Rivoluzione di Forza Italia: "Cultura gestita dai privati"

Berlusconi e Sylos Labini presentano il nuovo dipartimento del partito: "Stop all'egemonia della sinistra. Lo Stato si limiti alla tutela del patrimonio artistico"

Rivoluzione di Forza Italia: "Cultura gestita dai privati"

«L'egemonia culturale? Immaginatela come una casamatta. Chi è dentro è libero di sparare contro chiunque, forte anche del fatto che la sua posizione è inattaccabile». Con una metafora calzante, che descrive con passione e precisione lo stato dell'egemonia culturale delle sinistra dalla nascita della Repubblica a oggi, Silvio Berlusconi ha presentato ieri il nuovo dipartimento cultura di Forza Italia. La scuola, la prima tv pubblica, le università, i giornali, e poi ancora il cinema e il teatro sono state per Berlusconi delle ottime casematte. All'interno delle quali gli «occupanti» hanno potuto fino a oggi sparare impunemente, forti del pensiero gramsciano che diceva: se non puoi fare la rivoluzione, trasforma le persone con il predominio culturale.

Il nuovo think tank benedetto da Berlusconi è diretto da Edoardo Sylos Labini, già attore, regista e promotore culturale. La squadra si compone di Riccardo Bertollini in qualità di vice, Andrea Piersanti (cinema e nuovi media), Nazzareno Carusi (musica), Salvatore Aricò (teatro), Angelo Crespi (arte e beni culturali) e Sergio Gaddi (economia e marketing).
«Ha ragione il presidente Berlusconi - spiega Sylos Labini - l'egemonia culturale della sinistra si fa forte delle casematte occupate. Proprio come il caso limite del Teatro Valle.

Che definirei la goccia che ha fatto traboccare il vaso della nostra indignazione». La storia è più che nota: da più di due anni il teatro (perla dell'architettura settecentesca e scrigno di memorie teatrali preziose) è occupato. «Occupato da chi fa strame della concorrenza leale, delle regole sulla sicurezza, dei diritti Siae - aggiunge il presidente del Dipartimento cultura di Forza Italia - Hanno inoltre potuto impunemente ospitare comizi del leader greco Alexis Tsipras, e tra il pubblico in altre occasioni è stato visto anche l'ex ministro della Cultura Massimo Bray». Ora basta. È giunto, spiega Sylos Labini, il momento di offrire un modello alternativo di politica culturale.

Ed eccone i punti principali. Il primo è la «separazione delle carriere». Pensando all'immenso patrimonio artistico italiano, Forza Italia immagina come priorità la divisione netta: da una parte lo Stato deve tutelare e difendere, dall'altro il privato deve gestire. Segue il fondamentale principio della detassazione, attraverso le forme del compensazione dei debiti fiscali con i crediti maturati per gli investimenti (tax credit e tax shelter). Il punto terzo riguarda soprattutto la scuola e si ispira al motto: «Educare alla bellezza». «Altro che togliere l'insegnamento dell'arte dalle scuole come dice la sinistra a proposito della riforma Gelmini - spiega Sylos Labini - Introdurremo i primi rudimenti di arte fin dalla scuola primaria». Il punto quarto è di stretta attualità e forse riassume in sé gran parte della politica culturale di Forza Italia. «Il sistema produttivo del settore culturale - spiega Sylos Labini - si basa su 460 mila imprese che fatturano 80 miliardi l'anno. Inoltre la cultura produce un effetto moltiplicatore su commercio, trasporti e turismo».

E in vista delle Europee è importante - conclude Sylos Labini accennando al quinto e ultimo punto - far valere nei confronti della Ue il principio che anche il nostro patrimonio culturale debba entrare nella misurazione del Pil».

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