nostro inviato a Bologna
Abito color carta da zucchero, camicia intonata e trendissime Superga di tela tinta corda, Eugenio Scalfari si accomoda in prima fila nel Salone del Re Enzo: gremito. Oggi è il giorno in cui «Repubblica pigliatutto» come lasso. E ribalta linerzia della partita. Basta leggere i giornali e seguire i dibattiti del festival bolognese, entrato nel vivo dopo il prologo dellaltra sera con Ezio Mauro e Benigni collegato live. Il giornale-partito avanza su tutti i fronti. Nelle piazze. Alla Rai. Nella politica di oggi. Influenzando Monti che sarà intervistato in duplex dal direttore e dal fondatore. E nella politica di domani, con le liste civiche. E, rotti gli indugi, si candida platealmente come classe dirigente del Paese.
Gonfia il petto Repubblica, come la rana di Fedro che vuol diventare bue. Se non fosse per quel fastidiosissimo comunicato del Cdr che annuncia di preparare un pacchetto di cinque giorni di sciopero... Fastidi a parte, qui cè aria di ciclopica autocelebrazione. Dopo i doverosi omaggi di Bernardo Valli e Giovanni Valentini che stanno per iniziare a parlare di Facebook e primavera nordafricana, ne conviene con tutto il suo aplomb anche Barbapapà Scalfari. «Come dici, autocelebrazione? Sì, ma è normale, fa parte del gioco», acconsente. Non trova che oggi Repubblica dia unimpressione dingordigia, che metta in scena la sua espansione... «Meno male!». Il Fatto sostiene che De Benedetti punta a un canale privatizzato della Rai. «È falso», taglia corto. Poi ci sono le candidature al Cda e lintervento critico su Mentana... «Al quale non aggiungo nulla, se non che lo stimo». Si parla anche di una lista di Repubblica. «Lho scritto io, suggerendo la formazione di liste civiche. Ma questo non significa che il giornale promuoverà liste proprie o la candidatura di suoi giornalisti». Magari di qualche scrittore... Comunque, sembra siate dappertutto, vogliate prendere tutto. «Risponderò con una riflessione generata dalla lettura del Giornale di stamattina. Ho scoperto che il 70 per cento dei vostri lettori è favorevole al ritorno alla lira. Ma che razza di lettori avete?». La mia era una constatazione, il tuo è un apprezzamento. Anzi, un disprezzamento... «Se non ti spiace, vorrei seguire il dibattito».
La sala è piena e quando i relatori annunciano la presenza di Scalfari scroscia un lungo applauso. Pubblico appagato e niente incrinature come a teatro. E dietro le quinte? Forse proprio Valentini, che ieri ha ribadito a Zavoli di non volersi candidare a consigliere Rai, rappresenta leccezione di chi ha scelto di arretrare: è così? «Intanto, Repubblica è molto più di un partito», sinorgoglisce leditorialista. «Come diceva Scalfari dellEspresso, è una struttura di opinione. Una community, visibile anche qui, basata su unidea di società. Poi è curioso che laccusa di giornale-partito venga da una testata come la vostra, espressione di un sistema che concentra televisioni e giornali e ha espresso un premier. Infine, io non mi candido al Cda perché penso di poter essere più utile da fuori che scaldando una poltrona. Bersani - prosegue Valentini - ha predicato bene, ma ha razzolato male partecipando alla spartizione per le Authority». Altre colleghe come Concita De Gregorio e Sandra Bonsanti non la pensano così... «Come si dice, ognuno è libero di suicidarsi come meglio crede».
Insomma, sotto traccia le incrinature ci sono. Intanto Ilvo Diamanti e Gustavo Zagrebelsky parlano della «politica sottosopra». Umberto Eco e Stefano Bartezzaghi discettano sul «gambero di Buridano», quello strano animale «incapace di stabilire se stia procedendo o arretrando». Sui palchi di Bologna, invece, tutto avanza placidamente. È dietro le quinte che non si fanno minuetti e si preparano i licenziamenti (si parla di 78 persone).
La rana, intanto, continua a gonfiarsi...
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