LA RIFORMA DEL LAVORO

RomaPiù tasse su affitti, biglietti aerei, auto aziendali ed rc auto. Appena un pizzico di tagli alle spese, 90 milioni di euro su circa due miliardi. Nelle prime bozze del Ddl lavoro circolare mercoledì la pagina delle coperture era ancora bianca. Ieri si è alzato il sipario sul capitolo mancante e per i contribuenti non è stata una bella sorpresa.
Ci sono da finanziare i nuovi ammortizzatori sociali, che sono da una parte più severi, ma coprono anche una platea più ampia rispetto al vecchio sistema e quindi costano. La somma è di 1,7 miliardi solo per il 2013, (20 miliardi fino al 2021) e l’unica misura citata dal ministro del Lavoro Elsa Fornero, cioè l’aumento dei contributi per i contratti a termine dell’1,4%, non è sufficiente. Cosi ieri sono spuntate i nuovi rincari delle tasse e riduzioni di agevolazioni.
Ad esempio la stretta fiscale sugli affitti per i quali i proprietari non pagano la cedolare secca del 20%: un taglio dal 15 al 5 per cento della riduzione della base di calcolo per l’Irpef. In sostanza aumenta l’imponibile del 10% per chi dichiara gli affitti con l’imposta sul reddito. Misura che porterà 627 milioni di euro a partire dal 2014. Poi rincari per i biglietti aerei, con l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco dei passeggeri sugli aerei che aumenterà di altri 2 euro a passeggero dal 1 luglio 2013.
Una parte importante delle risorse per finanziare gli ammortizzatori (un miliardo) arriva dalle auto aziendali. La stretta riguarda le deduzioni dal 40% al 27,5% per le auto utilizzate «nell’esercizio di imprese, arti e professioni in forma individuali». Per i veicoli dati dall’azienda «in uso promiscuo ai dipendenti per la maggior parte del periodo di imposta» cioè per le auto adoperate dai dipendenti sia per lo svolgimento dell’attività lavorativa sia per finalità strettamente personali, la deduzione diminuisce dal 90% al 70%. Meno deduzioni anche sulle assicurazioni. Quella riconosciuta sulla tassa al servizio sanitario nazionale, pari al 10,5%, che si applica all’Rc auto, scatterà solo per gli importi che eccedono i 40 euro, quindi per le assicurazioni a partire da 380 euro.
Poco o niente della copertura arriva da tagli alla spesa. L’Inps e l’Inail dovranno ridurre le loro spese di funzionamento a partire dal 2013 per 90 milioni complessivamente. I Monopoli di stato dovranno adottare misure di razionalizzazione con una riduzione di spesa di 10 milioni l’anno a partire dal 2013. Fine. Per il resto, lo stato non ci mette niente. Il sostegno ai redditi dei senza lavoro è una partita di giro tra cittadini.
Le spese più rilevanti della riforma del lavoro - su cui l’esecutivo potrebbe mettere la fiducia, «è uno strumento utile che abbiamo già usato», ha spiegato Monti - sono quelle relative ai nuovi ammortizzatori sociali. L’Aspi e la mini Aspi per i giovani, che entrano in vigore da subito dal prossimo anno e sostituiranno all’inizio solo la vecchia indennità di disoccupazione e poi assorbiranno la mobilità. Poi, gli ammortizzatori in deroga da finanziare fino al 2016.
Un sistema da tenere in equilibrio, dove diventa indispensabile evitare abusi. Il ddl riprende la normativa in vigore sull’offerta di lavoro «congrua» e la estende anche alle attività formative. Il lavoratore che percepisce un assegno di mobilità o di disoccupazione lo perde se non accetta «una offerta di un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità cui ha diritto». Lavoro che deve avere sede non oltre i 50 chilometri dalla residenza. Assegno ritirato anche se il lavoratore che percepisce l’assegno rifiuta un corso di formazione.
Ancora aperto il capitolo esodati, cioè dei lavoratori in mobilità dopo accordi collettivi, o singoli che si sono accordati con l’azienda per ottenere uno scivolo che la riforma previdenziale ha reso insufficiente. Le stime circolate «non ci permettono ovviamente di dare risposte a tutti», ha detto ieri il ministro Fornero, spiegando che all’interno di questo numero «ci sono situazioni molto diverse» e che il governo sta cercando «criteri di equità».

Poi ha aggiunto: «Penso che il pensionamento secondo le vecchie regole sarà lo strumento principale per gli esodati che hanno accettato accordi collettivi di mobilità». Resta il problema dei singoli che hanno siglato un accordo con l’azienda, ma non lo hanno registrato alle direzioni provinciali del lavoro.

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