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Rotti gli argini: sarà l'autunno delle tasse

Ora che Berlusconi viene defenestrato dal Senato, con presunti argomenti di "Stato di diritto", ai contribuenti tocca un menu fiscale

Rotti gli argini: sarà l'autunno delle tasse

Quello in cui siamo entrati, nella seconda fase del governo Letta, è l'autunno delle tasse. Ora che Berlusconi viene defenestrato dal Senato, con presunti argomenti di «Stato di diritto», ai contribuenti tocca un menu fiscale.

La prima portata la abbiamo subita il primo ottobre. Si è trattato dell'aumento dell'Iva dal 21 al 22%. In questo scorcio di anno l'onere è di circa 1,4, diventa di 5-6 miliardi su base annua nel 2014: pari allo 0,35-0,38% del Pil. Mentre stiamo ingerendo questo balzello, sta per arrivare la seconda portata del menu fiscale, consistete nella seconda rata dell'Imu sulla prima casa che il governo sostiene valere 1,6 miliardi, ma penso dia un po' di più. Il totale che le famiglie debbono pagare, in più, nel trimestre, pertanto è di 3 miliardi (1,6 di seconda rata Imu e 1,4 di aumento di Iva). Su base annua, per il 2013, l'aggravio di Imu si aggira sullo 0,12 del Pil. Sommato all'aggravio di Iva di 0,38 si giunge allo 0,5 del Pil. Una bella stangata, considerato che già la pressione fiscale è fra le più alte del mondo alta e ricade in prevalenza sulle stesse spalle, cioè redditi medio bassi e redditi medi. Mentre sta per arrivare il secondo piatto, il governo ci ha mandato il contorno: consistente nell'aumento di «accise», cioè delle imposte su consumi specifici.

L'aumento sulla benzina è di 1,5 centesimo al litro, cui si aggiunge il 22% di Iva, pari a 33 centesimi, con un onere fiscale addizionale di 1,83 centesimi il litro. Dovrebbe dare 360 milioni su base annua. Accanto a questo aumento, c'è quello dell'accisa sul gasolio, compreso quello da riscaldamento. Esso è di 1,4 centesimi il litro, più il 22% di Iva pari a 0,31 centesimi. Il gravame fiscale effettivo è dunque di 1,70 centesimi il litro, con un gettito annuo di circa 200 milioni. Il totale degli aumenti sui carburanti, dunque, supera il mezzo miliardo. A ciò si aggiungono le maggiori accise sugli alcoolici. Per la birra l'imposta passa da 2,33 centesimi al litro al 3,1 centesimi al litro, con un rincaro del 33%. Ovviamente, però anche qui c'è l'Iva del 22% che fa si che l'onere aggiuntivo non sia per di 0,77 centesimi il litro ma di 0,94 ossia di quasi un centesimo. Quanto agli alcoolici intermedi, il rincaro è di circa un euro il litro. Per le sigarette elettroniche dal 1 gennaio 2014 c'è un nuovo gravame di accisa che dovrebbe dare 120 milioni annui più il 22% di Iva cioè circa 150 milioni. Grattando i fondo del barile, per le accise, il fisco porta a casa più di un miliardo annuo. L'aumento di Iva era stato preannunciato dal Pd Zanonato, ministro dello sviluppo, quello di Imu da Stefano Fassina, Pd, vice ministro dell'Economia, che vorrebbe anche fornirci la portata finale, consistente nel «recupero» della prima rata di Imu sulla prima casa a carico dei benestanti (cioè i soliti ceti medi), per altri 1,4 miliardi.

Questo bottino fiscale, che il governo fa approfittando del fatto che si sta mandando via dal Senato Berlusconi (quando la gatta non c'è, i topi ballano), serve in parte per ribassare le imposte sul lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale, invece che mediante la riforma dei contratti di lavoro. Ciò sulla base di decisioni tributarie che non prenderà il governo ma deriveranno dagli accordi fra Cgil e Cisl+Uil (in posizione minoritaria) e Confindustria. Il governo li farà diventare legge, secondo il modello praticato dal Duce, nel regime corporativo. In parte le nuove imposte serviranno alle maggiori spese. Il secchiello però è bucato. Non si sa quanto dei miliardi accantonati per lo sgravio tributario arriveranno a questa destinazione, anziché perdersi per strada, per nuove spese. Comunque l'idea di ridurre il cuneo fiscale mettendo nuove tasse è perversa. Ce lo dice anche il Fondo Monetario nel suo rapporto sull'Italia. Esso sottolinea il ristagno della produttività. Il Fondo Monetario non solo suggerisce la riduzione delle tasse sul lavoro mediante la riduzione delle spese, ma anche la riduzione della tassazione del capitale.

La domanda è se ora il Pdl saprà fare questa battaglia politica o sarà a rimorchio di Fassina, Zanonato, Camusso piazzati sul carro di «Letta continua».

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