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"Il rinnovamento del Pd? Una finzione". De Luca silura Schlein

Il governatore della Campania si scaglia contro il nuovo corso del Partito democratico: "È bizzarro ritrovare sulla scena chi ha avuto responsabilità per un decennio"

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Il Partito democratico non riesce a porre la parola fine alle continue diatribe interne. A tenere il banco non è solamente la lunga lista di tematiche cruciali che spaccano il gruppo, ma anche il nodo Vincenzo De Luca in vista delle prossime elezioni regionali. Il terzo mandato è un elemento che divide la galassia dem, e nel frattempo lo stesso governatore della Regione Campania ha scelto di usare toni tutt'altro che concilianti per scagliarsi duramente contro quello che dovrebbe essere il nuovo corso del Pd ma che in realtà sembra un film già visto.

De Luca nel suo libro Nonostante il Pd sostiene che Elly Schlein allo stato attuale non è stata in grado di rinnovare il partito. Concetti e critiche al veleno ribadite anche nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera partendo da una tesi di base: in molti si sono affrettati ad annunciare un processo di rinnovamento e di rinascita del Partito democratico, "senza aver mai chiarito chi sono i responsabili del disastro elettorale cui è stato portato il partito". Come dimenticare infatti i facili trionfalismi e le magre convinzioni subito dopo le primarie dem. L'effetto Schlein è servito: il centrodestra continua a crescere nei sondaggi, i dem restano sotto il 20%.

Il governatore della Campania ha bollato come "bizzarro" il fatto di "ritrovare sulla scena" tutte quelle persone "che hanno deciso e avuto responsabilità per un decennio". Li ha paragonati a dei "turisti svedesi capitati qui per caso" e a loro ha imputato la colpa di non aver fatto alcun accenno di autocritica. Proprio per questo motivo, alla luce delle condizioni in cui versa il Pd da ormai diversi mesi, ha affermato che l'annunciato rinnovamento "è una finzione".

De Luca ha indicato una serie di priorità per invertire la rotta e rilanciare le sorti del Partito democratico, dalla valorizzazione del lavoro dei militanti alla rottura delle gabbie delle correnti passando per la definizione di un programma di governo e la presentazione di un'alternativa credibile al centrodestra. Obiettivi che evidentemente non ritiene essere raggiungibili dal corso Schlein. Da qui l'ennesima bordata. "Confermo convintamente", ha replicato ricordando la teoria secondo cui è "demenziale" eleggere alla segreteria chi non è del Pd.

L'offensiva del governatore della Regione Campania non è finita qui e si è spinta a una serie di denunce. Se l'è presa con la selezione in negativo che dal suo punto di vista vige nel Partito democratico ("Più perdi, più ti promuovono"); ha puntato il dito contro chi è entrato dal poco nel partito e già parla "con una supponenza da statista" ai danni di chi è impegnato nei territori; ha ribadito di non tollerare la mancanza diffusa di un requisito pre-politico, ovvero "la pura e semplice buona educazione".

L'analisi di De Luca sposta i riflettori su una ferita ancora aperta nel Pd che, troppo impegnato nell'assumere posizioni non sempre comprensibili all'opinione pubblica, si condanna all'immobilismo nella palude spianando praterie a favore del Movimento 5 Stelle. Rinunciare ad affrontare il tema della sicurezza, mettere a repentaglio i rapporti con il mondo cattolico, essere troppo morbidi sulla giustizia, restare convinti di chissà quale superiorità morale rispetto agli avversari e agire con la solita impostazione ideologica sui diritti di certo non aiuteranno a risollevare un partito che quotidianamente deve fare i conti con insidie interne. In tutto ciò una leadership debole ovviamente non aiuta. Se questo è il rinnovamento tanto sbandierato..

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