San Siro, il rogito slitta. E il Pd "smonta" i Verdi

Le banche devono versare 100 milioni. Ancora fibrillazioni nella maggioranza

San Siro, il rogito slitta. E il Pd "smonta" i Verdi
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L'orologio corre, il sindaco Beppe Sala aveva dichiarato che la cessione dello stadio di San Siro e delle aree a Milan e Inter era ad un passo, «stiamo lavorando con il notaio, spero che entro venerdì ci sia il rogito», ma anche oggi, come trapelava già mercoledì da fonti dei club, non sarà il «giorno x». A questo punto la nuova data da segnare sul calendario è martedì prossimo. Slittare oltre inizierebbe ad essere troppo rischioso. L'11 novembre scatta il vincolo sul secondo anello del Meazza, Comune e squadre hanno lavorato con questa spada di Damoocle sulla testa, se la proprietà passa dal pubblico al privato la tutela non è più automatica. Il nodo sarebbero le garanzie finanziarie che i club devono trasferire nelle casse di Palazzo Marino contestualmente al rogito, il prezzo totale per l'acquisto di stadio e aree è di 197 milioni, la prima tranche è di 73 milioni che tra iva, tasse di registrazione e una quota dei debiti pregressi per opere non realizzate durante gli ultimi anni di concessione dello stadio salgono in realtà a una cifra intorno ai 100 milioni. La restante parte sarà rateizzata e garantita da fideiussione bancaria. Palazzo Marino cederà a una newco partecipata al 50% a testa da Milan e Inter, il ceo in quota rossonera dovrebbe essere Filippo Guidotti Mori e in pole position per i nerazzurri c'è Massimiliano Catanese. Negli ultimi giorni, come anticipato da Radiocor, si sarebbe registrato il rallentamento dell'iter non imputabile né a Palazzo Marino né ai due club, il nodo come si diceva sono i tempi tecnici per ottenere i versamento dei capitali da parte del pool di banche coinvolte. Il tempo stringe ma dalle squadre garantiscono che non ci sono particolari preoccupazioni, l'appuntamento è fissato per martedì.

Sulla vendita di San Siro e sulla «tagliola» imposta dal Pd per stoppare la discussione in Consiglio e accelerare il voto la notte tra il 29 e 30 settembre si è aperta la frattura con i verdi Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini che i dem stanno tentando di ricucire (Carlo Monguzzi invece ha già lasciato la coalizione). Europa Verde giorni fa ha presentato il conto, una serie di punti che presenteranno al sindaco Beppe Sala prima di decidere se continuare a sostenere la giunta. Cucchiara e Gorini chiedono un «cambio di visione» concreto a partire dall'urbanistica ma toccando anche verde, mobilità, sport, casa, lavoro e comunicazione. E proprio sull'urbanistica chiedono che le deleghe non restino in mano alla vicesindaco Pd Anna Scavuzzo che le ha assunte ad interim dopo le dimissioni di Giancarlo Tancredi. Sala l'ha già blindata: «Ogni contributo va bene, sulla modalità con cui si è gestita l'urbanistica possiamo ragionarci, sul ruolo della Scavuzzo no». E ieri anche la capogruppo Pd Beatrice Uguccioni sui social ha avvertito: «A chi chiede discontinuità su tutto rispondiamo con equilibrio e chiarezza: vanno ascoltati tutti, con interesse e rispetto, ma le scelte si fanno mettendo al centro la città, non le esigenze dei singoli partiti. Suggerimenti sì, veti no». E continua: «Se vogliamo davvero rilanciare l'azione dell'amministrazione da qui al 2027 dobbiamo tenere lo sguardo fisso su ciò che conta davvero: i bisogni delle persone, non gli equilibri interni tra partiti o le polemiche di giornata. Casa e tutela del ceto medio sono le vere sfide delle grandi città, ed è su questi temi che investiremo le risorse generate dalla vendita di San Siro.

Il Consiglio sarà chiamato a indirizzare questi investimenti, per dare risposte concrete a chi oggi fatica a trovare un'abitazione a prezzi accessibili e a chi rischia di essere escluso da una città che cambia. Milano cresce e rimane una delle più attrattive in Europa nonostante qualcuno continui a dire che va tutto male, solo per attaccare politicamente la giunta».

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