Roma si salva dalla devastazione. Cori contro Israele

Niente scontri nei cortei contrapposti. Continua la campagna del Giornale a favore dei poliziotti feriti

Roma si salva dalla devastazione. Cori contro Israele

Roma Il temuto sabato dei cortei a Roma si è chiuso senza incidenti. Senza scontri tra destra e sinistra in piazza. Ma sono state le parole ieri a portare violenza: «Lo Stato di Israele va distrutto», hanno gridato alcuni manifestanti del corteo studentesco durante la protesta organizzata dai Cobas contro il governo Monti. A Pisa invece uno spezzone del corteo ha fatto irruzione nei palazzi di Comune e provincia, dove è stata bruciata una bandiera del Pd. A Firenze alcuni manifestanti hanno bloccato per mezz'ora la stazione di Santa Maria Novella. In centocinquanta si sono seduti sui binari davanti a un treno dell'alta velocità in partenza. Tre di loro sono stati denunciati per blocco ferroviario e interruzione di pubblico servizio. Altri manifestanti sono in via di identificazione. A Palermo dal corteo studentesco è partito un lancio di uova contro il Giornale di Sicilia. Il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri a fine giornata usa comunque toni distensivi: «Che i ragazzi manifestino è più che giusto, perché non è un momento facile per alcuno, e per loro in modo particolare. Ci vuole molta attenzione alle problematiche dei giovani», ha detto a margine del premio intitolato alla giornalista Mariagrazia Cutuli.
A Roma, dunque, corteo pro Palestina, con Israele preso di mira: «Israele assassina, giù le mani dalla Palestina», hanno cantato ancora gruppetti sparsi del corteo lungo i Fori Imperiali. Una parte della sfilata si è dissociata, tenendo una linea più ironica che provocatoria: molti ragazzi (ventimila, rivendica lo spezzone studentesco) hanno camminato con scolapasta al posto dei caschi e il corteo era aperto dalla striscione «Semo venuti già menati», in riferimento agli scontri con la polizia dello scorso 14 novembre. Ma la manifestazione principale della giornata antigovernativa di ieri è stata marcatamente anti-israeliana: altri partecipanti esponevano uno striscione con la scritta: «Palestina vive - boicotta Israele». Alla fine le preoccupazioni della comunità ebraica sul corteo del movimento neofascista di Casapound sono risultate infondate.

Gli attacchi antisemiti sono arrivati invece dalla manifestazione della mattina. Nel pomeriggio è stata infatti la volta dell'associazione della destra radicale. La temuta iniziativa, spostata di sede nel quartiere Prati, si è svolta in realtà in modo tranquillo tra fumogeni tricolori, con circa 6mila partecipanti. Contemporaneamente, a San Lorenzo, gli studenti antifascisti bruciavano il cappello nero di un vigile urbano al grido: «Abbiamo occupato la piazza che voleva Casapound» (il Colosseo, ndr). E il coro: «Basco nero il tuo posto è al cimitero». Ma i due blocchi sono rimasti ben distanti, senza mai entrare in contatto.


Casapound considera la polemica con la comunità ebraica chiusa: «Perché mi chiedete di Pacifici? (presidente della comunità di Roma, ndr) - rispondeva il capo dell'associazione, Gianluca Iannone - Io voglio parlare di Monti e dei suoi tagli».

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