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Il ritorno di Brunetta: verso il Cnel, a stipendio zero

L’ex ministro vicino alla guida dell’ente. Per trasformarlo da carrozzone a laboratorio

Il ritorno di Brunetta: verso il Cnel, a stipendio zero

Visita del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, alla Fondazione Ortega y Gasset a Madrid nello storico edificio di recente inaugurato da Re Filippo VI dopo lavori di ampliamento. Il ministro ha sfogliato l’originale de «La ribellione delle masse», il saggio più famoso di Ortega • La profezia si è avverata. Quando gli avevano chiesto di un’eventuale chiamata nel governo Meloni, lui aveva risposto: “ Non siamo mica in un film”. Ma poi aveva aggiunto: “Quando eravamo vicini di banco nel governo Berlusconi nel 2008, parlavamo spesso. Mi chiedeva consigli che io da professore davo ben volentieri. Glieli darei anche oggi nello spirito repubblicano”.
Accontentato. Renato Brunetta, due volte ministro prima con il Cavaliere e poi con Draghi, ritorna in pista: nei prossimi giorni il consiglio dei ministri formalizzerà la sua nomina alla guida del Cnel.
È un po’ un paradosso, perché il fustigatore dei fannulloni, il nemico dello smart working- “chi sta a casa con il cellulare appoggiato alla bottiglia di latte fa solo finta di lavorare da remoto” -, il politico che voleva introdurre i tornelli addirittura per smuovere l’inerzia dei magistrati scansafatiche, va alla presidenza di un ente che viene storicamente indicato come il più inutile dei baracconi di Stato. Tanto che, nel 2015, congedato il presidente Antonio Marzano, l’allora premier Matteo Renzi si mise in testa di abolire il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, cominciando da lì il disboscamento della selva cresciuta a dismisura intorno alla pubblica amministrazione. Ma poi, si sa, il temerario referendum del 2016 finì con il segare proprio la poltrona di Renzi che aveva esaurito la sua capacità di seduzione. Insomma, Matteo abbandonó Palazzo Chigi, Villa Lubin, che già si preparava a una riconversione in hotel, rimase il quartier generale del Cnel, salvato in extremis dal capitombolo del suo aspirante killer.
Nel 2017, la presidenza tocca a Tiziano Treu che nei giorni scorsi ha concluso il suo mandato e ora ecco l’economista veneziano, forse il più draghiamo nell’esecutivo di Super Mario, per qualcuno anche più dell’originale. Al punto che, la scorsa estate tramortito dallo strappo deciso da Berlusconi, Brunetta saluta la compagnia e lascia Forza Italia, esibendo i colori del lutto. A 72 anni potrebbe pure essere l’addio alla politica, ma c’è Giorgia che aspetta e poi c’è la sfida di quel carrozzone che già con la conduzione di Treu e del segretario Paolo Peluffo, portavoce di Ciampi, ha dato segni di risveglio da un letargo interminabile.
“ In effetti - spiega al Giornale Alfonso Celotto, costituzionalista, professore all’Università Roma Tre - il Cnel è sulla carta un organo della massima importanza: in pratica una terza Camera delle categorie produttive, un parlamentino per lavoratori e sindacalisti dotato, caso unico al di fuori del circuito parlamento Governo, dell’iniziativa legislativa. Purtroppo, la Dc che lo riteneva esposto alle mire della sinistra, l’ha tenuto ai margini della vita politica e per decenni il Cnel è stato un cimitero degli elefanti”.
Così Renzi predicava facile: “A qualcuno piace il Cnel? I suoi estimatori sono più rari dei pokemon”.
Si preparava il funerale e gli altri pezzi dello Stato, in versione avvoltoi, erano pronti a calare sulle sue spoglie, in particolare il Csm aveva messo gli occhi sul gioiello di Villa Lubin, nascosta fra gli alberi frondosi di Villa Borghese.
Oggi il miracolato Cnel ha sfornato più di 20 disegni di legge e effettua un monitoraggio del Pnrr. “ Siamo francescani e facciamo tutto gratuitamente”, si congeda Treu.

Brunetta non prenderà un euro di stipendio, ma dovrà pazientare uno o due mesi per partire: prima dovrà attendere la macchinosissima nomina dei 64 consiglieri che lo affiancheranno nello scivolosissimo rilancio del sopravvissuto.

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