blue Jasmine - dopo la pubblicazione della lettera della figlia, è stato visto a una partita di basket a New York, ma non ha voluto parlare con i giornalisti.
Da un punto di vista giudiziario pare comunque in una botte di ferro: il passare di così tanti anni ha infatti escluso la possibilità che il regista possa essere perseguito per i presunti abusi.
Un the end tutt'altro che happy. Soprattutto per Dylan.
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