Il risiko dei governisti da Milano a Palermo

Lombardia, Calabria e Sicilia le roccheforti. Ma nel resto d'Italia non sfondano

Il risiko dei governisti da Milano a Palermo

RomaUna certezza c'è. Il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano ha espugnato la Calabria. Non solo perché quattro senatori (Aiello, Caridi, D'Ascola e Gentile) sui 5 eletti dal Pdl non sono confluiti in Forza Italia, ma soprattutto perché il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti e una buona fetta di assessori e consiglieri sono sul carro dei «governisti», incluso il senatore del Gal Giovanni Bilardi. Scopelliti e Gentile erano, tra l'altro, il numero uno e il numero due del partito in Calabria. I berlusconiani calabresi dovranno ripartire dai deputati Jole Santelli e da Pino Galati e dal senatore paracadutato Mimmo Scilipoti. Per le altre Regioni italiani il discorso è molto diverso. Lo dicono le stesse cifre del Consiglio nazionale di sabato scorso dove il ritorno a Forza Italia è stato votato da 613 consiglieri su 870 (70,5%), sebbene gli alfaniani sostengano di aver raggiunto quota 304, cifra che avrebbe messo a rischio il quorum dei due terzi dell'assemblea. Occorre analizzare le differenti realtà come quella lombarda. Al di là della consistenza della pattuglia parlamentare (Formigoni, Lupi e Vignali), sono gli equilibri in Regione a essere un po' rimescolati. Nove consiglieri del Pdl (il presidente del consiglio Cattaneo, l'assessore Melazzini, il capogruppo Parolini, Capelli, Carugo, Colucci, Del Gobbo, Malvezzi e Piazza) hanno lasciato per Ncd, mentre gli altri dieci resteranno con il Cav. Per Roberto Maroni potrebbe avvicinarsi l'ora del rimpasto, ma niente di più.

Lo stesso discorso vale per la Sicilia. Il grosso della pattuglia parlamentare è con il vicepremier, incluso l'ex capogruppo del Pdl ed ex numero uno di Palazzo Madama, Renato Schifani, per un totale di 15 eletti su 25. E anche a Palazzo dei Normanni, sede dell'assemblea regionale, il panorama cambia a favore degli alfaniani (6 su 10). Come in Calabria pure qui coordinatore e vice (Castiglione e Misuraca) hanno trovato il quid. Ma c'è un particolare: il centrodestra, almeno per ora, è all'opposizione. Anche se proprio Castiglione ha invitato il governatore Crocetta a confrontarsi su bilancio regionale e stabilizzazione dei precari. La forza territoriale del Cav in Trinacria continuerà a essere garantita da Gianfranco Micciché che, pur avendo fondato Grande Sud, ha tenuto stretti contatti con Berlusconi. Nel resto d'Italia gli azzurri sono nettamente in vantaggio. Tranne qualche eccezione simbolica. In Veneto l'ex ministro Maurizio Sacconi e il sottosegretario Alberto Giorgetti avrebbero portato con sé, secondo quanto riferiscono i rumors, una buona fetta di consiglieri regionali. Nel Lazio, invece, si starebbe prefigurando una spaccatura a metà soprattutto nella Capitale dove gli alfaniani possono contare sul «peso» elettorale di Andrea Augello e di Gianfranco Sammarco (oltre a nomi di spicco come Angelilli, Antoniozzi e Pallone), ma sia al Comune che alla Regione il centrodestra non è al governo. Idem per la Toscana dove se n'è andato con l'ex segretario del Pdl il capogruppo in consiglio regionale Alberto Magnolfi, una vita nel centrodestra.

«Caos calmo» in Abruzzo dove il presidente della Regione e coordinatore Gianni Chiodi è con Berlusconi, mentre Filippo Piccone, esponente di punta e parlamentare, sta con Alfano. La minoranza di Ncd che, comunque, potrebbe costituire gruppi autonomi sembrerebbe tuttavia non aver voglia di spingere sull'acceleratore per non compromettere l'importante appuntamento elettorale delle Regionali.

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