La rivoluzione in Sicilia? Funziona senza i partiti

La rivoluzione in Sicilia? Funziona senza i partiti

di Vittorio Sgarbi

Carissimo Rosario Crocetta, mi compiaccio che la nostra decisione di sostenerti per primi, abbia trovato in queste ore una così convinta adesione di Udc e Pd che hanno individuato dunque «nell'eretico Crocetta» il riferimento imprevedibile di larghe intese.
Tu devi restare un cavaliere bianco, che corre libero, senza vincoli e condizionamenti. Tu non dovrai essere il candidato di nessuno, e sarai tanto più credibile quanto meno vincolato ai partiti che, scegliendoti, rivelano il loro pentimento e si predispongono a un basso profilo. Soltanto in questo modo sarà possibile una vera e propria rivoluzione che premi la qualità e l'impegno delle persone e la loro azione in favore della Sicilia.
In tempi non sospetti, quando i partiti ufficiali non si pronunciavano e mostravano posizioni favorevoli, io e te abbiamo combattuto una battaglia disperata e irrinunciabile per la difesa del paesaggio della Sicilia, della bellezza, dell'aura dei luoghi, contro la violenza criminale e mafiosa dei finti ambientalisti sostenitori dell'eolico e del fotovoltaico. Nel protocollo d'intesa tra te e i partiti che ti sostengono questo punto sarà essenziale. E se non s'inizierà dalla Sicilia a difendere l'integrità dell'Italia contro il consumo del territorio, contro ogni speculazione edilizia, e contro la falsificazione dell'energia pulita, non potrai dire di avere vinto e non s'inizierà quella «rivoluzione» che l'inquinamento della falsa antimafia - del tutto indifferente alla difesa del paesaggio e dell'ambiente - ha impedito a Salemi.
Dopo la riapertura della Villa Romana del Casale (la più importante opera pubblica compiuta in Sicilia negli ultimi 10 anni), dopo il restauro della cattedrale di Noto, e dopo il progetto «Case a 1 euro a Salemi», la «Rivoluzione» per la Sicilia sta nella perfetta coscienza del valore dell'arte, della bellezza e della sua millenaria civiltà, concretamente difese, finendola con la cieca mistificazione del conflitto tra guardie e ladri e delle varie trattative, mentre la mafia indisturbata, stuprava e sfigurava la Sicilia con le pale eoliche.
Tu per primo, come me, hai compreso questo. E questa battaglia deve continuare, anche contro i partiti, portandoli sulle nostre posizioni, non andando sulle loro. In questo secondo caso anche la vittoria sarebbe una sconfitta, non per te, ma per la Sicilia.
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Comunque vada a finire, e anche considerando lo zelo invocato da Ingroia per cui sarebbe sorprendente che un parlamentare non inviti a collaborare con la giustizia, resta che soprattutto dopo il rigore nei confronti di Renato Farina, i due parlamentari, Giuseppe Lumia e Sonia Alfano, hanno compiuto un reato che, per l'obbligatorietà dell'azione penale, non può non essere perseguito.
Non è accettabile che si arrivi a dubitare del presidente della Repubblica con una indagine sulle presunte trattative tra Stato e mafia che presupponevano «benefici per i mafiosi in cambio di una “tregua”».
Trattare con un boss per ottenerne il pentimento, vuol dire, parimenti, proporgli i vantaggi dello status di pentito.
Questa volta la Procura di Palermo ha la certezza del reato. Non può avere e dare giustificazioni per non aprire l'azione penale. Come è stato detto, i confini entro cui devono contenersi i parlamentari in visita ai detenuti, sono chiari e definiti, e sono di natura ispettiva, mentre il senatore Lumia rivendica di identificarsi con lo Stato, confermando la nuova trattativa.
È difficilmente accettabile che il richiamo alle regole e alla legge, dopo l'umiliazione patita da Mancino e da Conso, e il sospetto persino sul Quirinale, ottenga come risposta l'esibizione retorica del rischio della vita. Lumia non può far valere soltanto per se l'affermazione: «Non mi sfugge che queste reazioni espongono noi e i nostri cari.

Sono un condannato a morte di Cosa Nostra e so che in questa battaglia bisogna essere pronti a tutto». Rivendico, per me come per Crocetta, che abbiamo combattuto la mafia dell'eolico, che chiunque sta dalla parte della legge è un condannato a morte di Cosa Nostra. Ma certo non lo è di più chi tratta con Provenzano.

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